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Arrivano i cani anti-Covid:
il progetto made in Marche
passa alla fase operativa

EMERGENZA CORONAVIRUS - Si chiama "C-19 Screendog" ed è promosso dall'Univpm di Ancona, e ha tra i partner Unicam e l'Area Vasta 3, è coordinato da Maria Rita Rippo, presidente del corso di laurea in Infermieristica
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Cani anti covid

 

I cani che scoprono il Covid, il progetto dell’Università Politecnica delle Marche, che ha tra i partner Unicam, passa alla fase operativa. Si tratta di cani capaci di identificare persone infette dal virus e si chiama “C19-screendog”.

In questa fase i cani verranno addestrati nell’identificare correttamente i campioni positivi. I cani saranno presenti giovedì 3 giugno, alle 14,30, alla facoltà di Medicina e Chirurgia ad Ancona alla presenza del rettore Gian Luca Gregori e del preside Marcello Mario D’Errico.

A coordinare il lavoro Maria Rita Rippo, docente dell’Università Politecnica e presidente del corso di laurea in Infermieristica della sede di Macerata, con la collaborazione di Antonio Domenico Procopio, direttore del laboratorio di Patologia sperimentale Univpm. Il progetto è promosso dall’Università Politecnica delle Marche in collaborazione con l’Area Vasta 3 di Macerata, la Assl di Sassari, l’Università di Camerino e le associazioni cinofile Progetto Serena onlus Asd, l’affiliata Semplicemente cane e Cluana Dog.

«I metodi attuali per la diagnosi di Covid-19 prevedono l’utilizzo di esami e test invasivi – spiega l’Univpm -, che richiedono tempo per essere effettuati e costosi. Alcune recenti ricerche scientifiche pubblicate su riviste internazionali prestigiose hanno dimostrato che i cani da rilevamento sono in grado di riconoscere, con sensibilità e specificità, comparabile a quella dei migliori test diagnostici, campioni di sudore ascellare prelevati da soggetti positivi al Sars- Cov2. L’uso dei cani offre notevoli vantaggi, tra questi la possibilità di esaminare efficientemente centinaia di persone in aree estese, ad esempio negli aeroporti, negli stadi o più semplicemente scuole o Università. I sistemi di rilevamento canini, oltre ad essere straordinariamente sensibili, sono spontaneamente mobili: i cani possono sentire la traccia odorosa direttamente dalla sua fonte e sono capaci di muoversi verso di essa; non vi sono finora strumenti conosciuti che hanno tutte queste caratteristiche indispensabili».

Lo studio prevede l’iniziale imprinting di 6 cani già operanti nel campo del rilevamento (anche in ambito sanitario per l’allerta diabete). Per questa fase sarà necessario disporre di campioni di sudore ascellare di soggetti sia positivi al Sars-Cov2 che negativi; tale raccolta è già iniziata il 27 maggio presso i drive-in di Macerata e Civitanova Marche e a domicilio. Successivamente si passerà alla fase di validazione dell’imprinting che consiste nel condurre i cani, già formati nella prima fase di imprinting, ai drive-in dove loro stessi, condotti dal loro proprietario-cinofilo, testeranno i soggetti che vi si saranno recati per eseguire il tampone molecolare.

 



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