Maurizio Petrocchi
di Maurizio Petrocchi
(dottorando in Storia Contemporanea presso l’Università di Macerata, esperto in violenza politica e terrorismo)
Il 16 marzo del 1978 l’onorevole Aldo Moro venne rapito da un commando delle Brigate rosse. I cinque agenti di scorta furono colpiti a morte e, dopo 55 giorni di prigionia, il sequestro si concluse con l’uccisione del presidente della Democrazia cristiana. Sono trascorsi oramai 43 anni da quel tragico fatto che rappresentò la più eclatante azione sovversiva portata al “cuore dello Stato”.
Eppure pochi sanno che proprio al vertice dell’organizzazione brigatista c’era all’epoca un marchigiano – Mario Moretti –, capo storico e sostenitore dell’ala militarista del movimento. Altro marchigiano che ebbe un ruolo rilevante all’interno dell’organizzazione delle Br è stato Patrizio Peci che, poco dopo il suo arresto, pentendosi, sarebbe diventato il grande delatore delle Brigate rosse. Fu grazie a Peci che il generale Dalla Chiesa portò a segno importanti risultati contro il terrorismo “rosso” contribuendo al declino e alla disfatta delle Brigate rosse.
Una domanda che ci dovremmo porre è come sia nato il fenomeno del terrorismo delle Brigate rosse nella regione Marche. Terra di periferia, apparentemente poco vivace e con scarse iniziative a carattere sovversivo rispetto ad altre realtà nazionali, per quei tempi.
Ed inoltre viene da chiedersi, come e dove si sono incrociati i destini di Mario Moretti e Patrizio Peci?
L’occasione è uno studio che ha preso le mosse prima da un’approfondita ricerca sul rapimento di Roberto Peci (di cui in questi giorni si ricordano i 40 anni della sua scomparsa), dove è stato analizzato nello specifico il processo ai responsabili del rapimento avvenuto il 10 giugno 1981 a San Benedetto e la sua successiva esecuzione, avvenuta il 3 agosto del 1981 alle porte di Roma. In seguito, nell’ambito di un dottorato in Storia contemporanea presso l’Università di Macerata, sono state indagate e ricercate le cause, le origini, l’escalation e l’epilogo del fenomeno brigatista nella regione Marche.
Dobbiamo dire che già dalla metà del 1969 era stata accertata la presenza a San Benedetto di organizzazioni extraparlamentari come Lotta Continua, alla quale avevano aderito studenti e lavoratori, ma anche pescatori, categoria più rappresentativa della realtà lavorativa locale.
Lotta Continua si occupò per prima della difesa dei diritti dei marittimi, attraverso manifestazioni e volantinaggi. Infatti, studenti e pescatori spesso si erano ritrovati insieme nelle piazze, gli uni a sostegno delle lotte degli altri. Un episodio accaduto a poche centinaia di metri dalla costa sanbenedettese, di portata nazionale che mobilitò molti cittadini, fu il naufragio del “Rodi”. La vigilia del giorno di Natale del 1970, il “Rodi”, un motopeschereccio atlantico sprofondò davanti alle coste sambenedettesi. Nel tragico incidente perse la vita tutto l’equipaggio, 10 giovani pescatori quasi tutti di San Benedetto. La rabbia cittadina fu inasprita dall’inerzia delle istituzioni e soprattutto dalle affermazioni dell’armatore di non volere recuperare i corpi delle vittime.
Cittadini, studenti e pescatori della città si mobilitarono scendendo in piazza ed occupando sia la Stazione ferroviaria sia la strada statale. Le autorità furono costrette ad intervenire e recuperarono le salme.
Alla protesta aveva preso parte anche il giovane diciassettenne Patrizio Peci, la cui esistenza sarebbe stata segnata per sempre da quella contestazione. Patrizio da ragazzo aveva lavorato come barista presso il circolo nautico, iniziando di lì a poco, dopo l’attentato di piazza Fontana a Milano, a frequentare la Rotonda del Lungomare di San Benedetto. La Rotonda era un luogo di aggregazione politica per molti giovani che avevano aderito alle manifestazioni studentesche del 1968. L’eco delle tensioni sociali italiane, che qualche anno dopo raggiunse anche la città rivierasca, influenzarono sicuramente le sue scelte da “rivoluzionario”.
La sua adolescenza fu segnata da violente azioni antifasciste che lo videro impegnato, insieme ad altri compagni, in rappresaglie e pestaggi. La sua indole più militarista che politica, lo fece allontanare poco dopo da Lotta Continua a cui inizialmente aveva aderito, creando il PAIL (Proletari Armati In Lotta) Erano gli anni in cui, dopo aver frequentato l’Istituto Tecnico Industriale Montani di Fermo e dopo aver gravitato nell’area dei “collettivi autonomi”, avvertì la necessità di passare ad azioni più eclatanti e violente. Peci polarizzò a sé le personalità più oltranziste dei vari “collettivi” di San Benedetto e Fermo dando vita al PAIL, un rudimentale archetipo di organizzazione che avrebbe esercitato la violenza politica.
Dal 1974 al 1975 il PAIL di Patrizio Peci perpetrò nelle zone di San Benedetto e di Fermo azioni violente ed atti di terrorismo nei confronti di locali esponenti del Movimento sociale italiano. Ad alcuni di loro furono incendiati portoni di casa e automobili, mentre altri subirono agguati e pestaggi.
Dopo l’autunno del 1975 il gruppo di Peci volle passare dagli atti vandalici all’uso delle armi: fu quello il passaggio dalla violenza politica alla lotta armata, con la successiva costituzione del Comitato Marchigiano delle Brigate Rosse.
Diverso fu invece il percorso intrapreso da Mario Moretti. Nato a Porto San Giorgio, aveva frequentato prima di Patrizio Peci il “Montani” di Fermo e, dopo il diploma di perito tecnico fu assunto alla Sit-Siemens di Milano. L’interesse per la politica da parte di Moretti nacque nella fabbrica dove, si sarebbe avvicinato prima alla lotta e successivamente alle Brigate rosse.
L’incontro tra Moretti e Peci non avvenne all’interno del “Montani” ma ci fu solo nell’autunno del 1976 a Milano, quando Peci entrò a far parte delle Brigate rosse.
I due destini si differenzieranno nel corso degli anni, portando Moretti al culmine della sua “carriera” di terrorista a gestire l’attentato di via Fani a Roma, mentre Peci sarebbe diventato il primo grande pentito dell’organizzazione brigatista.
Molto ancora c’è da indagare soprattutto sulle cause, sulle motivazioni e sugli elementi controfattuali che portarono due ragazzi di provincia a scegliere la “lotta armata”, raggiungendo i più alti gradi dell’organizzazione delle Brigate rosse.
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