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Zone rosse nel limbo:
i dati inviati al ministero

ATTESA per la telefonata che scioglierà il nodo. Situazione preoccupante a Sassoferrato, Loreto, Castelfidardo, Sirolo, Ancona. L'assessore Filippo Saltamartini: «Altri Comuni sono al limite, ma altri sono da zona bianca. Prima di decidere come comportarci vogliamo il parere dell'organo tecnico»
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Acquaroli-Saltamartini

Francesco Acquaroli e Filippo Saltamartini

di Federica Nardi

Una riunione di Giunta fiume e una telefonata che stabilirà se e quali Comuni delle Marche finiranno in zona rossa. L’assessore Filippo Saltamartini spiega a Cronache com’è andata una giornata chiave per capire il futuro della regione nelle prossime settimane dal punto di vista epidemiologico ed economico. «Abbiamo raccolto tutti i dati, il servizio sanità della Regione ha chiesto un ulteriore approfondimento all’Iss e al ministero. Stiamo aspettando che ci richiamino». Il problema è quell’indice (250 contagi al giorno su 100mila abitanti, cioè un rapporto tra contagi/popolazione di 0,0025 calcolato come media settimanale), che diversi Comuni hanno sforato nell’ultima settimana. I Comuni attenzionati sono in primis «Sassoferrato – spiega Saltamartini -, dove l’indice è praticamente il doppio. Abbiamo un indice alto anche a Loreto, Castelfidardo, Sirolo, Ancona. Altri Comuni sono al limite».

Ma la fotografia regionale è molto diversa: «Abbiamo un Rt sotto a 1, l’occupazione dei posti in terapia intensiva leggermente superiore al 30%. Ma ci sono anche aree, come nell’Ascolano, con dati da zona bianca. Quindi vogliamo capire come procedere. L’indice di pericolosità (250 casi su 100mila abitanti, ndr) non era stato studiato per essere applicato a livello comunale ma noi abbiamo il dovere di segnalare che siccome la situazione riguarda alcune situazioni localizzate, a macchia di leopardo anche all’interno della stessa provincia, vorremmo che questi dati non travolgessero l’intera regione. Vogliamo capire cosa dirà l’organo tecnico e poi capire cosa fare. Prima di prendere provvedimenti restrittivi di libertà costituzionali, bisogna che il provvedimento sia motivato e la motivazione la dà l’organo tecnico al quale abbiamo chiesto come comportarci».

 



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