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Le storie del Pride, Nicolò e Antonio:
«Abbiamo trovato la felicità,
nel Piceno mai discriminati»

GROTTAMMARE - La coppia di artisti, un ritrattista e un cantante, si racconta. Dagli insulti subiti in strada fino al suicidio di due amici omosessuali, che non hanno retto alla cattiveria. Poi l'innamoramento e la decisione di andare a convivere, col plauso delle rispettive famiglie: «Si conoscono, le nostre mamme sono andate a cena diverse volte e sono diventate amiche»
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Antonio e Nicolò col gatto Gargiulo

di Marzia Vecchioni 

«Quando mi urlavano “ricc**one” o “fr*cio” per strada era sempre un colpo al petto, ma alla fine riuscivo a farmi scivolare tutto addosso. Ho da sempre vissuto in maniera libera e sincera. Con il tempo la mentalità delle persone è notevolmente cambiata per fortuna, e negli ultimi dieci anni sono stati pochi gli episodi di omofobia subiti».

Questa è la storia di due ragazzi fidanzati, Nicolò e Antonio, che abitano a Grottammare e che hanno deciso di esporsi perché vogliono che la loro esperienza possa essere incoraggiante e di spunto per qualcuno. Sono da sempre molto partecipativi agli eventi della comunità LGBT+.

«Ho sempre sentito attrazione verso le persone del mio stesso sesso, sin da piccolo -è sempre Nicolò, 33 anni, a parlare-. Nessuno può capire cosa significa sentirsi diversi e sbagliati, perché è così che la società ti fa sentire, anche quando sei piccolo e fragile. Tra i 15 e i 16 anni con la paura nel cuore ho fatto coming out con tutti: famiglia, compagni di scuola e amici; ai tempi non era semplice, non esistevano le unioni civili, non si parlava quasi mai di questi temi, e l’omofobia era molto più accentuata rispetto ad oggi. Sono stato fortunato in quanto cresciuto in una famiglia di mentalità molto aperta: non è stato un problema. Mia madre, che è una persona di ampie vedute e di un’intelligenza rara, mi rispose subito: “l’importante è che tu sia felice. Ti voglio bene ugualmente. Anzi, forse ora anche un po’ di più”. Avevo la famiglia dalla mia parte, e questo è stato fondamentale per trovare la forza e per non sentirmi più sbagliato».

«Ai tempi frequentavo il Liceo Artistico di Asti, e nonostante la percezione comune di una scuola d’arte sia quella di inclusività e diversità, non è stato per niente così -continua-. Sono stato vittima di omofobia a livello verbale e fisico diverse volte, sia da compagni di scuola e sia, cosa molto più grave, da alcuni docenti. Ai tempi nessuno ti ascoltava se parlavi di omofobia; si incassava il colpo e si stava zitti. Bisognava essere forti, e questa forza per fortuna l’ho avuta. Due miei amici purtroppo non l’hanno avuta, ed entrambi a circa 20 anni si sono suicidati e ancora oggi mi viene un nodo alla gola quando ci penso».

Antonio

«Oggi sono una persona risoluta, realizzata, mi amo per quello che sono, so di non essere sbagliato e sono attorniato da tante persone che mi vogliono bene -conclude Nicolò-. Ho trovato un compagno meraviglioso e vivo in un posto che mi dona felicità ogni giorno».

E il compagno meraviglioso a cui si riferisce è Antonio, 38 anni.

«Il primo interesse nei confronti di una persona del mio stesso sesso è avvenuto a 7 anni, in seconda elementare -spiega proprio Antonio-. Già a quei tempi, oltre la discriminazione omofoba, vivevo anche quella di natura religiosa perché la mia famiglia apparteneva alla Chiesa Cristiana Evangelica. Ricordo perfettamente in età adolescenziale di aver subito attacchi e offese sia per la mia natura sessuale (per quanto non ancora dichiarata ai tempi) sia per la fede mia e della mia famiglia. Mi sono sentito diverso a causa della disinformazione, infatti verso i 13 anni pensavo spesso di essere nato sbagliato».

Nicolò

«A quei tempi non c’era l’informazione di oggi a disposizione degli adolescenti -prosegue-. Devo certamente la mia corazza e la mia riscossa personale alla musica, essendomi appassionato alla storia di Freddie Mercury. Alle scuole superiori sono stato bullizzato da diversi compagni tra i quali uno che, ironia della sorte, ho scoperto poi essere gay. Oggi vivo serenamente la mia sessualità. Non provo rancore nei confronti degli altri. E ringrazio la vita perché la mia famiglia dopo un lungo percorso di comprensione ha accettato e condiviso la mia natura e le mie scelte. Sin da piccolo ho sempre desiderato una famiglia con un marito e un piccolo cucciolo peloso e sono fiero di aver raggiunto questi desideri tanto ambiti».

I due ragazzi si conoscono il 5 agosto del 2020. Nicolò racconta così la loro storia:

«A fine luglio di un anno fa, decido di licenziarmi dal posto fisso in Piemonte, mia regione di nascita, e di trasferirmi nel Teramano alla ricerca di una vita più semplice, più tranquilla, e che mi desse la possibilità di andare al mare ogni giorno -afferma-. Il 5 agosto, grazie ad un’app di incontri e grazie al destino, conobbi Antonio. Viveva a San Benedetto. Fu amore a prima vista da parte di entrambi, e nonostante ci fossimo promessi di non correre in quanto tutti e due eravamo usciti da relazioni durature e difficili pochi mesi prima, il 15 settembre, poco più di un mese dopo il nostro primo incontro, prendemmo casa insieme a Grottammare».

Opera di Nicolò; è il ritratto del suo ragazzo Antonio

«Da lì il nostro amore è cresciuto ogni giorno di più -prosegue Nicolò-. Abbiamo preso un gattino, Gargiulo, che per noi è come se fosse un figlio. Abbiamo fatto tanti viaggi ed esperienze, ove possibile, nonostante il periodo poco favorevole a causa del Covid. A distanza di più di un anno siamo ancora qua a Grottammare, felici e innamorati più che mai. L’unica differenza è qualche amicizia tossica in meno. Amicizie che con il tempo sono diventate gelose e ossessive del nostro rapporto. Abbiamo sempre vissuto con molta libertà e naturalezza la nostra omosessualità, e devo dire che il territorio ci ha da subito supportato e incoraggiato. Non siamo stati vittime di omofobia».

A livello lavorativo sono entrambi artisti. Nicolò è un ritrattista (utilizza la tecnica dello stencil spray paint art, la stessa che usa Banksy) e durante la stagione estiva si occupa anche di animazione per feste e compleanni.
Antonio è un cantante ed è titolare di un’agenzia di eventi, la Tony-V & Friends, che opera nel territorio e regala sorrisi a matrimoni, addii al celibato/nubilato, serate in locali; in più lavora, a tempo pieno, in una boutique del lusso.

Nicolò aggiunge: «La mia famiglia è sempre stata credente ma non cattolica, e questo sicuramente ha aiutato molto ad accettarmi con facilità, perché purtroppo tante dichiarazioni e affermazioni di personaggi appartenenti alla Chiesa avvalorano le idee omofobe e sbagliate di tanti genitori cattolici che arrivano a sbattere fuori di casa i propri figli in quanto gay. Le nostre famiglie si conoscono, e le nostre mamme sono andate a cena diverse volte e sono diventate amiche».

I due innamorati ci tengono poi a rimarcare: «Supportiamo con entusiasmo la comunità LGBT+ del territorio piceno. Riponiamo molta speranza in tutte quelle riforme necessarie (come il Ddl Zan) per rendere il nostro Paese sempre più inclusivo e giusto; non tollerante, perché crediamo che non ci sia nulla da tollerare, piuttosto da accettare, e per far sì che venga messo alla pari di alcuni Paesi democratici industrializzati che riguardo ai diritti civili sono all’avanguardia, rispetto all’Italia».

«Continuo a sperare nelle riforme contro l’omofobia, perché ci fossero state 15 anni fa, i miei due amici probabilmente sarebbero ancora vivi -conclude Nicolò-. E a tutti quelli che dicono che si crea una disparità, andando incontro agli omosessuali, perché non ci sono aggravanti per aggressioni verso gli etero, vorrei urlare loro che non si è mai sentita una notizia riguardante un’aggressione a una persona perché eterosessuale. Forse alcuni di loro dovrebbero azionare il cervello prima della lingua».

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