di Federico Ameli
Nel giorno in cui fa il suo debutto ufficiale il tanto chiacchierato green pass, sono ancora diversi i punti da chiarire in relazione alla certificazione verde ormai indispensabile per poter prendere parte a matrimoni, feste private ed eventi musicali e sportivi o per viaggiare liberamente, senza essere sottoposti a quarantena, in tutti i Paesi dell’Unione europea e dell’area Schengen.
Basta una prima dose o è necessario essersi sottoposti anche al richiamo? Come scaricare il Qr code? E a chi il fatidico messaggio non è ancora arrivato? Abbiamo già cercato di rispondere a queste e altre domande in un precedente articolo. Tuttavia, a poche ore dall’entrata in vigore del green pass e con i primi casi apparentemente riconducibili alla nostalgia della movida di un tempo (leggi l’articolo), pare che non siano soltanto i comuni cittadini a nutrire qualche dubbio sulle procedure a cui attenersi, bensì anche coloro che a breve saranno chiamati in prima persona a far rispettare le normative in questione, ossia i titolari e gestori di attività commerciali legate alla certificazione verde e i loro rappresentanti di categoria.
«Ad oggi – spiega Luigino Capriotti, presidente della delegazione sambenedettese della Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) Confcommercio – non abbiamo ancora ricevuto indicazioni precise sul green pass. Personalmente posso dire che sto evitando ogni genere di richiesta per feste con buffet, perché non abbiamo un’organizzazione in grado di poter gestire eventi del genere.
Stiamo continuando a lavorare nel pieno rispetto delle distanze e per il momento, occupandomi soprattutto di ristorazione, più che col green pass, devo dire di aver avuto diverse difficoltà nel reperire il personale per la mia struttura, un problema ricorrente nelle chat di noi colleghi».
L’assenza di indicazioni più precise sulle normative da applicare all’interno dei locali induce i gestori, memori delle chiusure degli scorsi mesi, ad agire con prudenza, ma non dev’essere sempre facile coniugare il rispetto delle regole con le esigenze di una clientela reduce da tanti mesi di emergenza sanitaria e, in alcuni casi, incurante delle norme vigenti.
«Al di fuori delle strutture – prosegue Capriotti – assistiamo a scene poco consone al momento che stiamo vivendo: c’è voglia di riaprire e tornare alla normalità, ma bisogna metterci in testa che in queste condizioni si fa presto a tornare al punto di partenza.
Esattamente come l’anno scorso, il personale fa molta fatica a rispettare le norme e a far indossare le mascherine ai clienti. Tra chi dice di averla dimenticata a casa o di averla lasciata sotto l’ombrellone, c’è una preoccupante tendenza alla smobilitazione, specie tra i turisti della nostra zona, che da un lato comprendo e dall’altro mi fa molta paura, anche perché la prima a pagare il prezzo di un passo indietro sarebbe proprio la nostra categoria».
È dello stesso avviso Daniele Fabiani, presidente provinciale dei pubblici esercizi della Confcommercio di Ascoli, che al pari del collega Capriotti evidenzia le significative lacune in termini di formazione e informazione in un momento delicato come quello che ci attende da qui alle prossime settimane.
«Non abbiamo ancora molte informazioni a riguardo – conferma Fabiani – ma per il momento non è stata ancora istituita la figura del “Covid manager”, ossia colui che sulla carta dovrebbe verificare gli accessi a un locale, anche perché allo stato attuale si andrebbe incontro a delle difficoltà dal punto di vista della privacy.
Per il momento stiamo cercando di attenerci a quanto previsto dai precedenti decreti, applicando il distanziamento e conservando il nome e il numero di telefono dei commensali per garantire il tracciamento nei 14 giorni successivi».
Nel frattempo, però, il green pass è già entrato in vigore e le certezze sono ancora ben poche. Per questa ragione, nelle prossime ore la Confcommercio si attiverà con l’obiettivo di fornire un adeguato supporto agli associati in vista di queste prime giornate cruciali.
«Nella giornata di domani, venerdì 2 luglio – prosegue Fabiani – invieremo una newsletter di aggiornamento con tutte le novità del caso.
Per il momento, quel che è certo è che la normativa differisce in base alla tipologia di locale: per quanto riguarda i banchetti l’organizzatore deve fornire un elenco completo degli invitati con nome, cognome e numero di telefono per garantire la tracciabilità, mentre al ristoratore è consentito misurare la temperatura corporea dei commensali.
Per i locali che rispettano il limite di capienza valgono le tradizionali norme di distanziamento sociali, come in una qualsiasi altra attività di ristorazione, mentre per le discoteche, invece, entra in gioco il green pass, mentre per le discoteche vale il discorso del green pass, con gli accessi necessariamente al vaglio del proprietario o di un delegato».
È proprio la questione legata ai locali notturni a preoccupare maggiormente in queste ore di vuoto – o quasi – normativo, con le autorità sanitarie ancora in attesa di un’ordinanza ministeriale che tarda ad arrivare e gestori e frequentatori che invece scalpitano per riaprire i battenti.
Con gli eventi estivi ormai alle porte, i titolari dei locali si sono visti costretti a prendere singolarmente iniziativa per scongiurare il rischio dei contagi. Comprensibilmente, in una situazione del genere e con i primi casi già in archivio nella Riviera, c’è poca voglia di esporsi e ancor meno di ripensare alle chiusure degli scorsi mesi, che evidentemente hanno lasciato delle cicatrici piuttosto profonde. Nessuno si augura di replicare gli scenari dello scorso autunno, ma per poter tornare realmente alla normalità sarà necessario remare tutti – gestori e istituzioni, ma anche gli stessi clienti e frequentatori – nella stessa direzione, ora più che mai.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati