Da vittima di minacce, con tanto di pistola puntata alla tempia, a imputato per falsa testimonianza.
E’ la disavventura occorsa ad un 30enne straniero (D.S. le sue iniziali), difeso dall’avvocato Mauro Gionni, residente nell’hinterland ascolano a seguito di una tumultuosa lite in famiglia avvenuta nel 2015.
Proprio il suo racconto, in sede di indagini preliminari, aveva fatto scattare il processo a carico del cognato con l’accusa di minaccia con una pistola, senza tappo rosso, puntata alla testa a seguito di un litigio tra le mura domestiche.
Tuttavia tale versione non era stata poi “confermata” di fronte al giudice monocratico del Tribunale di Ascoli Piceno dove le accuse erano state ridimensionate di molto durante la testimonianza, a partire dall’episodio della pistola.
Secondo la difesa, tuttavia, non c’erano comunque gli estremi del reato di falsa testimonianza anche perché la lite familiare si era subito ricomposta con la remissione della querela di parte.
Alla fine il 30enne è stato assolto perché il fatto “non costituisce reato”.
rp
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