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Pluriclasse ad Arquata:
«Ennesima beffa per i terremotati»

SISMA - Lo sfogo dell'associazione "Arquata Potest" dopo il provvedimento preso dell'Ufficio Scolastico Regionale: «Un pugno nello stomaco, questo territorio ha bisogno come il pane di certezze. La struttura donata dalla generosità degli italiani rischia di diventare una cattedrale nel deserto»
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Dopo il duro sfogo del sindaco Michele Franchi, arriva un’altra voce forte in merito alla sorte della scuola e degli studenti arquatani. Da settembre, infatti, i ragazzi delle medie saranno in pluriclasse.

La palestra della scuola

«L’ennesima beffa ai danni dei terremotati». Così viene definito il provvedimento preso dell’Ufficio Scolastico Regionale dall’associazione “Arquata Potest“, una delle più attive e seguite del territorio.

«Non vi lasceremo”: ci sembra di sentirla di nuovo quella frase, tanto beffarda quanto il soggetto che a suo tempo la pronunciò, seguita da 4 anni di abbandono -spiegano dall’associazione-. Perché mai allora, proprio adesso che la ricostruzione sta muovendo i primi passi grazie all’ottimo lavoro del commissario Legnini, l’ufficio diretto da Marco Ugo Filisetti ci rifila questo “pugno nello stomaco? È mai possibile che l’Italia resti quel paese dove la mano destra fa finta di non sapere cosa stia facendo la mano sinistra?».

«Non sono bastati i nostri morti, o le immagini di Arquata devastata come da un bombardamento a tappeto?
Non è bastato neanche lo spopolamento post-sisma per far comprendere al Ministero dell’Istruzione che questo territorio ha bisogno come il pane di certezze, e che la scuola, tra queste, è una delle più importanti? Una scuola e una palestra bellissime e moderne, peraltro, donate e realizzate dalla Fondazione “La Stampa Specchio dei tempi”, che ha dimostrato il lato migliore dell’Italia: quello che tende la mano ai fratelli in un momento di difficoltà».

«Forse per la scuola mancano i fondi? -si chiedono ancora da “Arquata Potest”-. Se il problema è quello, bisogna però essere obiettivi e mettere qualcosa anche sull’altro piatto della bilancia: non sono forse bastati i fondi pubblici già risparmiati dallo Stato per la costruzione di questo plesso avvenuta tramite donazioni private? Sì, perché è stata la generosità dei nostri concittadini a garantire una serena prosecuzione degli studi a bambini che hanno sofferto per un anno l’evacuazione del Comune».

«Non è forse bastato, poi, accogliere a braccia aperte in questa scuola anche gli studenti della vicina Accumoli, che pure vivono con noi il periodo più buio della nostra storia? -è la conclusione- Se qualcuno avesse l’intenzione di ostacolare il percorso di rinascita dei territori devastati dal sisma, colpendo oggi Arquata e domani altri comuni dell’entroterra terremotato, costringendo le famiglie con bambini in età scolare a trasferirsi altrove, che lo dicesse chiaramente. Noi, intanto, continueremo a far conoscere a tutti, anche dal vivo, come stanno veramente le cose. Affinché un fiore all’occhiello come la scuola di Arquata non diventi l’ennesima cattedrale nel deserto in un paese che perde di vista il buon senso».

 

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