di Federico Ameli
Nonostante l’accorato appello congiunto lanciato negli ultimi giorni dal senatore Giorgio Fede e dal coordinatore nazionale dei sindaci del Pd Matteo Ricci, a meno di sorprese dell’ultim’ora la grande coalizione democratica e progressista guidata da Francesca Pulcini, che nelle intenzioni dei protagonisti avrebbe dovuto tenere testa a Pasqualino Piunti e al suo blocco di centrodestra in vista delle prossime elezioni comunali di San Benedetto, non riuscirà a vedere la luce.
Alle 21 di ieri, lunedì 16 luglio, sono infatti scaduti i termini per aderire ufficialmente al progetto elettorale condiviso che la responsabile regionale di Legambiente avrebbe poi avuto il compito di traghettare all’appuntamento con le urne del 3 e 4 ottobre, ma tra le tre parti coinvolte nel possibile accordo – i 5 Stelle di Serafino Angelini, il Pd di Aurora Bottiglieri e la squadra di Paolo Canducci – sono emerse delle divergenze che hanno fatto virtualmente saltare il banco, con Canducci e i suoi che, non presentandosi all’appuntamento con gli altri rappresentanti dell’aspirante coalizione, hanno di fatto optato per un percorso in solitaria anziché fare fronte comune dinanzi al rischio di un Piunti bis.
«Senza realmente essersi mai seduto ad un tavolo congiunto – dichiara a questo proposito Giorgio Fede – Canducci ha disertato per l’ennesima volta qualsiasi tavolo di trattativa allargato. Scelta personale assolutamente legittima, ma facciamo chiarezza e non parliamo della ricerca di una unitarietà che vada oltre la propria autocandidatura.
Bisogna essere sinceri con gli elettori e non nascondersi dietro il solito giochetto di parole di una politica esclusivamente autoreferenziale. Apprezziamo il confronto a cui il Pd locale si è sottoposto, ma in questo percorso è mancata sempre una parola chiara sulla reale disponibilità ad un confronto paritetico, a un sì netto nel mettere sul tavolo anche la propria posizione personale nella condizione minima di ogni trattativa, quella di mettere tutti in discussione le proprie proposte personali per valutarne una nuova e frutto di una reale condivisione comune».
Un rifiuto, quello di Paolo Canducci, che in fondo era nell’aria già da qualche giorno per via della candidatura imposta e non mai realmente condivisa, almeno dal suo punto di vista, di Francesca Pulcini, che agli occhi dei suoi potenziali alleati rappresentava invece la figura di raccordo ideale su cui convergere per lanciare una sfida alla pari al sindaco uscente Piunti.
«Più che il sipario – prosegue Fede – a calare è stata la maschera della scena politica sambenedettese.
Purtroppo l’accordo con un candidato sindaco esterno non è andato in porto, ma da forza politica responsabile era giusto provarci, era giusto essere aperti e disposti a mettere da parte gli interessi personali.
Il nostro Serafino Angelini lo ha fatto, dando la disponibilità a ritirare la propria candidatura per cercare un’alleanza più ampia per il bene di San Benedetto, ma prendiamo atto che le altre forze politiche hanno lasciato cadere la proposta».
Dopo il mancato accordo tra le parti, è proprio da Serafino Angelini che i 5 Stelle dovranno ripartire in vista della volata finale, nella speranza di riuscire a sopperire in solitaria al supporto elettorale che un’intesa politica di questa portata avrebbe potuto garantire a tutta l’area progressista di centrosinistra.
«Per noi di fatto cambia poco – continua il senatore Fede – e, come lo eravamo prima, siamo pronti ora a rivestire il nostro ruolo in campagna elettorale. Ci presentiamo al voto con la consueta trasparenza e con la consapevolezza di non esserci mai sottratti al confronto in maniera ambigua, mai nascondendoci dietro a ruoli di posizione, alla tutela di candidature personalistiche o dietro ai soliti nomi della solita vecchia politica da cui chiedevamo solo un distacco ed una marcata discontinuità.
Angelini è stato l’unico a non nascondersi dietro un se ma ad aver parlato chiaro alla città e a chi era stato invitato al tavolo, partecipando – unico candidato ad averlo fatto – a tutti gli incontri, con il consueto senso di correttezza che dovrà caratterizzare la nostra azione da qui al voto e dal voto a fine mandato».
Al di là della comprensibile amarezza del momento, a qualche ora dal mancato accordo in casa 5 Stelle emerge la consapevolezza che a decidere le sorti della città saranno i sambenedettesi, che dopo aver assistito a un confronto che, almeno per il momento, è andato ben lontano dal raggiungere gli obiettivi prefissati, saranno chiamati a stabilire le sorti politiche della città per i prossimi cinque anni.
«L’onestà intellettuale – conclude il senatore pentastellato – mi impone di ammettere che una parte importante del percorso è stata fatta con il Pd, sia pur interrotto bruscamente e a mezzo stampa alla prima interlocuzione sul candidato, ma con Canducci non si è mai riusciti nemmeno a iniziare.
Lascio il giudizio finale agli unici deputati a farlo, i cittadini sambenedettesi, che esprimeranno la loro valutazione finale, di cui tutti dovremo prendere atto. Evidentemente ha prevalso altro rispetto alla reale volontà di cambiare in meglio la nostra città, con un’alleanza che avrebbe avuto chance di vittoria superiori».
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