di Maria Nerina Galiè
Aver fatto pare della storia, superando i momenti critici, nella consapevolezza di dover perseguire un obiettivo importante: questo lo spirito che ha accomunato gli oltre 90 operatori coinvolti nella campagna vaccinale anti Covid per la popolazione al palazzetto “Bernardo Speca” di San Benedetto.
L’avventura, iniziata il 20 febbraio, si sta per concludere.
Il nuovo pvp, già designato e che sarà attivo dalla prossima settimana, sarà al Centro Agroalimentare di Porto d’Ascoli.
«Al fine di ottimizzare l’impiego di personale ci sarà anche un’ala dedicata ai tamponi. Del resto il palazzetto deve ora essere restituito alla comunità», spiega la dottoressa Maria Teresa Nespeca, direttrice del Distretto Sanitario della Riviera.
E per salutare il palazzetto medici vaccinatori, infermieri, amministrativi e volontari di Protezione Civile si sono concessi una “pizzata”, tutti insieme, per sancire un vincolo di collaborazione professionale e personale nato nei mesi in cui il “Bernardo Speca” «è stato al centro un’esperienza che mai avremmo pensato e, proprio per questo, affrontata con tutta la dedizione necessaria, superando la stanchezza e le difficoltà», sono ancora le parole della Nespeca.
Tra i momenti delicati, quelli legati agli approvvigionamenti che in qualche caso hanno creato problemi e proteste da parte degli utenti rimandati a casa. Poi il caos Astra Zeneca.
«I cittadini che si sono susseguiti – commenta la direttrice del Distretto – ci hanno regalato sguardi e parole pieni di gratitudine, ma non sono mancati gli insulti, per la troppa attesa o perché mancava il farmaco. Ci siamo passati sopra».
Hanno assistito a scene che difficilmente dimenticheranno: «Litigi tra mamme e papà per vaccinare o non vaccinare i figli. Qualche ragazzo, ma parliamo di due o tre casi, è rimasto con una sola dose, autorizzata da un solo genitore e che ha incontrato l’opposizione dell’altro».
Tra i ricordi più belli quelli dell’inizio, con le persone più in là con gli anni. E i giovani.
«Le persone anziane sono state quelle che ci hanno fatto davvero emozionare, direi commuovere. Arrivavano ben vestiti e preparati, dando la sensazione di andare ad un appuntamento molto importante.
Poi anche i maturandi che hanno manifestato grande compostezze, rispetto e serietà, ed i ragazzini, così desiderosi di riprendersi la loro vita.
Qualcuno aveva paura dell’ago e cadeva vittima di una “reazione vagale”. Abbiamo steso più lettini per i i giovani che per gli anziani – racconta con affettuosa empatia la dottoressa – ma nessuno si è scoraggiato».
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