di Maria Nerina Galiè
Sei infermieri della Dialisi dell’ospedale “Mazzoni” di Ascoli si sono messi in malattia il 15 ottobre: sarà un caso, ma è accaduto proprio lo stesso giorno in cui è entrato in vigore l’obbligo di esibire il green pass sul luogo di lavoro. Obbligo che vale anche per i dipendenti dell’Area Vasta 5, i quali – se sono operatori sanitari – devono anche essere vaccinati. Pena la sospensione come sta avvenendo, a scaglioni, da metà agosto ai nomi via via segnalati dall’Asur Marche al direttore Cesare Milani e alla commissione appositamente istituita. Al momento sono 19 in tutto, quelli che sono stati lasciati a casa senza stipendio, fino al 31 dicembre.
Poi è accaduto che venerdì scorso, invece del certificato verde, alcuni infermieri di uno stesso reparto dell’ospedale di Ascoli, la Dialisi appunto, hanno esibito un certificato medico.
Il dubbio che non sia una coincidenza è ritenuto legittimo da parte di Cesare Milani: «Io non sono tenuto a sapere se queste persone sono vaccinate oppure no. Ma è un dato di fatto che si sono messi in malattia tutti insieme. Del resto, di fronte ad un certificato medico che attesta la malattia dobbiamo alzare le mani».
Il sospetto di Milani però, ben presto, ha dovuto lasciare spazio ad un altro problema: quello della copertura dei turni per garantire alla popolazione un servizio primario e salvavita, come la dialisi.
«Si tratta di personale altamente specializzato ed occorrono 6-7 mesi per un’adeguata formazione. Non è facile trovare su due piedi dei sostituti.
Nonostante tutto, siamo riusciti a non creare disservizi all’utenza. Abbiamo chiesto dei sacrifici, è vero, al personale in forza ed abbiamo distaccato anche un’infermiera dalla Dialisi di San Benedetto. Ma i cittadini non perderanno nemmeno una seduta».
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