di Maria Nerina Galiè
Sono circa 1.000 gli operatori nel campo della sanità, sia pubblica che privata, che non si sono ancora vaccinati nel Piceno, 7.000 in tutte le Marche.
Per loro lo scorso fine settimana sono partite le raccomandate dall’Asur con l’invito a farlo o ad addurre motivi di esenzione entro 7 giorni. Questo, in ottemperanza della legge 44, “al fine di tutelare la salute pubblica e mantenere adeguate condizioni di sicurezza nell’erogazione delle prestazioni di cura e assistenza”. Il dl in questione prevede infatti che “gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario che svolgono la loro attività nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socio assistenziali, pubbliche e private e negli studi professionali sono obbligati a sottoporsi a vaccinazione gratuita per la prevenzione dell’infezione da SARS-CoV-2. La vaccinazione costituisce requisito essenziale per l’esercizio della professione e per lo svolgimento delle obbligati”.
Ma prima di arrivare ad applicare le misure previste, fino alla sospensione dal lavoro per chi decide di non vaccinarsi senza motivi documentati, ci saranno diversi step, tra cui una seconda raccomandata, la verifica che il vaccino sia stato fatto magari in altra sede e non si sono allineati i dati, l’attestazione del medico di famiglia delle eventuali controindicazioni al vaccino stesso.
Va avanti invece, ed in maniera spedita, la campagna vaccinale alla popolazione, al ritmo di oltre 2.000 somministrazioni al giorno tra i punti di Ascoli e San Benedetto.
«Il delta tra vaccini programmati e realmente effettuati nel Piceno segna sempre un valore positivo», afferma con malcelata soddisfazione Claudio Angelini, direttore del Servizio Igiene e Sanità pubblica dell’Area Vasta 5.
I farmaci arrivano, Pfizer il più puntuale, Moderna e Jensen in piccole quantità, l’Astra Zeneca è sempre un’incognita.
«Se però mancano all’appello delle dosi per terminare le sedute – spiega Angelini – possiamo farne richiesta alla Regione. Settimanalmente l’hub regionale, che per le Marche è l’Inrca di Ancona, stiva quantitativi di farmaco proprio per far fronte a queste esigenze. Oppure si provvede con la compensazione tra Aree Vaste».
Astra Zeneca sembra destinato ad essere utilizzato sempre meno, in ragione della circolare dell’Aifa che ordina di non somministrarlo a chi ha meno di 60 anni, nemmeno per il richiamo.
«Anche qui – spiega Angelini – è arrivato un chiarimento: chi ne fa richiesta, magari perché teme il vaccino eterologo, e previo consenso del medico di famiglia, può ricevere Astra Zeneca come seconda dose».
Poi ancora. Il “caos” scatenato da Astra Zeneca, ha portato circa 120 ultra 60enni, per i quali non sono previste restrizioni all’utilizzo del vaccino più discusso, a disertare la seduta vaccinale.
«Ma è accaduto solo il giorno in cui è arrivato il divieto dell’Aifa di usarlo per i richiami agli under 60».
Certo è che non è semplice districarsi nel mondo dei vaccini in questo momento in cui i numeri delle prestazioni stanno diventando importanti.
Su chi può contare l’Area Vasta 5?
«Sui medici strutturati del Sisp – è sempre Angelini a parlare – che però hanno anche il contact tracing da portare avanti, sui professionisti assunti a 38 ore settimanali con il contratto Arcuri, sui colleghi assunti a 20 ore settimanali attraverso il bando della Protezione Civile, sugli specializzandi “arruolati” dalla Regione Marche a 12 ore la settimana, sui volontari della Croce Verde che ora hanno praticamente terminato i pazienti in carico agli ospedali».
I volontari che hanno aderito al progetto della Croce verde infatti vaccinavano nella linea dedicata, il Pvo (Punto vaccinale ospedalieri). Ed ora stanno dando una mano nel pvp (punto vaccinale per la popolazione).
Organizzare ogni giorni turni per coprire le 4, 5 a volte 6 linee al palazzetto dello sport di Monticelli e al “Bernardo Speca” di San Benedetto «è un vero rompicapo – commenta senza mezzi termini il direttore del Sisp – ma non lasciamo nulla indietro».
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