I comitati del coordinamento del Centro Italia colpito dai terremoti del 2016 si sono confrontati in videoconferenza. All’ordine del giorno una relazione sullo stato della ricostruzione privata nelle varie zone.
«L’esposizione della situazione complessiva – spiega il coordinamento – non è certo confortante per quanto riguarda la ricostruzione pesante. Passi avanti si sono fatti invece per quella leggera.
In qualche caso su alcuni territori c’è addirittura il rifiuto di applicare le ordinanze del commissario Giovanni Legnini da parte degli uffici tecnici comunali o delle Usr.
Spesso mancano gli organici all’interno degli uffici. In alcuni casi il commissario è intervenuto anche direttamente nei confronti degli uffici per la loro incapacità di comprendere o aggiornare le loro conoscenze.
La ricostruzione è sicuramente più facile nelle zone periferiche delle cittadine danneggiate di più grande dimensione, molto meno nei loro centri storici. In qualche caso sono andati avanti i Programmi straordinari di ricostruzione ma che sono rimasti solo sulla carta. La ricostruzione pubblica è completamente indietro se non assente.
L’atteggiamento dei tecnici – sottolinea il coordinamento – ritarda la presentazione dei progetti, ben conservati nei loro cassetti. In parte essi hanno timore di procedere all’autocertificazione, in parte hanno difficoltà di comprensione o inesperienza nell’applicazione delle ordinanze.
Le vecchie abitazioni, soltanto danneggiate e non distrutte, costruite col sistema dei muri a sacco hanno una difficoltà di finanziamento per un recupero sismico veramente efficace, anche utilizzando il bonus 110%.
In alcune zone importanti come Amatrice, Accumoli, eccetera, da parte dei Comuni non c’è trasparenza e reale coinvolgimento della popolazione e delle associazioni».
Proseguono i comitati: «Riguardo alla applicazione del bonus 110% si riscontra una difformità di recepimento della norma nella interpretazione dei tecnici Usr e dell’Agenzia delle entrate.
Questa difficoltà porta al timore di non poter avere la giusta copertura prevista dall’ordinanza. Come anche il timore che esso non possa essere utilizzato nelle zone terremotate a causa dei tempi lenti della ricostruzione.
Si è valutato di proporre a livello di tutte le Regioni una relazione programmatica di Zes che sia improntata a dei principi chiari e riconoscibili.
Le zone maggiormente danneggiate devono ricevere maggiori benefici rispetto a quelle meno danneggiate.
Sarebbe non utile istituire Zone franche urbane dove si distribuiscono finanziamenti, impiegando grandi risorse economiche, in zone alla periferia del cratere dove non è necessario. Su questo argomento esistono già, ad esempio nella Regione Marche, delle proposte fatte da un gruppo di professionisti, aderenti alle associazioni di categoria, che hanno preso l’iniziativa chiedendo incontri istituzionali.
Con essi vogliamo confrontarci per estendere in modo unitario quelle proposte nelle altre Regioni. Alla fine di questo confronto riteniamo opportuno richiedere al Commissario uno sforzo ulteriore nell’intervenire a livello locale nei confronti di sindaci, uffici comunali e Usr, laddove si manifestassero le maggiori resistenze nell’applicazione delle sue ultime ordinanze.
Intendiamo affiancare questa sua azione dando pubblicità e voce mediatica ai ritardi, alla indifferenza e agli ostacoli burocratici nel cammino della ricostruzione. Se necessario – conclude il coordinamento – intendiamo utilizzare anche strumenti di pressione legale o amministrativa».
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