«La vicenda AstraZeneca ha un impatto rilevante sulla vaccinazione: eravamo organizzati per somministrare 5mila vaccini al giorno, se non sarà validato dovremo riprogrammare completamente il sistema. Abbiamo attivato una struttura operativa a tre livelli per poter fissare nuovi appuntamenti. Sul richiamo per la seconda dose AstraZeneca giovedì sapremo se si potrà fare».
Così l’assessore regionale alla Sanità, Filippo Saltamartini.
La sospensione del vaccino da parte dell’Aifa, in attesa di approfondimenti, ha portato ieri allo stop delle vaccinazioni in regione.
«Credo dobbiamo essere prudenti in tutte queste fasi. Ieri abbiamo appreso che la persona deceduta a Biella (un insegnante di musica di 58 anni, ndr) era stata vaccinata con lo stesso lotto somministrato nella nostra regione. Per questo nel primo pomeriggio di ieri, prima del Governo, abbiamo modificato il piano di vaccinazione».
Intanto però dovranno essere le autopsie a chiarire se la somministrazione del vaccino AstraZeneca sia collegabile alle morti avvenute in Italia, «verificheranno se c’è una correlazione e un nesso di causalità. A quel punto vedremo se procedere o meno – continua Saltamartini -. Di positivo c’è che nella nostra attività ci sono ancora i vaccini Pfizer e Moderna, che per il momento non hanno dimostrato controindicazioni.
Da metà marzo è stato validato anche il vaccino Johnson & Johnson (che richiede un’unica somministrazione, ndr).
Quindi nei prossimi mesi, se non ci sarà AstraZeneca, dovremo riprogrammare l’intera vaccinazione con questi vaccini che hanno dimostrato la loro efficacia.
A quel punto potremo verificare esattamente che tipo di copertura possiamo dare ai nostri cittadini.
Oggi arriveranno circa 20mila vaccini di Pfizer e sono tutti già predisposti per i richiami delle persone a cui è già stato somministrato, come le altre dosi che abbiamo. Avremmo dovuto somministrare circa 40mila dosi di AstraZeneca. Ciò imporrà un rallentamento della copertura vaccinale.
Dobbiamo essere comunque consapevoli che è urgente la copertura vaccinale per uscire da questa fare. Ma è altrettanto importante garantire ad ogni cittadino una sicurezza sull’efficacia e sulla non letalità di un vaccino che viene somministrato. Poi per il disagio stiamo correndo ai ripari.
Non è colpa della Regione se AstraZeneca prima viene validata fino a 55 anni, dopo una settimana fino a 65, poi si decide che vale per tutte le persone senza limiti di età. Quindi arrivano i procedimenti dell’autorità giudiziaria che li sospende. Poi arrivano informazioni della sospensione da altri Paesi. Diciamo che stiamo vivendo un percorso accidentato che però impone alla sanità marchigiana di non favorire eventi infausti».
Per chi aveva già prenotato, «abbiamo organizzato una struttura operativa su tre pilastri. Una messaggeria con sms con cui i cittadini vengono informati non solo di uno spostamento dell’appuntamento ma anche della riprogrammazione, soprattutto per le persone che sono chiamate a fare i richiami.
In seconda analisi abbiamo aumentato il personale addetto al numero verde, circa una ventina di persone, con un numero adeguato di dipendenti che possa dare risposte tempestive. Infine, la predisposizione di un sito regionale con cui verranno informati i cittadini, non solo sulla tipologia di vaccini che arriveranno, ma anche tutta la fase di somministrazione, con i numeri e una rendicontazione tale per cui ognuno autonomamente può controllare lo stato di avanzamento della vaccinazione».
Chi dovrà ricevere la seconda dose: «Giovedì sapremo se si farà il richiamo. Se AstraZeneca non verrà ritenuto idoneo non si potrà fare, penso sia un elemento logico. Poi bisognerà capire quali sono le conseguenze di questo mancato richiamo. Io non vorrei allarmare nessuno perché ci dobbiamo affidare agli scienziati che a livello internazionale stanno facendo queste valutazioni».
Dai vaccini agli ospedali: «L’impegno della Regione è volto a massimizzare il sistema degli ospedali. Quando cinque mesi fa sono stato nominato assessore alla Sanità mi sono trovato di fronte soli 115 posti di terapia intensiva e li abbiamo portati a 233, con dei rallentamenti enormi perché dovevamo avere un numero maggiore. È chiaro che abbiamo cercato di fare il possibile. C’era stata una situazione abbastanza grave di chi aveva la responsabilità della sanità nella nostra regione nei mesi precedenti nel non aver eseguito ciò che era previsto dal decreto legge 34 del 18 maggio del 2020, che prevedeva un allargamento di 100 posti di terapia intensiva, l’assunzione di medici per le unità Usca, tutta una serie di medici, sociologi, psicologi per la medicina del territorio. La mancata predisposizione di questi mesi si è abbattuta sulla nuova terza fase».
Sui ricoverati in terapia intensiva aggiunge: «In questo momento viaggiamo con un’occupazione del cinquanta per cento, poco più. Il Covid hospital di Civitanova funge, come tutti gli altri ospedali, di riserva, tenendo conto che la struttura è stata attrezzata: tutto il personale che serve per farla funzionare è interamente assunto dall’Area Vasta 3.
Quindi sono medici, internisti, anestesisti, pneumologi e cardiologi che provengono dall’ospedale di Macerata, Civitanova e Camerino. Dobbiamo avere un equilibrio sul sistema complessivo della nostra Regione».
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