di Francesca Marsili
Anche la Regione Marche ha scelto di osservare le indicazioni del ministero della salute riguardo la vaccinazione eterologa: la somministrazione di vaccini mRna, Pfizer e Moderna per intenderci, agli under 60 che alla prima inoculazione avevano ricevuto il vaccino AstraZeneca.
Una decisione di Governo questa annunciata la scorsa settimana e che ha fatto molto discutere perché se da un lato deriva dalla scelta di procedere con un “principio di massima cautela” dopo i seppur rari eventi avversi registrati, dall’altra implica attuare un protocollo “off label” cioè al di fuori delle condizioni autorizzate dagli enti predisposti, che ha alla base ancora pochi studi scientifici ma ritenuta efficace. Per cercare di comprendere meglio questa metodologia abbiamo intervistato Andrea Giacometti, direttore della Clinica di Malattie Infettive degli Ospedali Riuniti di Ancona.
Professore, l’immunizzazione indotta con il mix vaccinale è altrettanto efficace?
«Le notizie che abbiamo acquisito finora ci dicono che la procedura funziona lo stesso, forse anche di più. In effetti è possibile che lo stimolo immunitario generato con due vaccini diversi sia anche superiore. Stiamo raccogliendo informazioni che ci dicono che è valido, forse anche in maniera superiore. Tuttavia gli studi sono ancora incompleti, non programmati “a tavolino” ma effettuati al bisogno. Quello che è accaduto in diversi Stati, ora accade anche in Italia: si deve ricorrere alla vaccinazione con due vaccini diversi».
Alcuni studi hanno rilevato effetti indesiderati più ricorrenti nel caso della vaccinazione eterologa riconducibili comunque a quelli comunemente segnalati per entrambi i vaccini. E’ questo un effetto che può far ben sperare?
«Sì, è un effetto atteso che ci fa ben sperare. Dolore nel punto di iniezione, spossatezza, dolori muscolari, febbre e mal di testa sono effetti collaterali che non fanno preoccupare. Più lo stimolo immunitario è forte più è probabile che l’organismo lo avverta reagendo con disturbi di vario tipo, come malesseri generali. Questi disturbi con un vaccino più potente potrebbero essere più evidenti. C’è gente che dichiara che con la prima dose di vaccino AstraZeneca non ha sentito quasi nulla ma che alla seconda dose con Pfizer si, e questo è positivo. Quando l’organismo reagisce soffrendo significa che ha sentito il vaccino, ha instaurato uno stato di infiammazione che stimola la risposta immunitaria, del resto i disturbi passano in qualche ora o giorno».
Verrebbe da dire se la vaccinazione eterologa è così efficace perché non la si è fatta sin dall’inizio?
«Perché ogni big pharma ha creato dei protocolli dove ognuno studiava il suo vaccino ed ha controllato solo quello. Mischiare il proprio vaccino con quello delle altre case farmaceutiche non era nelle loro intenzioni. Dal punto di vista scientifico queste informazioni non sono state state raccolte, ora è la necessità che ci spinge a raccoglierle».
Il Premier Draghi la settimana scorsa per tranquillizzare gli scettici sul cocktail vaccinale ha affermato: «La vaccinazione eterologa funziona ed anche io sono prenotato per farla» ed ha aggiunto, nonostante non rientri nella categoria under 60, perché 75enne: «La prima dose di Astrazeneca ha dato una risposta di anticorpi bassa e mi si consiglia di fare l’eterologa». Quindi tutti coloro che hanno avuto una bassa risposta anticorpale con la prima dose, soprattutto gli anziani, più a rischio, dovrebbero poter esigere l’eterologa?
«Innanzitutto per basso dosaggio anticorpale si intende dalle dieci unità in giù. Se la legge è uguale per tutti quello che vale per Draghi deve valere per tutti, se io avessi un anziano con due unità di risposta gli direi: “Non sei coperto per niente fatti fare un altro vaccino”. Il test sierologico non è obbligatorio e purtroppo è a spese del cittadino ma se si ha voglia di farlo e si dovesse evidenziare una risposta sotto soglia secondo me al momento della seconda dose si dovrebbe pretendere l’eterologa, se lo fanno per Draghi perché per gli altri no?».
Professore Giacometti, a confondere ancor di più il cittadino è poi arrivato il chiarimento del ministro Speranza riguardo la possibilità per i soggetti compresi tra i 18 e i 59 anni che rifiutano l’eterologa, previa firma del consenso informato, di poter procedere con la doppia dose di vaccino AstraZeneca. Sebbene l’obiettivo sia quello di salvaguardare l’autonomia nelle scelte che riguardano la salute non si rischia di caricare di responsabilità il soggetto che deve vaccinarsi?
«Qui contrastano due problemi: uno è quello che non dovrebbe essere il cittadino a decidere quale tipo di vaccinazione sia più indicata per lui ma d’altra parte non si può costringere ad una vaccinazione eterologa che – sebbene sembri efficace – non è ancora supportata da dati scientifici. Certo, dal punto di vista medico è un po’ strano. Finché non abbiamo dati certi è come se un medico consigliasse una medicina su dati che non sono ancora certi, arriveranno, sicuramente, ma costringere ora non è possibile. Il suggerimento è quello di coinvolgere sempre il proprio medico di base e farsi consigliare sulla scelta, non si può lasciare tutto ai grandi esperti. Se fossi io a decidere in questo momento sulla base dei rischi-benefici farei l’eterologa, meno rischi e una maggiore copertura immunitaria qualora dovesse arrivare la variante Delta».
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