di Franco De Marco
Ferrovia dei due mari (o Ferrovia Salaria): ogni giorno cresce il numero dei sostenitori – ormai una montagna – dell’opera, che rivolgono quindi un pressante invito al Governo e al Parlamento affinché la pratica si incardini formalmente a livello istituzionale. A cominciare dall’incarico per il progetto di fattibilità verso il quale il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e le stesse Ferrovie si sono dichiarati disponibili.
Dopo l’ultima missione a Roma del sindaco di Ascoli Marco Fioravanti, che sta perorando la causa ogni giorno muovendo…mari e monti, si attende il passo ufficiale. L’elenco di istituzioni e organizzazioni varie è molto lungo. Una valanga. Non solo. La petizione (Ferrovia Salaria) lanciata su change.org dall’architetto Guido Benigni ha raggiunto le 8.739 firme e presto sarà a quota 10.000. Un risultato notevolissimo. “La parola d’ordine è: rompere l’isolamento al quale sono stati relegati il reatino e l’entroterra ascolano”.
Era il 1841 quando venne proposto un progetto per realizzare la ferrovia per collegare San Benedetto a Roma. Sono passati 180 anni. Quello che sta montando è un movimento popolare, tra Marche e Lazio, toccando anche l’Abruzzo, di cui le istituzioni non possono non tener conto. Ma dalle parole bisogna passare ai fatti.
A proposito di istituzioni, però, il grande assente, sul piano formale, al momento, sembra la Regione Marche. E’ vero che il presidente Francesco Acquaroli e gli assessori ascolani Guido Castelli e Giorgia Latini, così come i consiglieri Andrea Antonini e Anna Casini, hanno più volte manifestato la loro condivisione. Ma, almeno da quanto risulta a “Cronache Picene”, manca un pronunciamento ufficiale della Regione Marche.
Ed è un pronunciamento, come si può facilmente comprendere, molto importante, forse decisivo. Così come, naturalmente, è necessario anche quello della Regione Lazio. Sicuramente si tratta solo di una questione di tempo. Ma se si vuole fare pressione sul Governo e sul Parlamento il pronunciamento della Regione è assolutamente indispensabile. Perché altrimenti sembrerebbe quasi che la Regione voglia rimanere agnostica sull’argomento.
La “Ferrovia dei due mari” significa rivitalizzazione delle aree interne. Non è una questione di pochi Comuni ma di tutte le Marche, del Lazio e del centro Italia. Mai nella storia del Piceno c’è stato un momento come questo in cui all’unisono, tutte le forze politiche e sociali, in maniera trasversale, chiedono la realizzazione di un’opera pubblica.
Hanno fino ad oggi aderito, al “manifesto” lanciato dal sindaco Fioravanti, i Comuni di Ascoli, Arquata, Roccafluvione, Montegallo, Acquasanta Terme, Colli del Tronto, Monsampolo del Tronto, Antrodoco, Civitella del Tronto e Valle Castellana, la Provincia di Ascoli, Uncem (Unione Nazionale Comuni Comunità Ente Montani), Bim Tronto, Consorzio Turistico Monti Gemelli, Saad Unicam (Scuola di Ateneo Architettura e Design), Consorzio Universitario Piceno, Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno, Assoturismo Confesercenti Abruzzo, Confindustria Centro Adriatico, Confcommercio Ascoli, Coldiretti Ascoli-Fermo, Ordine dei commercialisti Ascoli, Ordine degli architetti Ascoli, Ordine degli ingegneri Ascoli, Ordine degli avvocati Ascoli, Ordine degli avvocati di Rieti, Collegio dei geometri Ascoli, Fai Marche, Avis provinciale Ascoli, Italia Nostra Ascoli, Bottega del Terzo Settore, Coni Provincia di Ascoli, Comunanza Agraria Forca di Montegallo, Associazione La Meridiana, Associazione Arquata Potest, Associazione ArquataFutura, Società Cooperativa Agricola AgriArquata, Associazione Terra VettoreAps.
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