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Covid, il quadro di Maffei:
«Le Marche “rosse” per l’Europa,
ma preoccupano di più
le terapie intensive»

CORONAVIRUS - Il commento sui dati della pandemia in regione. Siamo al sesto posto in Italia con 90 casi circa ogni 100.000 abitanti. La classificazione Ue è dovuta all'altissima percentuale di tamponi positivi. Procede bene la vaccinazione
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Rosso Europa per le Marche nelle Mappa del rischio nelle Regioni europee con i dati aggiornati all’11 novembre 2021. Fonte: European Centre for Disease Prevention and Control.

 

di Claudio Maria Maffei*

Cerchiamo di guardare i dati di ieri e di trarne qualche spunto di riflessione. Facciamoci aiutare dal confronto con le altre Regioni. Il primo dato da guardare è il numero di nuovi casi (sia asintomatici che senza sintomi) diagnosticati nella ultima settimana: siamo al sesto posto con 90 casi circa ogni 100.000 abitanti. Di gran lunga al primo posto il Friuli-Venezia Giulia e in particolare la Provincia di Trieste dove le manifestazioni no-tutto hanno portato questo indicatore a 597 riempiendo ospedali e terapie intensive. Sono invece piuttosto preoccupanti i dati sulle terapie intensive delle Marche.

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Claudio Maria Maffei

Come noto si calcola la percentuale di posti letto nelle rianimazioni occupati da pazienti Covid. La soglia critica è considerata il 10%. In questa classifica siamo al secondo posto con l’8,4%, un dato falsato dal fatto che la Regione considera nel calcolo anche i nuovi 24 posti letto in più che avrebbe aperto, di cui 20 a Torrette, che sono senza personale.

La Regione Marche dichiara di avere 238 posti letto di rianimazione attivi contro i 120 di prima della pandemia. Il che vorrebbe dire che le rianimazioni marchigiane avrebbero a disposizione circa 70 anestesisti rianimatori in più e 350 infermieri in più (ogni 10 posti letto vanno considerati almeno sei anestesisti-rianimatori in più e 30 infermieri in più senza considerare l’altro personale). Basta chiedere in giro se questo personale in più c’è. Non c’è. Questo modo di contare i letti di terapia intensiva ce l’hanno anche altre Regioni e magari al Ministero sta bene.

Fatto sta che trovare posti letto liberi in rianimazione nelle Marche non è facile e fatto sta che in qualche ospedale si è già cominciato a ridurre l’attività chirurgica programmata per carenza di personale. Meno preoccupanti i dati che ci fanno considerare in zona rossa dalle mappe europee. Questo colore (di peggio c’è solo il rosso scuro) dipende dal fatto che abbiamo una altissima percentuale di tamponi positivi (il 6,4%) quando ad esempio il disastrato Friuli Venezia-Giulia c’è l’ha solo dell’1,9%. Si tratta di un dato facile da spiegare: le Marche comunicano un basso numero di tamponi effettuati e quindi quella percentuale sale.

Per avere una idea: il Friuli-Venezia Giulia con 1,2 milioni di abitanti ha comunicato di avere effettuato 27.000 tamponi giornalieri e le Marche con 1,5 milioni di abitanti ne ha comunicati 3.900. Il risultato è che così con la metà dei casi le Marche hanno una percentuale tripla di tamponi positivi. A dover essere rosse dovrebbero essere le guance di chi gestisce così i dati. La vaccinazione sta procedendo nelle Marche abbastanza bene grazie all’impegno eroico degli operatori. Siamo come percentuale di popolazione vaccinata con due dosi appena sotto la media nazionale (75% contro il 76%).

Forse andrebbe un po’ meglio se il presidente Acquaroli e l’assessore Saltamartini non facessero dichiarazioni a mio parere fuori luogo sulla inutilità del Green Pass che pure i sassi sanno che è una spinta a vaccinarsi. Aggiungiamo poi che l’assessore Saltamartini fa anche senza averne la competenza dichiarazioni imprudenti sulla presunta efficacia di anticorpi monoclonali e nuove terapie (che lui spingerebbe non si sa a quale titolo a far approvare dall’Aifa) quasi rassicurando chi non si vaccina. Proprio un bel quadretto. Per concludere i marchigiani, gente seria, continuino a vaccinarsi tranquillamente e se magari c’è qualche disguido organizzativo perché la politica ha voluto anche l’accesso libero senza prenotazione pazienza. E sappiano che quando fatta la fila saranno vaccinati lo faranno operatori che spesso stanno lavorando da mesi al di sopra delle proprie forze. Ricordiamoci di ringraziarli.

*Medico e dirigente sanitario in pensione


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