E’ stata ricoverata nel reparto Rianimazione dell’ospedale “Madonna del Soccorso” di San Benedetto la donna trovata positiva alla variante sudafricana del Coronavirus.
Si tratta di una familiare (l’aggiornamento è del 9 marzo a seguito di una precisazione di Area Vasta 5) della prima persona nel Piceno a cui stata riscontrata la mutazione, a metà febbraio, poco dopo il rientro dalla Svezia dove era stata per motivi di lavoro (leggi qui).
La conferma era arrivata dalla virologia del “Torrette” di Ancona. Era stato mandato lì il suo campione biologico, già positivo dall’esame effettuato nel laboratorio di Biologia Molecolare del “Mazzoni” di Ascoli.
Il contagio da variante sudafricana si è però fermato alla giovane ed ai suoi familiari. Non si sono registrati altri casi nel Piceno. Così come sono rimasti tre i casi di variante inglese oramai in via di guarigione (leggi qui).
Però la donna che risiede in Riviera, nel frattempo, si è aggravata fino a dover ricorrere, una settimana fa, alla terapia intensiva.
La variante sudafricana allora è più pericolosa?
A rispondere è la dottoressa Tiziana Principi, direttore del Dea Di Area Vasta 5 e primario della Rianimazione Covid del “Madonna del Soccorso”, in prima linea per curare i pazienti che manifestano i sintomi più gravi dell’infezione da Coronavirus.
«Non stiamo applicando misure diverse con lei rispetto agli altri casi nelle sue stesse condizioni. E la paziente risponde alla terapia.
Dagli studi fatti fino ad ora le varianti non sono più pericolose o aggressive nei sintomi. Ma solo più contagiose».
Ma è vero che le varianti del Coronavirus possono sfuggire ai normali tamponi, antigenico o molecolare?
«Posso affermare che non è vero. Abbiamo fatto la prova proprio con questa paziente confermata positiva alla variante.
Abbiamo utilizzando un tampone, addirittura antigenico, di quelli con cui sottoponiamo al controllo periodico il personale.
Il campione è risultato subito positivo».
Positivo al Covid, non alla variante che può essere scovata solo attraverso la sequenziazione che fa, nelle Marche, il laboratorio di virologia del “Torrette”.
Non si esclude che, seppure nel Piceno non ci sono altri casi confermati di variante, ce ne siano invece tra i ricoverati nel reparto Rianimazione di San Benedetto.
«E’ possibile. Qui il 28-30% di pazienti di fuori Area Vasta 5. Soprattutto di Osimo. E Iesi, che in questo momento è in grande difficoltà. Ma anche da Ancona e Civitanova. Noi siamo una rete regionale. E’ giusto così».
m.n.g.
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