di Luca Capponi
Apertura d’obbligo per quanto accaduto pochi minuti prima dell’inizio: il presidente Neri consegna una targa a Matteo Mascitti, che era allo stadio “Curi” di Perugia quel maledetto 28 agosto, quando il papà Luigi perse la vita sugli spalti a seguito di un malore. Aveva solo 56 anni e stava seguendo il suo Ascoli. Ricordo doveroso, commovente, necessario.
È anche per Luigi se i tifosi bianconeri ci mettono ancora più cuore. Sono 4.545 in questo sabato pomeriggio 18 settembre. E nessuno di loro, forse solo i più ottimisti, si aspettava di trovare il Picchio in testa alla classifica dopo tre giornate di campionato. Una cosa del genere qui non si era mai vista. Atmosfera dunque elettrica e ambiente galvanizzato per lo scontro contro il Benevento appena disceso dalla A, che in classifica insegue a 5 punti di distanza.
L’ultima volta in casa, lo scorso 22 agosto alla prima contro il Cosenza, si giocò in notturna. Oggi invece è una giornata calda e soleggiata con venticello a sferzare (non solo) agli animi. L’ideale per uno spettacolo calcistico di inizio stagione sì, ma già foriero di spunti.
I trascorsi, d’altronde, sono quello che sono, soprattutto dopo quel 31 luglio 2020, col 2-4 che vide il Benevento imporsi al “Del Duca“, in un match che per i bianconeri allora guidati da Dionigi significava salvezza. Un traguardo sospirato e insperato, che arrivò lo stesso nonostante la sconfitta. Ma a qualcuno l’atteggiamento fin troppo battagliero di Inzaghi e suoi non andò giù. Anche perché in “palio” c’erano pure storie di record in B e di paragoni con l’Ascoli dei record di Renna targato 1977/1978.
Non a caso l’accoglienza per squadra e tifosi giallorossi non è delle migliori. Bordate di fischi.
Si comincia dunque con gli spalti che ribollono, non solo per la temperatura. L’inizio dell’Ascoli è buono, la doppietta delle “streghe” spegne gli animi. Prima Sau al quarto d’ora, poi Insigne dieci minuti dopo colpiscono una burrosa difesa. Una botta dura per il tifo bianconero, che subisce il colpo per tutto il primo tempo. I cori dei dirimpettai giallorossi, giunti in buon numero dalla Campania, diventano l’unico motivo musicale udibile.
Ci vorrebbe una scintilla dal campo. Dove però a parte qualche folata offensiva, la squadra fatica a reagire. Si va al riposo con la speranza che accada qualcosa in grado di riaccendere gli animi. Di sicuro l’amico Caserta se l’è studiata bene. Il mister del Benevento è infatti stato compagno di squadra del collega Sottil, ai tempi del Catania. Due anni in cui condivisero anche una promozione in Serie A nell’anno di grazia 2006/2006.
Si ricomincia con un copione chiaro. L’Ascoli ci prova, il Benevento agisce di rimessa forte dei suoi “folletti” sguscianti Sau e Insigne. Sul fronte tifo, i beneventani continuano nel loro monologo canoro. Ci sta.
Ma il Picchio, e i suoi supporters, si sa, non mollano facilmente. E i cori ripartono, in parallelo con gli undici in campo che provano a riaprire il match. Sembra la volta buona intorno al minuto 70, ma quanto accade in area ai danni di Dionisi non viene ritenuto fallo da rigore.
Altro spunto: tra i campani entra l’attaccante Lapadula, uno che con Ascoli non ha mai avuto un buon rapporto sin dai tempi del Teramo, in Serie C, quando la sfida era anche presidenziale tra il teramano Campitelli e l’ascolano Bellini. Roba vecchia di almeno 7 anni. Ere fa, nel calcio.
Su rettangolo verde però si arriva quasi alla fine con l’inerzia della partita che rimane immutata. La musica non cambia. Anzi, a quattro minuti dalla fine il Benevento si mangia il terzo gol a porta vuota. E per la seconda volta consecutiva porta via i tre punti dal “Del Duca”. Nel luglio del 2020 per gli ascolani fu festa lo stesso. Stavolta no, ma poco male. Siamo solo all’inizio, come si dice sempre di questi tempi. I tifosi lo sanno, e applaudono convinti i ragazzi.
Certo, sarebbe stato bello fosse andata diversamente. E sarebbe stato bello dedicarlo a Luigi. Sarà per la prossima.
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