di Luca Capponi
«E’ molto più probabile essere colpiti da un fulmine che morire a causa del vaccino AstraZeneca. Di Covid si muore, di vaccino no».
Il dottor Piero Benfatti usa la sua arma migliore, l’ironia, quando si trova ad avere a che fare con utenti, diciamo così, recalcitranti a vaccinarsi. Nel punto dove opera insieme a tanti volenterosi colleghi, l’unico cittadino, ovvero il palazzetto dello sport di Monticelli, la scena si ripete più o meno quotidianamente. E il motivo è quasi sempre l’AstraZeneca, «visto come qualcosa simile a un veleno, un vaccino di serie b».
A volte, chi dà in escandescenze lo fa in maniera esagerata: l’ultima riguarda una donna che non voleva firmare il modulo di consenso e pretendeva che lo facessero i medici al posto suo. Minuti e minuti di estenuante tira e molla, col personale sanitario, che ogni giorno si impegna al massimo per garantire un servizio efficiente e veloce, sul punto di chiamare le forze dell’ordine.
E’ solo un esempio, ma la scena, seppure in maniera diversa, si ripete puntualmente.
«Purtroppo il caos che si è generato intorno ad AstraZeneca ha creato disorientamento, confusione e in molti casi paura, sì immotivata ma ora difficile da estirpare -conferma Benfatti-. Ogni giorno, su circa 500 somministrazioni che effettuiamo, ci sono in media poco meno di 10 persone che rifiutano per tale motivo, spesso usando toni poco consoni. A volte ci ripensano, a volte se ne vanno, altre volte ci rinunciano o provano a prenotarsi di nuovo, anche se alla fine non cambia nulla. Quando invece sanno che il vaccino è Pfizer o Moderna, dopo un attimo hanno già il braccio scoperto e sono pronti per farsi somministrare il vaccino».
Il dottor Benfatti fa il punto pure su come sta procedendo la campagna vaccinale ad Ascoli.
«Come detto, riusciamo a vaccinare una media di 5o0 persone al giorno ma con molta fatica, spesso allungando l’orario fino anche alle 22 -ammette-. Attualmente sono attive tre postazioni su ognuna delle quali sono impegnati un medico, un infermiere e un amministrativo per turno. Poi ce n’è una che tratta i pazienti dell’ospedale. L’ideale per lavorare meglio sarebbe avere altre due postazioni: ciò consentirebbe in primis di ridurre i tempi di attesa dell’utenza, che a volte sono eccessivamente elevati, e poi di mantenere questi numeri facendo fronte alle tante prenotazioni che ci sono»
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