Gli ospiti delle Rsa sono vaccinati, i tamponi sono ripetuti e i dispositivi di sicurezza utilizzati. «Perché allora queste strutture non si riaprono alle visite?». Lo chiedono i responsabili della Uil pensionati di Ascoli che ogni giorno ricevono numerose sollecitazioni di farsi promotori di una iniziativa politica, nei confronti della Regione Marche, al fine di cambiare le direttive emanate per l’emergenza sanitaria da Coronavirus.
«Come Uilp – si legge in una nota di Giudo Bianchini – riteniamo che non siano più accettabili le disposizioni della fase d’emergenza tuttora in atto. Queste regole scaricano tutte le responsabilità nelle direzioni delle strutture.
Il risultato: le Rsa impediscono, di fatto, ai parenti di far loro visita agli ospiti anziani, disabili o con disturbi psichiatrici.
È quindi importante aggiornare i protocolli regionali relativi alla Rsa, anche considerando la campagna di vaccinazione degli over 70 è di fatto terminata.
Con un tavolo tecnico regionale si possono affrontare queste problematiche e trovare delle soluzioni equilibrate.
Certamente la soluzione adottata lo scorso l’anno, con la chiusura all’esterno, è stata quella più adeguata durante la terribile prima ondata.
Oggi però, in considerazione dei danni psicologici e fisici generati occorre urgentemente trovare una soluzione.
Come? Aggiornando protocolli e direttive della regione in relazione anche alla campagna di vaccinazione in atto.
Da oltre un anno le famiglie non possono assistere i loro cari neppure quando sono in fin di vita.
Come detto, la Uilp riceve, giornalmente, preoccupanti e accorate richieste di aiuto da parte di familiari che talvolta non riescono neanche ad avere tempestive e puntuali informazioni sulle condizioni di salute dei loro cari ricoverati.
Ci sono segnalazioni per situazioni di depressione, disturbi del comportamento, regressioni degli ospiti delle strutture, come possono intuire i parenti nel corso di colloqui telefonici saltuari.
Ma l’aspetto di totale impotenza è quello della impossibilità di vedere, assistere, accompagnare un parente negli ultimi giorni di vita.
Oggi, con le necessarie attenzioni, con cautela, prudenza, buon senso, e visto che ci sono i dispositivi di protezione individuale e ci sono i vaccini, non è più accettabile che al dolore per la perdita di una persona cara si aggiunga anche lo strazio di non averla potuta vedere negli ultimi mesi.
Una persona vaccinata, adeguatamente protetta con i dispositivi e istruita sui comportamenti da tenere durante la visita, non è un pericolo né per se stessa, né per gli altri.
Occorre quindi trovare, con la Regione, le modalità di riapertura alle le visite dei parenti nelle Rsa, come sta già avvenendo in alcune strutture sanitarie di altre regioni.
Solo così possiamo combattere la solitudine e non perdere la premura e l’affetto che i nostri cari meritano».
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