di Maria Nerina Galiè
Un duro colpo per l’ospedale “Madonna del Soccorso” di San Benedetto e per tutta la Sanità picena l’annunciata chiusura, seppure temporanea, della Murg. I 13 posti letto, parte integrante del Pronto Soccorso e della struttura che fa fronte alle emergenze e urgenze, non possono rimanere completamente attivi fino a che non si troveranno altri medici specializzati. Che dovrebbero arrivare dalla convenzione con una cooperativa che il direttore di Area Vasta 5, Cesare Milani, si sbrigherà a stipulare per garantire un servizio essenziale e di eccellenza per la popolazione.
Un decisione estrema che Milani è stato costretto a prendere: l’alternativa era uno “strappo”, fino alla convenzione, da parte dei medici di altri dipartimenti. Ma non c’è stata disponibilità.
All’unità operativa di Medicina e Chirurgia d’Accettazione e d’Urgenza del “Madonna del Soccorso” lavorano 9 medici, più 3 con specialità chirurgica che non gestiscono casi complessi, più il primario, la dottoressa Giuseppina Petrelli.
L’organico è sotto dimensionato di 9 professionisti. E, non dimentichiamolo, siamo ancora in pandemia, dove il virus ha pesato parecchio sui reparti di emergenza e urgenza dell’ospedale rivierasco (la Murg ha gestito fino a pochi giorni fa pazienti positivi al Covid nella semi intensiva. Come era riportato nel report del Servizio Sanità regionale).
«Dobbiamo coprire, a rotazione, tre turni al giorno, di cui 2 al Pronto Soccorso, che ha ancora il doppio percorso per i sospetti Covid, ed uno alla Medicina d’Urgenza», spiega la dottoressa Petrelli.
Il problema è nato per l’impossibilità di coprire tutti i turni notturni con il personale a disposizione.
Ecco quindi la soluzione “drastica” che di fatto non toglie posti letto – l’osservazione breve intensiva dovrà essere garantita per un massimo di 48 ore – ma un medico a turno nel reparto che gestisce le emergenze e urgenza.
«Al Pronto Soccorso – è sempre il primario che parla – ci sono le sale visita organizzate come un open space in cui pazienti, dopo una prima stabilizzazione, vengono gestiti in Medicina d’Urgenza che altro non è se non il terzo ambulatorio del Pronto Soccorso.
Qui ci sono sia letti Obi (osservazione breve intensiva, ndr) dove vengono trattati pazienti a bassa intensità (l’Obi è attiva da oltre 20 anni), sia letti di degenza ordinaria e di semintensiva, dove vengono trattati i pazienti instabili.
Tutti questi letti servono, inoltre, all’ospedale. Nel senso che sono utilizzati anche dai servizi privi di posti letto propri, come l’Oncologia e la Gastroenterologia – quest’ultimo è centro hub in Area Vasta 5 per le emorragie digestive – o a colmare le carenze di specialistiche come la Pneumologia e la Nefrologia.
Togliere il medico dalla medicina d’urgenza vuol dire depotenziare il Pronto Soccorso nella gestione degli Obi e della semintensiva».
Senza lasciarsi andare a commenti – del resto è ancora il nuovo assetto è ancora tutto da organizzare – le parole della dottoressa Petrelli fanno presagire uno scenario preoccupante per il periodo in cui la struttura verrà ridimensionata. Perché di questo si tratta, in quanto la Murg è parte integrante del percorso che accoglie i pazienti al Pronto Soccorso e li gestisce fino alla dimissione o al trasferimento.
«Di certo – afferma la direttrice di Medicina e Chirurgia d’Accettazione e d’Urgenza – si allungheranno i tempi di attesa al Pronto Soccorso. Alla fine dei conti, c’è un medico in meno a turno.
I casi critici – aggiunge – avranno la precedenza ma rischieranno di restare in Pronto Soccorso se la Murg non funzionerà al 100%.
I posti letto Obi non si potranno gestire bene se non c’è il medico dedicato, perché questo abbassa pericolosamente la qualità dell’assistenza creando problemi per il paziente e aumentando il rischio “medicolegale” per il medico.
Non è la struttura che verrà ridimensionata, lo ribadisco, ma il Pronto Soccorso».
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