di Patrizia Marano
(residente di Pescara del Tronto)
Gentile avvocato Legnini,
mi chiamo Patrizia Marano, nel sisma del 24 agosto 2016 a Pescara del Tronto, ho perso mio figlio Tommaso di 14 anni, mio marito Alberto, i miei genitori Santa e Corrado, mio cognato Vito e tanti amici.
Io stessa sono rimasta per 5 ore sotto la mia casa crollata per poi, una volta tirata fuori dalle macerie, essere trasferita all’ospedale di Ascoli, dove sono rimasta ricoverata per varie patologie da schiacciamento, per 2 settimane.
Ho perso i miei affetti più cari e le due abitazioni che avevo a Pescara del Tronto, ma ho perso quella notte, anche la speranza per il futuro.
A Pescara del Tronto i morti sono stati tanti, troppi, la geolocalizzazione delle vittime, all’indomani del 24 agosto, ha disegnato un territorio instabile e pericolosissimo dalla parte bassa del paese fino alla vecchia salaria più a monte, un sito su cui le onde sismiche hanno raddoppiato la loro accelerazione creando i danni che tutti abbiamo visto.
Questo lo scenario che dal 2016 ci è stato descritto da tecnici ed esperti del settore.
Anche i magistrati della Procura di Ascoli chiamati ad indagare sui crolli generalizzati dell’intero insediamento hanno imputato, supportati dalle perizie della ctu del tribunale, al terreno instabile la totale responsabilità della distruzione di Pescara del Tronto.
Oggi vedo, unitamente alle familiari delle vittime che rappresento, quelle pietre che scivolano a valle solo come luogo della memoria, dove tornare a pregare, a ricordare chi ci ha lasciato.
Non posso neppure immaginare di prevedere una ricostruzione sulla strada squarciata dal sisma dove è morto mio figlio Tommaso ucciso dalle case crollate.
Il Gruppo Mate – Boeri, che ringraziamo per l’impegno profuso, ci ha presentato gli scenari su cui indicare una preferenza, considerandoli tutti, al netto dell’obbligatorio consolidamento per alcuni, ugualmente sicuri, valutando sempre il rapporto tra costi e benefici.
Noi abbiamo già deciso di delocalizzare le case che avevamo lontano da quel che resta del paese, ma aveva già scelto per noi il destino il 24 agosto del 2016.
Vogliamo il sito più sicuro possibile per ricostruire le abitazioni, vogliamo cercare di ritrovare quella serenità persa 4 anni fa, vogliamo rispetto per il dolore che ogni giorno ci assedia e che circonda i luoghi dove sono morti i nostri familiari, dove è impensabile per noi riscostruire l’intero abitato.
Non abbiamo mai pensato di scegliere per altri, non abbiamo e non vogliamo questo potere, vogliamo, però che le nostre scelte e la nostra sofferenza siano ugualmente rispettati, come accade in una democrazia compiuta.
La comunità di cui molti parlano non si ricompone con l’unità urbanistica che alcuni vorrebbero anche a costo di una sicurezza solo teorica, ma con l’amore e l’affetto che ogni cittadino dovrebbe rivolgere all’altro , e con il sacro rispetto per le vittime, la retorica del tutti insieme, altrimenti non è più Pescara del Tronto, configura, ormai solo un esercizio di retorica che non serve a nessuno.
Gentile Commissario siamo tutti convocati a fare la nostra parte nel difficile percorso della ricostruzione e noi, come cittadini, saremo rispettosi delle scelte che saranno prese.
Ma occorre fare presto. Non si può più rimandare o aspettare.
La scelta dei siti e delle delocalizzazioni necessarie si impongono come prioritarie per lo sviluppo di tutta l’area colpita dal sisma.
Contrariamente saremo ancora tra un anno a valutare dove e come ricostruire.
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