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Lockdown e Dad,
difficoltà di scuole e famiglie
nel percorso educativo
in quarantena

SAN BENEDETTO - A un anno di distanza dall’inizio della quarantena, il coordinatore dell’Osservatorio permanente comunale Infanzia e adolescenza analizza le tante problematiche, strutturali e sociali, connesse alla Didattica a distanza, avanzando delle interessanti proposte per aiutare studenti e genitori a superare complessità e disuguaglianze, sviluppando un corretto apprendimento fin dai passi nel mondo dell’istruzione
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di Tonino Armata

(coordinatore Osservatorio Infanzia e Adolescenza Comune San Benedetto)

Secondo un’indagine condotta nel giugno 2020 nell’ambito di un progetto realizzato in undici paesi europei e portata avanti in Italia da Unicef in collaborazione con OssCom, Centro di Ricerca su Media e Comunicazione e Università Cattolica del Sacro Cuore, la mancanza di una connessione internet stabile, di dispositivi digitali di buona qualità e di tempo a disposizione dei genitori hanno rappresentato i principali ostacoli tra apprendimento e didattica a distanza nel periodo del primo lockdown.

Il 27% delle famiglie non possiede infatti tecnologie adeguate alla Dad, un altro 30% non ha tempo sufficiente per seguire la didattica dei figli, mentre il 6% dei ragazzi intervistati con accesso a Internet, costretti a trascorrere quattro o cinque ore al giorno in più del solito di fronte allo schermo, non ha potuto prendere parte alla didattica a distanza organizzata dalle scuole a causa di problemi di connettività o per la mancanza di dispositivi.

Lo studio in questione sottolinea l’importanza di avere accesso a una connessione Internet stabile e a buon mercato, così come a dispositivi digitali di alta qualità che supportino le videochiamate e le piattaforme educative digitali: nonostante l’Italia sia un Paese con una connessione a internet diffusa, molte famiglie hanno riscontrato diverse difficoltà. In particolare, quelle più numerose hanno avuto problemi a tenere il passo con la crescente domanda di apparecchiature tecnologiche dei loro figli, con la necessità di un ulteriore sostegno finanziario qualora la Dad dovesse confermarsi come strategia a lungo termine.

Per dare un sostegno ai ragazzi e alle loro famiglie, il Governo italiano ha immesso una quantità sostanziale di risorse per sostenere la didattica a distanza durante il lockdown; il 46% delle famiglie intervistate ha ricevuto nuovi dispositivi digitali dagli istituti scolastici frequentati dai loro bambini e una famiglia su quattro ha potuto beneficiare di un abbonamento a Internet per accedere alla didattica a distanza.

Tonino Armata

«I nostri dati sono incoraggianti perché mostrano che la maggior parte dei bambini erano motivati a partecipare alla didattica a distanza. Inoltre, i genitori hanno notato risultati positivi della didattica a distanza sui loro figli, come una maggiore autonomia nell’uso delle tecnologie digitali per i compiti a casa e una maggiore indipendenza nella gestione delle attività scolastiche. Tuttavia, non possiamo sottovalutare le disuguaglianze che esistono anche tra le famiglie con connessione a internet, né possiamo ignorare i bambini, anche se pochi, che hanno abbandonato la scuola con il passaggio alla didattica a distanza» dice Giovanna Mascheroni, professore associato di Sociologia dei media all’Università Cattolica.

Rispetto ai bambini e ai ragazzi, i genitori tendono ad esprimere maggiore preoccupazione per l’impatto del lockdown sull’ apprendimento. Nel complesso, infatti, molti studenti hanno dichiarato di essere entusiasti e ottimisti riguardo alla didattica a distanza, manifestando una certa fiducia nella loro capacità di adattamento. Tuttavia, i ragazzi più giovani, di età compresa tra i 10 e gli 11 anni, hanno mostrato una maggiore inquietudine nei confronti delle proprie capacità cognitive, un dato che segnala la necessità di fornire un supporto aggiuntivo agli studenti più giovani, che potrebbero avere competenze digitali più deboli e una minore esperienza con un ambiente di apprendimento formale.

I genitori intervistati hanno anche auspicato un maggiore sostegno da parte delle scuole frequentate dai loro figli. L′82% degli intervistati desidera che le scuole integrino più attività educative che favoriscano una maggiore interazione tra gli studenti, oltre a fornire ulteriori linee guida su come sostenere l’apprendimento a distanza e il benessere psicologico dei bambini.

Sebbene questi risultati siano sintomo di evidenti mancanze, i genitori hanno anche notato notevoli margini di crescita nella vita scolastica dei loro figli durante il periodo di lockdown. Il 61% delle famiglie ritiene infatti che i loro figli siano diventati più bravi a organizzare le loro attività scolastiche, con oltre il 70% dei genitori che ha spiegato come i loro figli abbiano acquisito autonomia nell’uso delle tecnologie digitali per la scuola.

Considerando che l’Italia è stato il primo Paese in Europa a proporre un lockdown a livello nazionale, le raccomandazioni presenti nel rapporto, che emergono dalle esperienze di bambini e genitori alle prese con la didattica a distanza, possono fornire importanti messaggi alle realtà che in questo momento affrontano sfide simili.

In particolare, in casi del genere è necessario fornire a tutte le famiglie risorse aggiuntive e una migliore connettività per garantire che l’apprendimento a distanza sia accessibile a tutti i bambini, specialmente quelli provenienti da famiglie povere ed emarginate, mettendo in oltre a disposizione le risorse necessarie per consentire l’acquisto dei dispositivi digitali ai nuclei familiari più numerosi.

Inoltre, il Governo italiano dovrebbe provvedere a una valutazione del livello di apprendimento raggiunto dagli studenti, identificando le aree di maggiore perdita, fornendo il dovuto supporto agli studenti e alle materie più colpite allo scopo di migliorare l’erogazione della didattica e sviluppando strategie per implementarne le componenti sociali ed extrascolastiche.

La generazione sospesa nella scuola che allontana il futuro

Sei mesi fa, a fine estate, solo il 15% degli studenti immaginava che la didattica alla riapertura delle scuole, avrebbe dovuto svolgersi interamente a distanza. In questo caso, il problema principale è che la domanda di “sicurezza”, soprattutto fra i giovani, si confronta con l’esigenza di relazione diretta, empatica, in presenza. D’altra parte, la scuola è anche questo. È luogo e canale di educazione, formazione e di socialità.

Un giovane italiano su quattro non studia e non lavora, solo Montenegro e Turchia fanno registrare dati peggiori

Se alla fine di agosto quasi due italiani su tre valutavano positivamente la reazione della scuola all’impatto della pandemia, oggi il giudizio appare assai più scettico. Meno della metà dei cittadini – il 36% – considera infatti adeguata la risposta delle istituzioni scolastiche, orientamento che tra i giovani appare molto più negativo, con il 23% di giudizi favorevoli.

Anche per questo motivo la maggioranza degli italiani ritiene che la protesta degli studenti contro la “didattica a distanza” sia giustificata. Un’opinione che risulta maggioritaria, ma, al tempo stesso, divide la popolazione, in quanto è necessario anche tener conto che gli assembramenti di giovani non avvengono dentro alla scuola, semmai “intorno”. Tuttavia, è altrettanto giusto favorire la ripresa dell’attività scolastica, non solo perché la scuola rimane un’istituzione fra le più importanti e riconosciute, ma anche perché costituisce un luogo di formazione culturale e professionale per il futuro dei giovani.

Un futuro che appare insicuro, imperfetto, poiché l’emergenza non permette di prevedere e neppure immaginare, cosa avverrà. Per questo è necessario investire nella scuola, oggi più che mai. Per non rassegnarsi a questo “tempo sospeso”. Per non trasformare i giovani in una “generazione sospesa”. Senza futuro e senza passato. Imprigionata in un presente infinito.

 

Asili nido e rapporto tra vita lavorativa e familiare

Nei primi anni di vita di un bambino si sviluppano delle competenze fondamentali per il suo futuro, eppure in Italia, compresi le Marche e San Benedetto del Tronto, solo uno su quattro va all’asilo nido, per un divario con il resto d’Europa che va tempestivamente colmato. La maggioranza dei bambini che oggi frequenta l’asilo nido proviene da famiglie del nord Italia o benestanti. Un paradosso, sulla base del fatto che è opportuno muoversi in anticipo proprio per contrastare le disuguaglianze di fondo e garantire le stesse opportunità a tutti.

L’Italia figura tra i Paesi europei con il minor tasso di iscrizione agli asili nido

Per (ri)fare l’Italia serve un asilo nido, anzi, tantissimi asili nido. Dobbiamo portare il grado di copertura ad almeno il 60% – oggi il tasso di copertura è appena al 24,7% per i bambini sotto i due anni – con un’uguale distribuzione in tutte le regioni.

Per ovviare a questa grave situazione è stato proposto il progetto Next Generation Italia, il più grande investimento mai strutturato su questi temi con 35 miliardi per riportare l’Italia tra i maggiori Paesi europei sul fronte della formazione e dell’istruzione. Next Generation Italia si propone di rimettere al centro dell’attenzione dello Stato le prime fasi della vita educativa dei minori e degli adolescenti attraverso un sostanzioso aumento delle strutture per la prima infanzia, passando dall’attuale copertura di un bambino su quattro a un bambino su due nel giro di quattro anni, migliorando la qualità dei servizi, ampliando il numero di laureati che può insegnare al nido, stimolando la domanda di servizi alla prima infanzia e rendendo il nido gratuito per i cittadini meno abbienti.

L’obiettivo è di far ripartire i giovani “neet – ossia quelli che non hanno né cercano un impiego pur non frequentando scuole o corsi di aggiornamento professionale – attraverso un investimento straordinario di 24 miliardi di euro da destinare alla formazione e alla loro autonomia economica, evitando al tempo stesso che i giovani di domani diventino neet attraverso un’educazione di qualità e altamente formativa per il mondo del lavoro. In quest’ottica, è necessario pensare a una riforma del sistema scolastico, dalla rimodulazione del calendario alla formazione degli insegnanti, passando per il potenziamento del servizio della mensa, il tempo lungo e altre misure in grado di contrastare la piaga della dispersione scolastica.


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