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Addio nonna Peppina:
«Di grandi donne così
forse non ne nasceranno più»

LUTTO - A Fiegni (Fiastra) il funerale di Giuseppa Fattori, morta ieri a 98 anni, dopo essere diventata uno dei simboli del sisma del 2016. Tanti i ricordi nella piccola chiesa, tra cui quello della figlia Gabriella: «Ora ho capito perché è voluta tornare, le chiedo di perdonarmi, buon viaggio mamma e a tutte le mamme che se ne sono andate dopo il terremoto». Don Pesciotti: «Un esempio di come è necessario vivere». Il deputato Patassini: «Ci ha insegnato la tenacia della semplicità». Un lungo applauso ha salutato l'uscita del feretro
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Il funerale di Giuseppa Fattori, nonna Peppina

 

di Monia Orazi (foto Fabio Falcioni)

«Dopo il terremoto ho cercato di accudire mamma, di volerle bene, di alleviare quei sentimenti terribili che provava. Lei non me lo ha lasciato fare, perché era così forte. E’ voluta tornare, ostinatamente, contro il volere della famiglia. Ci ha fatto diventare matti, per creare a lei le condizioni minime della sopravvivenza.

Non avevo capito la sua scelta, la consideravo uno sfregio alla mia dedizione, alle nostre cure. Non capivo. Ciascuno ha il diritto di vivere e morire nel luogo in cui è nato, non deve essere costretto ad emigrare, ciascuno ha il diritto di restare anche quando la forza della natura si scatena».

Con queste parole e la voce rotta dall’emozione, Gabriella Turchetti ha salutato, durante i funerali che si sono svolti oggi pomeriggio, 20 novembre, nel santuario del beato Ugolino a Fiegni di Fiastra, sua madre, la voce forte della ricostruzione, tenace difensore del diritto di rimanere dove si è sempre vissuti, Giuseppa Fattori volata in cielo all’alba di ieri, a pochi giorni dal suo 99esimo compleanno. Nonna Peppina è morta nella casetta di legno che le figlie le avevano fatto costruito a San Martino di Fiastra, nel borgo di Moreggini, che da 78 anni ininterrotti, dopo il matrimonio con il marito Gaspare, detto Rino, era la sua casa e che suo malgrado era diventata il simbolo della resilienza.

Il pensiero di Gabriella è subito andato ai tanti anziani morti in questi anni, che a differenza della madre non sono più potuti tornare nella propria terra: «Molti anziani in questo territorio non hanno avuto la possibilità di tornare, dedico un pensiero a loro, mamma li ricordava sempre. Le dicevo che era anziana, poi mi sono vergognata di questa cosa. Mamma nonostante i suoi anni aveva tanta vita dentro, è questo l’insegnamento più grande. Oggi se n’è andata perché i suoi anni si stavano svuotando, non aveva più desiderio di rimanere. Ora ho capito perché è voluta tornare, le chiedo di perdonarmi, buon viaggio mamma e a tutte le mamme che se ne sono andate dopo il terremoto. Torneremo a San Martino per tenere viva la memoria, per nutrirci del suo ricordo, è una di quelle grandi donne che hanno passato la tribolazione della guerra, della povertà, della miseria, ha perso due figli, affrontato la morte del marito e il terremoto. Di grandi donne così probabilmente non ne nasceranno più, buon viaggio mamma».

La piccola chiesetta romanica non è bastata a contenere i partecipanti, che sono rimasti fuori ad ascoltare le voci ferme di don Oreste Campagna e don Giancarlo Pesciotti, che hanno celebrato la funzione religiosa. In prima fila i nipoti, le figlie Agata e Gabriella, il genero Maurizio Borghetti. Presente anche il deputato Tullio Patassini, il sindaco Sauro Scaficchia, il vicesindaco Claudio Castelletti, Venanzo Ronchetti ex sindaco di Serravalle e Mario Sensini, giornalista, la cui casa di famiglia è vicina a quella di nonna Peppina, che è in fase di ricostruzione e in cui non ha fatto in tempo a rientrare. Presenti le troupe televisive delle tv nazionali, che avevano seguito la sua storia di sfrattata a 94 anni. dopo la lettera della figlia.

«Eri distrutta quando è morto tuo marito Rino – ha detto don Giancarlo Pesciotti – il terremoto ha distrutto la tua casa, ma le tue figlie non ti hanno mai lasciato sola. Pensavo di farti visita per i tuoi 99 anni e celebrare la santa messa a casa tua, come abbiamo fatto altre volte, ma è giunta tale notizia della tua partenza, brutta dal punto di vista umano, ma bella dal punto di vista soprannaturale. Dopo il terremoto non vedevi l’ora di tornare al tuo paese, per grosse difficoltà ambientali e burocratiche non hai potuto usufruire della casetta che loro avevano preparato per te, c’è voluto un procedimento giudiziario per dichiararla agibile. Sei tornata ed hai ripreso la vita che hai sempre avuto. Hai sempre avuto il cuore aperto ed il sorriso pronto per quanti ti venivano a trovare e ti erano vicini, negli ultimi tempi eri diventata più debole, sei un esempio importante di come è necessario vivere, in questo nostro tempo».

Ha poi preso la parola la giornalista maceratese del Messaggero Rosalba Emiliozzi, vicina alle storie al femminile ed ai territori martoriati dal terremoto: «Nonna Peppina era una di noi, era nelle famiglie di tutti noi. Come donna la voglio ringraziare per la sua forza, ha dato a noi donne un ruolo, era uno scricciolo prezioso, era minuta ed elegante, parlava e sapeva sempre dire la cosa giusta.

Questi luoghi erano la sua vita. Amava la bellezza che la circondava, questo è un posto dove non ti senti solo, nemmeno quando intorno c’è il vuoto. Diceva sempre voglio vivere qui, qui voglio stare. Viveva in un paradiso, ci è rimasta 99 anni, il terremoto ha provato a portarla via, ma lei è voluta tornare, ha lottato contro la burocrazia, che l’ha portata via dalla casetta. Nessuno deve passare quello passato lei, la piange tutta Italia, ho ricevuto tantissime telefonate. Eri e sei una forza della natura, sei stata dalla piccola frazione di San Martino, la voce forte della ricostruzione, grazie nonna Peppina».

Anche il deputato Tullio Patassini ha avuto parole di ricordo intense: «Siamo qua per salutare la nonna di tutti noi, che ci ha insegnato la tenacia della semplicità. La sua domanda semplice è stata: perché non posso stare a casa mia? Grazie a questa domanda altre centinaia di nonne Peppina, sono tornate a casa loro, è questo l’insegnamento che ci portiamo nel cuore, ciascuno di noi deve poter vivere e salutare parenti ed amici nel territorio che preferisce. Grazie per tua semplicità operosa, che ha portato uno spiraglio di luce».

Gli ultimi raggi di sole di una giornata stranamente quasi primaverile hanno avvolto la chiesa del beato Ugolino, con il feretro che ha portato nonna Peppina per il suo ultimo viaggio verso il cimitero, nello scenario mozzafiato del lago di Fiastra, circondato dai boschi colorati d’autunno, quel panorama che tanto amava e che non ha mai voluto lasciare.

 

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