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Vaccini, «Niente spreco
per dosi avanzate»
«Sedute in ospedale per chi è allergico»
Il punto con la dottoressa Nespeca

EMERGENZA CORONAVIRUS - Il direttore del Distretto Sanitario di San Benedetto mette anche in evidenza un atteggiamento che ritiene sbagliato di figli che inducono al rifiuto dell'AstraZeneca genitori che invece vorrebbero vaccinarsi
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di Maria Nerina Galiè

 

Un manipolo di persone davanti all’ospedale “Madonna del Soccorso” di San Benedetto in attesa di sottoporsi al vaccino, al terzo piano, basta a suscitare la curiosità di chi si trova a passare per caso. Chi sono? A quale categoria appartengono?

«Sono le persone allergiche, over 80, personale scolastico o liberi professionisti che operano nel campo della sanità, che devono necessariamente essere vaccinati in ambiente ospedaliero, alla presenza dell’anestesista. Oggi (26 marzo, ndr) sono state somministrate circa 30 dosi».

A rispondere la dottoressa Maria Teresa Nespeca, direttore del Distretto Sanitario di San Benedetto, che sta coordinando la campagna vaccinale. Con l’occasione il direttore fa anche il punto su come sta procedendo in Riviera e sull’utilizzo delle dosi che avanzano a fine seduta giornaliera. Ed esterna una preoccupazione: «Alcuni, tra i pochi rifiuti di AstraZeneca ormai, sono decisi da figli e accompagnatori anche contro il volere dell’anziano perfettamente in grado di intendere e di volere».

Ma prima di tutto una buona notizia: si riducono i tempi di attesa per chi deve fare i richiami.

«Da ieri (25 marzo, ndr) – spiega la dottoressa Nespeca – in ragione di una circolare del Ministero della salute, chi si deve sottoprsi alla seconda dose non deve più riempire tutti i moduli previsti per la prima.

Si tratta di uno snellimento importante nel momento dell’accettazione. Resta solo l’anamnesi, volta a rilevare eventuali cambiamenti delle condizioni di salute. Ad esempio una malattia che si è affrontata nel frattempo, un farmaco aggiunto».

La dottoressa Maria Teresa Nespeca

Parliamo delle dosi che avanzano.

«In caso di Pfizer, avanzato ad esempio nella seduta ospedaliera, questo viene portato nel punto vaccini al Palasport “Speca”. Accade spesso in serata, non prima delle 19,30.

A quel punto iniziamo a chiamare le persone in lista che non sono state ritenute idonee ad assumere AstraZeneca. E continuiamo a chiamare fino a che non troviamo chi è pronto di raggiungere il palazzetto dello sport. Capita spesso che restiamo lì fino alle 21. Ma fino ad ora non si è sprecato mai nulla.

Dosi sono state portate, al contrario, dal palazzetto all’ospedale, dove ci sono ricoverati che devono assumere la seconda dose.

Nel frattempo stiamo anche dicendo a chi dobbiamo mandar via perché non possiamo iniettargli AstraZeneca, di tenere il telefono vicino intorno alle 19 -19,30».

«In ogni caso, ai non idonei all’AstraZeneca saranno dedicate sedute apposite, al massimo i primi di aprile», sottolinea la Nespeca.

Se avanza AstraZeneca. Seppure è più raro in quanto non va diluito ma aspirato al momento direttamente dal flacone?

«Capita anche questo, magari dovendo aprire il flacone per terminare i pochi utenti rimasti la sera. In questo caso chiamiamo i liberi professionisti della sanità e i volontari della Protezione Civile, categorie che pure devono essere vaccinate in questa prima fase».

Veniamo invece all’argomento “rinunce”.

«Ecco. Sta emergendo quello che a mio avviso è un atteggiamento culturalmente sbagliato, basato sulla convinzione che un anziano non sia in grado di prendere autonomamente decisioni su questioni importanti.

Sono stata testimone di figli che hanno scoraggiato – dal sottoporsi al vaccino – genitori che invece avrebbero voluto farlo. 

Ora, se l’utente non è in grado di intendere e di volere è un altro discorso.

Oppure se al momento della somministrazione nasce un confronto tra genitori e figli dal quale scaturisce un rifiuto condiviso. E’ diverso. 

Ma quando l’anziano è lucido, convinto e lo vedo andar via deluso per non aver fatto il vaccino, trovo la cosa davvero preoccupante. Non vorrei gridare all’ageismo, però ci si avvicina molto. Sicuramente è una forma di mancanza di rispetto.

Anche il contrario non è corretto. Cioè che il figlio induca a vaccinarsi una mamma o un papà che invece lì per lì non ne sono più convinti. 

Allora chiedo una cosa molto semplice agli accompagnatori: portate la documentazione, magari raccolta con l’aiuto del medico di famiglia, che supporta la decisione di dire no ad AstraZeneca, anche in un soggetto che all’anamnesi è ritenuto idoneo.

Almeno ne nasce un confronto alla pari».

 

 


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