Cuccioli di volpe braccati nelle tane:
«La Regione autorizza una carneficina»
La protesta sale online: 37.000 firme

IL CASO - Sotto accusa il "Piano di controllo" predisposto per contenere i danni causati dall'animale. Tra le tecniche di intervento, quella che consente la caccia nelle adiacenze dei rifugi del canide. Le associazioni animaliste, tra cui la Lac Ascoli, non ci stanno e lanciano una petizione: «Metodo feroce e illogico»
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di Luca Capponi 

Di primo acchito la reazione non può non essere: perché la volpe? La risposta, come spesso accade, è: per tutelare altri animali, in questo caso, ad esempio, fagiani o lepri. Di cui il grazioso animaletto va, come noto, ghiotto. Ma non solo, anche per contenere i danni causati alle produzioni agricole e “agli allevamenti avicunicoli e tutelare l’integrità dei terrapieni di infrastrutture viarie o ferroviarie e degli argini pensili”.

Cuccioli di volpe

Ma c’è chi non ci sta. E il provvedimento della Regione Marche, approvato in giunta lo scorso dicembre, finisce nel mirino degli animalisti. Con tanto di petizione su Change.org giunta già a oltre 37.000 firme.

In cosa consiste? 

Si chiama “Piano regionale di controllo della volpe e dei corvidi“, dura cinque anni, e dopo quello dedicato a cinghiali e piccioni arriva a regolamentare altre due specie, per la prima volta su base regionale, poiché prima tali piani erano appannaggio delle Province.

Il documento che riguarda la volpe, una trentina di pagine, è molto dettagliato: numeri, dati, metodologie, tabelle, riferimenti normativi e quant’altro. Inoltre, si stabilisce che la caccia (viene chiamata “controllo“) si può effettuare anche negli “Istituti di protezione/produzione quali le zone di ripopolamento e cattura (ZRC), le Aree di rispetto (AR), i Centri pubblici Fauna Selvatica (CPUFS) e le Aziende Faunistico Venatorie. Ogni anno verranno valutati i risultati ottenuti sulla base delle modalità di intervento adottate”.

Cacciatori in azione

Ma c’è un passaggio che proprio non è andato giù alle associazioni animaliste. Ed è quello al punto 1 di pagina 21, dove tra le tecniche di intervento viene menzionato quello “alla tana”.

Che dice: «L’intervento sarà effettuato nelle adiacenze della tana con uso di fucile a canna liscia e munizione spezzata dei calibri consentiti dalla normativa vigente in materia venatoria. Sarà consentito l’utilizzo massimo di 3 cani per ogni azione, specificamente addestrati e sottoposti ad un costante controllo da parte dei conduttori i quali dovranno liberarli solo sulla soglia o in prossimità degli imbocchi delle tane. Tali interventi potranno essere eseguiti con disposizione delle poste entro un raggio di 200 metri dalle tane stesse con l’impiego massimo di 12 “poste”, oltre ai conduttori degli ausiliari e agli agenti di Polizia Provinciale. Il periodo autorizzato sarà compreso dal 1 gennaio al 30 giugno».

Non la pensano esattamente così Lac Marche e Ascoli, Enpa, Lav, Lipu Marche e Lupus in Fabula. Che ribattono attaccando duramente.

«Si vuole consentire per tutto l’anno lo sterminio di volpi e corvidi con il pretesto del “controllo”, cioè abbattimenti straordinari consentiti dalla Legge 157 del ’92 solo in extrema ratio, dopo il fallimento dell’applicazione di metodi incruenti obbligatori e prioritari, e soprattutto di competenza del personale pubblico, non di cacciatori che con poche ore di corso diventano abilitati a questa attività -spiegano le associazioni-. Il motivo, chiaramente espresso, è di eliminare i competitori naturali dei cacciatori, che potrebbero predare la fauna “pronto-caccia” inadatta a vivere in natura, rilasciata a migliaia prima dell’apertura della caccia dagli Ambiti Territoriali di Caccia (cioè i cacciatori), allo scopo di essere impallinata giorni dopo».

«I metodi di uccisione, tutti approvati all’unanimità, comprendono tecniche normalmente vietate, come la caccia notturna, le gabbie trappola, ma soprattutto, il più feroce di tutti: la caccia in tana -proseguono ancora gli animalisti-. Fino al 30 giugno, nei mesi in cui la volpe sta svezzando i suoi cuccioli, la Regione dà via libera ai cacciatori/operatori faunistici nello sterminare tutta la famiglia. La caccia in tana si caratterizza per la sua particolare violenza e crudeltà. Si attua con cani appositamente addestrati che si infilano nella tana dove la volpe accudisce i piccoli. Ne deriva uno scontro violentissimo tra i cani, addestrati per fare scappare le volpi verso le uscite dove li attendono i fucili dei cacciatori, e la volpe che, combatterà fino alla morte nel disperato tentativo di difendere sé e i suoi piccoli. I cuccioli che con poca probabilità dovessero riuscire sfuggire ai cani e ai fucili, resteranno soli e destinati ad una lenta morte per inedia. E’ una vera e propria carneficina».

Una volpe impalata qualche settimana fa in provincia di Macerata

Nella petizione online, il cui numero di adesione continua a crescere, si aggiunge: «Non è possibile tollerare che l’Amministrazione pubblica consenta questa pratica medievale e illogica a una sempre più esigua minoranza di cacciatori, lasciando loro uccidere animali che sono patrimonio di tutti noi, ancor di più nel caso della volpe che svolge un ruolo importantissimo per l’ecosistema e per l’agricoltura, essendo un predatore naturale di topi, ratti, arvicole, nutrie e piccoli di cinghiale, specie da cui gli agricoltori lamentano danni».

A prescindere da come si evolverà la questione, la speranza è che l’uomo si dimostri meno bestia di quello che è, e che immagini come quella della volpe impalata poche settimane fa in provincia di Macerata restino solo un brutto ricordo. A prescindere dai piani di controllo.

Volpe evirata e impalata «Trovate l’autore della macabra uccisione»

 


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