di Walter Luzi
Oggi, dieci anni fa, ci lasciava Giuseppe Mascetti. Moriva nel letto della sua casa di Monticelli, dopo dieci anni di lotta impari contro una malattia rara, che aveva devastato, progressivamente il suo fisico e la sua mente. Una uscita di scena prematura che, ingiustamente, aveva fatto calare l’oblio anche sulle sue tante, straordinarie imprese. Frutto delle sue molteplici capacità, delle doti umane non comuni, della sua visione del mondo improntata, costantemente, al Bene Comune. Frutto di valori antichi, trasmessigli dalla sua famiglia, e radici forti che affondavano nel borgo contadino di Brecciarolo, dove era nato nel 1932.
In gioventù è subito fra i co-fondatori della Brettense, la prima squadra di calcio del suo paesino. Ma già intende lo sport come strumento di crescita, come fonte di insegnamenti, come asserzione dei principi più nobili. Nello sport come nella vita. Un Credo che non ripudierà mai. Viene assunto come ragioniere in Elettrocarbonium nel 1956, a ventiquattro anni. Ci passerà trentuno anni, arrivando ai massimi vertici dello stabilimento ascolano. Capitava una volta, quando avevi qualità e la fiducia poteva riporsi tranquillamente in chi dimostrava, con i fatti, di meritarla tutta. A quarantuno anni è già vicedirettore, a quarantanove ne diventa condirettore. Sfruttando al massimo la piena fiducia che l’azienda gli concede, nell’interesse esclusivo della collettività, fa costruire, fra il 1973 e il 1978, impianti sportivi di prim’ordine: due campi di calcio, il San Marcello” di Ascoli e il “Santa Maria” di Carpineto, e una palestra polivalente attigua allo stabilimento.
Al servizio dei ragazzi di Don Italo Marini, il primo parroco del quartiere di San Marcello, e dei giovani della città intera, carente, in quegli anni di strutture sportive. Impianti utilizzati da migliaia di ascolani negli ultimi quarant’anni. Quasi tutti ignari del fatto che se hanno potuto farlo è stato solo grazie a Giuseppe Mascetti. A Carpineto ristruttura completamente il fatiscente e semi abbandonato ex Seminario che la Curia gli concede in comodato d’uso.
A spese dell’Elettrocarbonium realizza un’opera faraonica, sbancando un costone roccioso per fare spazio al “Santa Maria”. Un gioiello di impianto immerso completamente nel verde, terrazzato in pietra per ridurre al minimo l’impatto ambientale. Pippo Mascetti avvia alla pratica sportiva in quasi un ventennio di frenetica attività migliaia di giovanissimi. Lo sport è inteso principalmente, nel suo disegno, come un servizio sociale reso alla sua città, come una scuola di vita. Non esiste business, non esistono, per lui, secondi o terzi fini. La centralità della persona, il Bene Comune, sono state, da sempre, le irrinunciabili stelle polari della sua illuminata visione del mondo. Nell’estate del 1960 sposa Maria Lucia Capriotti da cui avrà due figlie: Cinzia e Monica. La sua famiglia condurrà una vita semplice, sua moglie sceglierà di restare sempre non uno, ma forse anche due o tre, passi dietro a lui. Perchè l’ascesa di Pippo Mascetti ora è verticale.
Dal 1968 al 1974 fa parte del Consiglio di Amministrazione dell’Ospedale Generale Provinciale “Mazzoni” di Ascoli. Nel 1973 viene insignito del Cavalierato al Merito della Repubblica, arriva ai vertici della Confindustria provinciale, e subentra a Virgilio Passerini alla guida del Gruppo Sportivo. Fra il 1979 e il 1982 è il promotore ed organizzatore dei primi corsi di formazione per i dipendenti della sua azienda. Nel 1980 entra a far parte del Consiglio Regionale Marchigiano della Lega Nazionale Dilettanti F.I.G.C. L’anno successivo è fra i fondatori del C.S. Monticelli. Nel 1983 entra nella Giunta provinciale di Assindustria e nel Consiglio Direttivo del Sindacato Dirigenti d’Industria.
E’ uno degli uomini più influenti e “potenti” della città, ma il suo ufficio è sempre aperto a tutti. La sua disponibilità, verso chi ha più bisogno, massima. Niente vita mondana, nessuna frequentazione di club esclusivi o mete esotiche, sempre fuori dai vippai dell’elite cittadina. La casa della famiglia Mascetti molto spesso piena di allenatori e giocatori del Gruppo Sportivo, ospiti a cena. Si estrinseca anche così l’umanità, debordante e innata, di Giuseppe Mascetti. Nel 1984 gli viene conferita la Laurea in Scienze Statistiche ed Economiche alla “Sapienza” di Roma. Sono gli anni, dal 1978 al 1986, della mirabile organizzazione dei nove prestigiosi tornei giovanili internazionali di calcio “Città di Ascoli” intitolati alla memoria di Don Italo Marini. Sono anche gli anni delle polemiche con l’Ascoli sull’utilizzo dei suoi campi.
I suoi progetti di diventare prezioso vivaio per l’amata squadra della sua città naufragano sotto l’arroganza di Rozzi che non vuole riconoscergli diritti e, soprattutto, pari dignità, entrambi sacrosanti. Primo affronto immeritato di una serie che, purtroppo, seguirà. Alla fine del 1987 l’Elettrocarbonium lo mette fuori nel peggiore dei modi. Il vento è cambiato. Il mondo sta cambiando. In peggio. Uno come lui non potrà mai diventare il tagliatore di teste che l’azienda ora pretende. Non è da lui mettere fuori dalla fabbrica i suoi ragazzi, quelli che ha assunto personalmente, e cresciuto nelle sue squadre calcistiche. A molti dei quali ha fatto anche da testimone di nozze. Il nuovo management aziendale non ha riguardi per Pippo Mascetti. I fondi, un tempo generosi, per il suo Gruppo Sportivo ora si chiamano sprechi. E’ la fine di un’epoca. Se ne va con amarezza. Fonda la Team Servizi, una società d’avanguardia nella Consulenza per il Terziario Avanzato. Un’altra eccellenza.
Dal luglio 1991 al gennaio 1995 è Amministratore Straordinario della A.S.L. 12 di San Benedetto del Tronto. In piena Tangentopoli, finisce, suo malgrado, alla gogna mediatica. Sbattuto come un mostro in prima pagina dopo un’arresto farsa durato una notte, per presunti illeciti amministrativi mai commessi. Un altro schiaffo. Solo alleviato dalla sentenza di proscioglimento da ogni, risibile, accusa, emessa, con formula piena, anni dopo. Nel 1996 iniziano i suoi seri problemi di salute. A dicembre di quell’anno supera un delicato intervento chirurgico e una lunga convalescenza. Deve trascurare per questo anche i suoi impegni nel consiglio federale regionale della Lega Nazionale Dilettanti, dove sta esaurendo il suo quinto mandato consecutivo negli ultimi vent’anni.
Anche se si è rimesso, pur faticosamente e lentamente, dai suoi problemi di salute, anche al governo del calcio dilettantistico marchigiano uno come lui, ora, non serve più. Ignorata la sua Storia, calpestate le sue competenze, mortificate la sua esperienza e la sua passione. Senza rispetto neppure per l’uomo. Nel 2000 non viene rieletto. Forse una congiura ordita per estrometterlo, di certo gli voltano le spalle tante società del Maceratese e del Fermano, e anche, purtroppo, dell’ascolano. Un tradimento ignobile. La mazzata definitiva per il suo morale e per la sua salute.
“Il capo”, come lo chiamavano tutti i suoi collaboratori, riposa nel piccolo cimitero di Poggio di Bretta, sulla collina della sua Brecciarolo. Dove i contadini, come gli operai della S.I.C.E., sono oggi estinti. I frutti delle azioni illuminate di Giuseppe Mascetti invece sono ancora lì. Per tutti noi. In ogni sua opera ci ha messo il Cuore. Non dovrà essere mai dimenticato.
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