di Walter Luzi
Maria Teresa Pespani lo aveva promesso. La chiusura della storica ferramenta di famiglia, dopo 141 anni di onorata attività, sarebbe stata salutata con un vero e proprio evento. All’altezza del glorioso passato di quell’esercizio, e della loro commozione nell’abbassare, per l’ultima volta, quella saracinesca. Fatto con amore. Ma anche con leggerezza.
Un piccolo show, un saluto commosso e commovente, che aiutasse anche, soprattutto, a togliere, un po’ a tutti, i pesi dal cuore. Perché quando un negozio chiude, un artigiano, o un commerciante, si arrende, ci perdono tutti. Ci perde una città intera che pure, per quasi un secolo e mezzo, aveva avuto in quella fornitissima ferramenta un punto di riferimento sicuro.
Merito dei Pespani, gente laboriosa e seria, venuta da Loreto. Ascolani di adozione dunque, dorici trapiantati sotto le cento torri. Come Alvaro, il più grande, e il più stimato di tutti. Un forestiero, che però ha dimostrato presto di amare questa città come, e forse più, di tanti nati dentro quelle antiche mura.
Si chiude dunque. Ma c’è da compiere l’operazione più dolorosa. Svuotare completamente quel locale, immensamente amato, e intensamente vissuto. Smontare quegli scaffali pieni ancora di scatole e scatoline coperte di polvere. Provvedono, come è giusto che sia in casi come questo, gli amici più intimi. Quelli che a quel luogo sono stati più vicini. Chiamati a raccolta in via Nicolò IV da Maria Teresa, rispondono tutti con onorato entusiasmo, e occhi lucidi, per condividere questo ultimo atto d’amore.
Sono una ventina. Vecchi amici, parenti volontari e volenterosi, frequentatori abituali, clienti ed ex dipendenti della ferramenta. La “squadra della polvere” la chiama Maria Teresa, che si sforza di nascondere il magone dietro una finta allegria. La polvere che abbonda, che ammanta le alte scaffalature, ma che non cancella i ricordi, non riesce ad offuscare il mito di Pespani. Anzi, lo esalta.
Uno della squadra, Francesco Saverio, “Mòlla”, De Santis, ha portato con sé anche una foto che mostra, emozionato, a tutti. E’ la foto di Romano Tempera. Qui dentro era di casa Romano. Quasi un fratello per Lucio Mariani. Anche lui, oggi, sarebbe stato qui. E c’è. Sicuro che c’è. Lo sentono tutti che è venuto anche lui.
Ma oggi vogliamo togliere, dicevamo, tutti i pesi dal cuore. E così Maria Teresa, la figlia che aveva raccolto con orgoglio la pesante eredità di Alvaro, dà corpo a spiritelli irriverenti e personaggi bizzarri, che si aggirano fra quei polverosi scaffali in questo ultimo giorno di vita della ferramenta Pespani. Sono fra i protagonisti del breve, emozionante, video di addio, girato e montato da Alessandro Ercoli, divenuto virale sul web. Cenni di storia dell’attività e suggestioni degne di una pièce teatrale si succedono.
Il rullio dei tamburi introduce nel locale due giovani sbandieratori. Omaggio al Principe Console del sestiere di Sant’Emidio, ma i drappi, stavolta, sono bianchi. Segno di resa. Le note struggenti dello chalumeau di Eugenio Ravo accompagnano la danza triste di una ragazza, Federica Zeppilli, vestita di nero. In scena doveva esserci anche Maria Angela Pespani, ma il fato avverso, ci ha privato tutti, in extremis, della sua arte.
Il centro di Ascoli, sempre bellissimo, perde oggi un altro pezzo importante della sua storia. E della sua vitalità. Anche se la vita continua. Comunque. Per tutti. Dentro quel locale ora vuoto, rimbomba il rumore di quella serranda che si abbassa, lentamente, per sempre. Nel buio continua a vivere però lo spirito degli avi. Di Guerrino, di Aroldo, di Alvaro. Continua a battere il cuore dei Pespani. Grande. Disegnato con la vernice spray su una parete spoglia.
Antichi mestieri in bianco e nero, storia della famiglia Pespani
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