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Chirurgia del “Madonna del Soccorso”,
gli obiettivi del nuovo primario:
«Polo di riferimento per qualità
e lavoro di equipe»

SAN BENEDETTO - Il professor Salomone Di Saverio punta sulla formazione dei giovani chirurghi e sull’interazione con i colleghi. Dagli interventi ad elevatissima complessità insieme con la Principi al team multidisciplinare per approcciare patologie oncologiche. La riorganizzazione del reparto e la pandemia
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L’ospedale di San Benedetto. Nel riquadro il professor Salomone Di Saverio

 

di Maria Nerina Galiè

 

Un cerchio si chiude intorno a prospettive, che già prendono forma, per rendere il reparto di Chirurgia dell’ospedale “Madonna del Soccorso” di San Benedetto un polo di riferimento per i pazienti e per la formazione.
Si può riassumere così lo spirito che ha portato – o meglio riportato – in Riviera il nuovo primario, il professor Salomone Di Saverio.
Tanti gli assi nella manica che il professore ha già iniziato a sfoderare: dall’applicazione del sistema anglosassone (guardi, fai, insegni) in sala operatoria, al farsi promotore della costituzione di un team multidisciplinare per affrontare le patologie oncologiche.
Il dottor Di Saverio è nato a Colonnella e, dopo 27 anni di brillante carriera (sotto una breve biografia), ha scelto di tornare a casa.
«Ho letto questa opportunità come un segno, come un cerchio che si chiude appunto, per riavvicinarmi ai luoghi d’origine. Nello stesso tempo ho intravisto le potenzialità della struttura. Per collocazione, equidistante dai capoluoghi regionali di Ancona e Pescara, quindi in grado di ricoprire il ruolo di polo chirurgico e di formazione per Abruzzo e Marche. Ritengo inoltre che qui la Sanità regionale funzioni bene».

Poi entra nel merito.
«Il bacino d’utenza di Marche e Abruzzo non ha riferimenti, spesso si rivolge a centri più grandi come Milano o Bologna per determinate patologie. Ci sono stati nomi importanti come Walter Siquini e Marco Catarci, ma sono andati via. Anche per Catarci c’è stata una chiusura del cerchio, quando è tornato nella sua Roma».

L’ospedale di San Benedetto polo chirurgico: da dove si comincia? 
«Dal riconquistare la fiducia della popolazione, facendo emergere non il nome di un chirurgo, piuttosto l’equipe». E qui l’idea del lavoro di gruppo, condiviso, s’innesta in quella della scuola di formazione.
«Al “Madonna del Soccorso” – è sempre il dottor Di Saverio che parla – ci sono tanti colleghi giovani su cui poter investite in formazione. Credo nei giovani e nelle donne, ce ne sono diverse, secondo un principio di equità di genere. E’ importante credere nelle nuove risorse, il tempo passa per tutti.
La mia idea è quella di fare del reparto un piccolo centro di qualità per la formazione, una scuola. Non dico di eccellenza, ma di qualità lo ripeto, dove giovani chirurghi possano imparare. In questi 40 giorni sono stato presente in ospedale tutti i giorni e mi sono messo a disposizione dei miei dottori, dottoresse e collaboratori.
Applico il sistema anglosassone: “guardi, fai, insegni”.
E’ una catena. Ai chirurghi più esperti affido interventi di media difficoltà, un’anastomosi tanto per citarne uno. Questi, a loro volta, insegnano ai colleghi alle prime armi, su appendiciti o ernie ad esempio».

L’insegnamento ha il suo momento clou, però, negli interventi più complicati.

«Quelli li faccio io. Ed ho notato che alcuni della mia equipe, pur di assistere, sono anche rientrati dalle ferie».

Si è trattato di operazioni che, per il professor Di Saverio, sono stati spunto per inserire un’altra novità: «Gli interventi di chirurgia oncologica ad altissima complessità sono svolti da un’equipe primariale, con me e la dottoressa Tiziana Principi (direttore del Dea dell’Area Vasta 5 e del reparto Rianimazione del “Madonna del Soccorso”, ndr). C’è un accordo tra noi che prevede sedute dedicate, calendarizzate di solito al venerdì». 

L’interazione con i colleghi è pure un punto cardine per il primario, nell’approccio diagnostico e terapeutico delle patologie oncologiche. 

«Mi sono fatto promotore della costituzione di un team multidisciplinare, composto da chirurghi, oncologi, internisti, gli specialisti in base al caso clinico, radiologi e radioterapisti, anatomopatologi, in qualche caso anche medici di medicina generale. Lo scopo è di definire una cura su misura, per ciascun paziente, attraverso scelte condivise».

Professor Di Saverio, come ha trovato il reparto che dirige?

«L’Area Vasta 5 si sta impegnando sull’innovazione tecnologica, con l’acquisto di nuove strumentazioni per la chirurgia mini invasiva. Ed anche sull’ammodernamento dei locali. Entro fine anno i 12 posti letto dovrebbero diventare 16 o 18. Probabilmente arriverà un nuovo chirurgo e, forse, altri infermieri. Tutto questo è molto importante per reparti che stanno crescendo come Chirurgia ma anche Ortopedia, con il dottor Di Matteo.

In merito al reparto, sì, sto riorganizzando. Il Day Surgery dovrebbe essere utilizzato per tutti gli interventi più semplici, a bassa complessità, in modo da ottimizzare l’utilizzo delle sale operatorie più grandi per oncologia e chirurgia mini invasiva.
Sempre per ottimizzare la qualità del servizio, organizzerò i posti letto per intensità di cura, mettendo insieme, da una parte, i pazienti che hanno subito interventi come al pancreas, colon, gastro intestinale, quindi più esposti a infezioni batteriche, dall’altra le degenze post operatorie per ernie o interventi al seno, a meno rischio infettivo».

Timori e speranze sul fronte Covid?
«Ancora parte del personale è assorbito dalla pandemia e dalle vaccinazioni. L’auspicio è tutto torni al più presto alla normalità.

Nelle Marche i  dati relativi ai vaccini sono incoraggianti. Non dovremmo assistere ad una recrudescenza. Se così fosse, però, auspico nella collaborazione dell’intera Area Vasta 5 e di quelle del resto della regione.
Confido anche nel senso di responsabilità dei cittadini a vaccinarsi e ad adottare tutte le misure di prevenzione».

 

Il professor Di Saverio è membro autorevole delle più prestigiose riviste scientifiche e l’unico chirurgo italiano membro della commissione della Sages (Society of American Gastrointestinal and Endoscopic Surgeons), confermato in questi giorni nel posto che aveva occupato anche nel biennio 2019-2021.

Salomone Di Saverio ha frequentato il Liceo Classico “Leopardi” di San Benedetto, uscendo con il massimo dei voti (Pagella D’Oro), per poi entrare all’Università Cattolica di Roma. Specializzato in Chirurgia Generale a Bologna, dove per sette anni è stato responsabile della Chirurgia Laparoscopica d’Urgenza e del Trauma all’Ospedale Maggiore, il medico ha letteralmente girato il mondo, toccando il Sudafrica, gli Stati Uniti, il Regno Unito (per due anni ha ricoperto il ruolo di primario di Chirurgia Colorettale all’ospedale universitario di Cambridge), fino al rientro in Italia, all’ospedale di Varese come docente universitario e primario della Chirurgia 1 dell’ospedale di Circolo.

Da lì a San Benedetto, a dirigere il reparto di Chirurgia: «Lo conosce il film “Il Re Leone”? Tutto riprende da dove è cominciato, dalle tue radici».

 

 


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