Siamo ben lontani dal contare l’ultimo positivo al Coronavirus nella provincia di Ascoli, come è accaduto lo scorso anno di questi tempi (leggi qui). Anche oggi, 18 maggio, 36 nuovi casi (leggi qui).
E sono ancora tanti i tamponi che, da un anno e due mesi, deve esaminare ogni giorni il laboratorio di Biologia Molecolare dell’ospedale “Mazzoni” di Ascoli, diretto dal dottor Antonio Fortunato, a capo della Patologia Clinica dell’Area Vasta 5 ed ora nominato Cavaliere della Repubblica. Il prossimo 2 giugno riceverà l’Ordine al Merito (leggi qui chi sono tutti i nomi del Piceno).
Nel laboratorio del dottor Fortunato si toccano ancora punte di 700, anche 800, esami senza scendere mai i 450, 500. C’è anche da dire che circa dei campioni da esaminare, la scorsa settimana, provenivano dal Fermano. Probabilmente ne arriveranno anche dall’Area Vasta 2.
Il Piceno non sarà Covid free ancora per molto. Due i motivi che riassume Antonio Fortunato.
«Lo scorso anno il lockdown ha fermato tutti. Quest’anno ci sono state tante restrizioni tra zone rossa e arancione, chiusura di bar e ristoranti e altre attività. Ma c’è stato un continuo movimento delle persone.
D’altro canto, un altro blocco totale sarebbe stato insostenibile.
Io sono stato tre mesi, ininterrottamente, dentro al laboratorio, non mi sono accorto del lockdown in termini lavorativi. Ma penso a tutti quelli che erano abituati ad uscire tutti i giorni per andare al lavoro: ritrovarsi dentro casa senza fare nulla credo sia stato davvero difficile».
L’altro motivo è legato alle varianti.
«C’è una netta prevalenza di quella inglese – è sempre il dottor Fortunato che parla – che è più contagiosa. Adesso la variante si riscontra su tutti i campioni che settimanalmente mandiamo al “Torrette” di Ancona per la sequenziazione.
Questa mutazione si diffonde più facilmente e velocemente. Il vaccino tiene a freno l’infezione ma non il virus che continua a circolare, anche tra i vaccinati.
Motivo per cui è indispensabile continuare con un comportamento atto a prevenirne la diffusione, continuando ad utilizzare i dispositivi di sicurezza.
Il virus è molto più “debole”, per dirle in termini semplici, nel senso che «la carica virale che rileviamo è decisamente più bassa rispetto ad un paio di settimane fa», precisa il dottor Fortunato.
Il vaccino è stato determinante. Ma anche i vaccinati si infettano, pur rimanendo asintomatici, e possono contagiare se entrano in contatto con una persona particolarmente suscettibile.
Il metodo di rilevazione del virus è estremamente sensibile. Ma nonostante questo, nei casi al limite tra la positività e la negatività, se la materia prelevata è poca, è possibile che il risultato sia negativo. Mentre ad un secondo esame, con più materia, è stata riscontrata la positività».
Come vengono scelti i campioni per la ricerca delle varianti?
«Tra i positivi con una carica virale più alta, che individuiamo attraverso la ricerca dei cicli di soglia. Più cicli ci sono, meno è alta la carica virale. La scorsa settimana ad Ancona abbiamo mandato soltanto 6 test su 10, perché la maggior parte aveva oltre 30 cicli, un numero elevato corrispondente quindi ad una bassa carica virale».
Senza le varianti, quindi, saremmo usciti prima dalla pandemia?
«Con un virus che si replica così velocemente è impossibile pensare che non ci siano mutazioni».
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