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Biometano a Relluce,
il Partito Democratico dice no:
«Rischiamo una nuova vasca»

CASTEL DI LAMA - Stefano Falcioni, segretario della sezione locale del Pd, esprime perplessità sul progetto al vaglio della Provincia, evidenziando l’ormai annoso disagio della comunità lamense in tema di rifiuti. Poi la stoccata: «Ci chiediamo dove siano ora tutti quei politici del territorio che si erano attivati per bloccare il biodigestore di Force»
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di Federico Ameli

Parli di rifiuti e spunta fuori il nome di Relluce. È quello che devono aver pensato tanti residenti della Vallata del Tronto all’annuncio del nuovo progetto che prevede la realizzazione di un impianto di biometano nell’ambito di un complesso di smaltimento che negli anni scorsi ha fatto molto parlare di sé.

pd

Stefano Falcioni

In attesa di una decisione definitiva da parte della Provincia, che dovrà dare il via ai lavori o riporre l’idea nel cassetto (leggi l’articolo), dalla vicina Castel di Lama giunge una delle prime voci di protesta nei confronti dell’eventuale nuovo capannone che andrebbe a sorgere nell’area di Relluce. È quella della sezione locale del Partito Democratico, che pur riconoscendo i potenziali benefici della nuova fonte di energia pone l’accento sui potenziali risvolti negativi per la comunità lamense, già messa a dura prova dai miasmi provenienti dalla discarica che ormai da anni tormentano buona parte della cittadinanza.

«Se prima di mercoledì 21 aprile la sezione Pd di Castel di Lama aveva qualche preoccupazione sulla possibilità di un impianto per la produzione di biometano a Relluce – spiega il segretario Stefano Falcioniora, dopo la conferenza dei servizi convocata dalla Provincia di Ascoli Piceno (leggi l’articolo), siamo consapevoli che il pericolo è più che concreto. Se dovessimo parlare di impianto per la produzione di biometano senza collocarlo in un sito specifico, non potremmo fare a meno di spendere belle parole: sfruttando un ciclo virtuoso nella gestione dei rifiuti, nel biodigestore viene prodotto biometano, una fonte di energia al 100% ecologica».

A preoccupare i democratici lamensi, infatti, non è il gas in sé, quanto piuttosto i complessi processi di produzione, che rischierebbero di gravare ancora una volta sui residenti della zona.

Il sito di Relluce

«La nostra contrarietà a collocare il biodigestore a Relluce – conferma Falcioni – nasce dal fatto che un impianto del genere prevede una certa quantità di scarti di lavorazione, i quali andrebbero necessariamente abbancati in loco poiché lo smaltimento in un altro sito avrebbe sicuramente dei costi non sostenibili».

«Per farla breve, l’impianto sarebbe propedeutico alla realizzazione di una ulteriore vasca, con il rischio che alla prima emergenza Relluce torni ad accogliere tutti i rifiuti della provincia -ribadisce-. Inoltre, come già espresso in precedenza (leggi l’articolo), ci chiediamo come mai tutto ciò che riguarda i rifiuti debba confluire proprio a Relluce. Stiamo parlando di un sito che è già stato sfruttato oltremodo: noi cittadini di Castel Di Lama abbiamo già sopportato davvero troppo a causa dei disagi arrecati dalla discarica e dai depuratori che insistono sul nostro territorio. Ribadiamo ancora una volta che l’unica strada percorribile è avviare il prima possibile le procedure post mortem, tra l’altro già pagate da noi cittadini».

Non manca poi, in conclusione, un appello alla politica locale, chiamata a farsi portavoce delle esigenze e dei diritti dei cittadini per fare chiarezza e scongiurare il rischio che a rimetterci, in pazienza e soprattutto in sicurezza, siano sempre gli stessi.

«Ci chiediamo dove siano ora tutti quei politici del territorio che si erano attivati con incontri e raccolta firme per bloccare il biodigestore di Force -conclude-. Chiediamo all’assessore regionale Guido Castelli di farsi promotore di iniziative atte a bloccare anche l’impianto a Relluce; a tal proposito, il circolo Pd di Castel di Lama convocherà in riunione tutte le sezioni del nostro partito interessate da questo progetto. Inviteremo inoltre a partecipare il presidente della Provincia, Sergio Fabiani, e la nostra consigliera Anna Casini per trovare insieme soluzioni che possano porre fine allo sfruttamento di un solo territorio».


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