di Maria Nerina Galiè
Nove pazienti Covid ricoverati negli ospedali del Piceno ed un decesso: non tutti sono registrati nel bollettino emanato quotidianamente dal Servizio Sanità della Regione Marche (il decesso probabilmente sarà sul report di oggi), anche perché il quadro cambia in maniera repentina.
C’è il rischio che si riapra la Pneumo Covid del “Mazzoni” di Ascoli?
«Non è nelle previsioni per ora. Se servirà, ma sarà l’Asur Marche a dettare le linee guida, sarà riaperto»: a rispondere è il dottor Giancarlo Viviani, direttore del presidio unico ospedaliero dell’Area Vasta 5.
Nel dettaglio, ieri sera, 2 settembre, all’ospedale di San Benedetto erano ricoverati 3 pazienti in Rianimazione, tutti non vaccinati. Due alla Murg in regime di semi intensiva, non vaccinati. Quattro al Pronto Soccorso del “Mazzoni” di Ascoli, tre dei quali non vaccinati, tra cui una over 40. Questi ultimi saranno dimessi a breve, forse anche oggi, ad uno è stata somministrata la cura con gli anticorpi monoclonali.
La persona deceduta, aveva 75, non era vaccinata ed era arrivata in gravissime condizioni.
Una sola persona, dei 9 in ospedale, è vaccinata. Si tratta di una donna che ha più di 70 anni e con diverse comorbilità. Si trova al Pronto Soccorso del “Mazzoni” di Ascoli e sta relativamente bene. La riflessione dei sanitari che la stanno curando è: «Il vaccino l’ha salvata, riducendo gli effetti più gravi della malattia che, nelle sue condizioni, sarebbero stati molto pericolosi».
Non si può dire altrettanto un’altra donna, ricoverata nella Rianimazione del “Madonna del Soccorso”. Le sue patologie le hanno impedito di vaccinarsi ed è grave.
Altra riflessione di chi le sta intorno per salvarle la vita: «Il vaccino serve anche per proteggere i fragili».
Dottor Viviani, per restare sul fronte ricoveri, c’è il timore che si ripresenti la situazione dell’autunno 2020, con picchi di oltre 100 malati Covid negli ospedali del Piceno?
«Non credo, perché adesso c’è il vaccino e la richiesta di ospedalizzazione, rispetto al numero dei contagi, non risulta essere come lo scorso anno. Ma è chiaro che il virus non si potrà debellare fino a che tutti, o quasi, non sono coperti dal farmaco. Solo così si rompe la cosiddetta “catena di contagiosità” e si pone fine alla pandemia».
Com’è adesso la situazione negli ospedali di Ascoli e San Benedetto.
«In questa fase, anche se è dura per tutti i reparti interessati, in particolare per i Pronto Soccorsi dove gli operatori stanno facendo un ottimo lavoro, riusciamo a gestire bene i casi Covid e, nello stesso tempo, a seguire a dovere i malati non Covid.
La guardia non l’abbiamo mai abbassata e non abbiamo mai dimentichiamo che ci sono altre malattie da curare oltre a quella provocata dal virus.
Impossibile prevedere con certezza cosa accadrà nei prossimi mesi».
Perché ci sono molti no vax?
«Il successo del vaccino è stato anche il suo punto debole oggi, in un’epoca dove in tanti non hanno vissuto le grandi epidemie. Non parlo di secoli fa. Ma degli anni ’60, con la poliomielite che ha ucciso tanti bambini, e ’70 con una epidemia di colera che ha colpito la Campania, ad esempio.
La gente sfilava in strada per avere il vaccino dal governo. Adesso si sfila contro. Si moriva anche con il morbillo. Eppure lo ricordano in pochi. Perché il vaccino pose fine a tutto».
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