di Federico Ameli
È trascorsa ormai una settimana dal mancato accordo elettorale tra Partito Democratico, 5 Stelle e Verdi, ma la polemica interna all’area progressista sambenedettese non accenna ancora a placarsi.
Il nome di Francesca Pulcini, responsabile regionale di Legambiente e potenziale figura di raccordo tra le diverse anime del centrosinistra cittadino, non è bastato per mettere tutti d’accordo, lasciando con un pugno di mosche chi, sia a livello locale che nel panorama nazionale, dopo mesi di colloqui tra le parti confidava di poter realmente unire le forze dinanzi alla coalizione guidata dal sindaco uscente Pasqualino Piunti.
Nonostante la ferma volontà di fare un passo indietro in nome di un progetto condiviso da affidare a Francesca Pulcini, al pari dei suoi colleghi Serafino Angelini – portavoce e leader dei 5 Stelle sambenedettesi – si è visto dunque costretto a riprendere la campagna elettorale in solitaria, ma l’amarezza per aver visto sfumare un accordo che avrebbe potuto cambiare le sorti politiche di San Benedetto resta ben evidente anche a sette giorni di distanza.
«Prediligere una campagna elettorale basata su idee, temi concreti e una visione ben definita del futuro della nostra città – dichiara Angelini – non significa certamente farsi prendere in giro attraverso il racconto di una realtà completamente distorta e che ci ha visto coinvolti ogni giorno degli ultimi mesi».
In particolare, a finire nel mirino del candidato sindaco pentastellato è Claudio Benigni, segretario comunale del Pd sambenedettese, accusato di non aver mai preso in considerazione un accordo elettorale di questa portata, al di là delle dichiarazioni di facciata.
«Il segretario comunale del Pd – attacca Angelini – non conosce la vergogna perché mente spudoratamente sapendo di mentire, e su tutta la linea.
Nell’ultimo incontro in cui si doveva firmare il patto di alleanza a tre, Benigni ha riconfermato di non volere un accordo con il Movimento 5 Stelle, e alla possibilità di fare una lista PD-5 Stelle ha risposto di no riproponendo ostinatamente per la seconda volta Bottiglieri candidata sindaca, Angelini vice e Pulcini assessore, dimostrando di non aver capito niente di cosa pretendano giustamente i cittadini. Discontinuità rispetto al passato e credibilità, queste sconosciute.
A questo punto – prosegue – appare evidente che qualcuno abbia scritto il copione e non abbia mai voluto veramente prendere in considerazione un accordo con il Movimento 5 Stelle, mettendo in scena una commedia sul fatto che prima si è fatto eleggere candidato sindaco dall’Unione comunale e poi ha ritirato la sua candidatura prendendo in giro per prima cosa i suoi stessi iscritti.
Davanti a molti testimoni ha dichiarato di considerare uno “spreco di tempo” la discussione per un accordo sul candidato sindaco una volta giunti a una intesa programmatica, ha mascherato da trattativa una offerta unica e inamovibile sulla propria candidata, ha chiuso la porta persino quando gli è stato offerta una candidatura in tutto e per tutto condivisibile come Francesca Pulcini – per giunta proveniente da Legambiente, associazione vicina al Pd – nascondendosi dietro alle resistenze di Canducci».
Oltre al segretario Benigni, le accuse di Angelini tirano in ballo anche l’ex sindaco Paolo Perazzoli e sua moglie Loredana Emili, già consigliere comunale, che secondo il leader pentastellato influenzerebbero ancora oggi le scelte dei democratici sambenedettesi da vera e propria “royal family”, come peraltro ammesso qualche anno fa dallo stesso Benigni.
«Forse è il caso che a San Benedetto la cittadinanza riprenda a porsi delle domande – continua Angelini -. Ad esempio, a chiedersi quali siano le reali priorità di certi soggetti politici, e quanto siano distanti dalla cura verso il bene comune.
Ad esempio cosa stravolga il pensiero del segretario comunale del Pd quando solo pochi anni fa dichiarava apertamente come i primi sei anni di amministrazione Gaspari siano stati viziati dalle pretese di Loredana Emili e del marito Paolo Perazzoli di essere i “sindaci ombra dell’amministrazione” ed oggi invece si sentano in dovere di farsi dettare la linea dalla stessa “royal family”, persino quando Ricci e Gostoli, rispettivamente vicepresidente e segretario regionale del Pd, abbiano riconosciuto il valore della candidatura Pulcini e lo abbiano invitato a sottoscriverla.
Non discutiamo certamente la tipica Benign(i)a strumentale interpretazione dei fatti al fine di ottenere un supposto vantaggio politico – conclude – ma distorcere la realtà attribuendo agli altri le proprie azioni si chiama proiezione e sa tanto di meschino. Il Pd sambenedettese oggi si fa dettare l’agenda da Articolo Uno (partito al 2%) e la comunicazione da Nos (% non pervenuta). Ecco un’altra domanda per il cittadino: davvero il Pd vuole vincere le elezioni?».
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