di Gianluca Ginella
(foto di Fabio Falcioni)
È uscito profondamente provato dall’aula del gup del Tribunale di Macerata, dopo il rinvio a giudizio per l’omicidio della moglie, Rosina Carsetti, avvenuto a Montecassiano (Macerata). Enrico Orazi, il marito di Rosina, questa mattina ha rivisto per la prima volta dal 12 febbraio il nipote Enea Simonetti e la figlia Arianna Orazi (che si trovano in carcere).
In aula non si sono scambiati parole, pochi gli sguardi con Enea seduto davanti e il nonno dietro insieme ad Arianna ma separati dagli avvocati.
L’udienza è durata poco più di un’ora, poi il giudice Claudio Bonifazi ha deciso per il rinvio a giudizio dei tre indagati. Il processo, in Corte di assise, si aprirà il 20 gennaio.
Enrico Orazi è uscito dall’aula, scortato dal suo legale, Barbara Vecchioli, molto provato e commosso.
«Non sta bene, un attimo di commozione è normale perché la situazione è particolare», ha detto. Poi dopo che Orazi, 79 anni, si è ripreso, il suo legale ha aggiunto rispondendo a come avesse reagito alle accuse del nipote: «La situazione è complessa, troverà gli opportuni chiarimenti nelle sedi adatte». «All’inizio avevamo tre persone, ora le nubi si annidano intorno a due, Arianna ed Enrico Orazi. Enea non era in casa» ha detto l’avvocato Andrea Netti, che assiste figlia e nipote di Rosina, insieme al legale Valentina Romagnoli.
L’avvocato poi chiarisce: «Enea non c’era, non è che accusa il nonno. Lui quando era stato sentito dal gip aveva ricostruito fedelmente quelli che erano stati i suoi spostamenti, il 24 dicembre, quando la nonna è stata uccisa. Il riferimento al nonno è che era all’interno dell’abitazione. Ora è opportuno comprendere il ruolo dei due che erano in casa, Arianna ed Enrico.
E ancora su Enea: «Abbiamo chiesto i domiciliari e il giudice si è riservato, darà una risposta entro 5 giorni. Enea sta male, ha vent’anni e sta subendo il peso di tutta questa situazione. Lui ha dimostrato di essere rientrato a casa alle ore 19,50, prima si trovava nel parcheggio de supermercato e ci sono le telecamere che lo inquadrano. Il delitto è avvenuto più verso le 20 e lo dimostra il referto del 118, appunto intervenuto alle 20, che dice che non c’era segno di rigidità cadaverica. Lo dimostrano anche le ipostasi, che si formano su un cadavere dopo un’ora e sono evidenti dopo tre ore, anche da questo si comprende che non poteva essere stata uccisa alle 16. Inoltre ci sono le telefonate di Rosina alle 17».
Infine sul ruolo di Arianna: «La vicenda è complessa, c’è da chiarire i ruoli delle due persone che si trovavano in casa. Le nebbie si addensano su due persone», conclude Netti. Tra due settimane ci sarà il conferimento dell’incarico per la trascrizione delle intercettazioni e poi il 20 gennaio partirà il processo a Macerata. Il pm Vincenzo Carusi contesta ai tre indagati di aver concorso nell’omicidio di Rosina, che sarebbe maturato da rapporti sempre più tesi che la famiglia viveva nella villetta di Montecassiano dove tutti e quattro vivevano.
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