«Questa risposta terapeutica (che non sostituisce assolutamente il ruolo determinante dei vaccini) sta permettendo di contenere il numero di accessi in Pronto Soccorso ed in Rianimazione. Attualmente infatti il numero di pazienti più gravi che richiedono ospedalizzazione è notevolmente ridotto se confrontato con i numeri di un anno fa. L’epidemia Covid, nonostante tanti disagi per la quotidiana attività ospedaliera ed ambulatoriale e soprattutto per i pazienti, ha creato un nuovo modo più diretto ed efficace di rapportarsi tra gli operatori sanitari dell’ospedale e del territorio, con indubbi benefici per i cittadini assistiti».
Così l’Area Vasta sul percorso dell’utilizzo degli anticorpi monoclonali per combattere il Covid, attivato dalla Regione Marche il 17 marzo scorso. La prima somministrazione in Area Vasta 5 è avvenuta il 24 marzo.
Nel Piceno i centri autorizzati alla prescrizione sono la l’unità di Pneumologia del “Mazzoni” diretta da Vittorio D’Emilio ed il Pronto Soccorso di San Benedetto diretto da Giuseppina Petrelli. Solo nello scorso weekend sono state somministrate 10 terapie nel Piceno.
«Gli anticorpi monoclonali rappresentano un’arma disponibile per combattere l’infezione da Covid –spiegano dall’Area Vasta-. Sono proteine sintetizzate in laboratorio che hanno le stesse caratteristiche di quelle prodotte dal nostro organismo e che si legano ad un solo sito dell’agente che si vuole combattere. Sono proteine che hanno lo scopo di legarsi alla proteina S (Spike) del Coronavirus impedendo in tal modo che possa interagire con il recettore ACE2 (presente sul polmone, rene, endotelio, cuore) e penetrare successivamente nelle cellule dando il via all’infezione».
«La terapia è ambulatoriale e non richiede il ricovero del paziente il quale dopo aver ricevuto la somministrazione e dopo un breve periodo di osservazione torna a casa autonomamente –continuano dall’Area Vasta-. Sono stati autorizzati per i pazienti con età superiore a 12 anni con comorbidità (immunodeficienza, patologie respiratorie croniche, diabete mellito non controllato, malattia cardio-cerebrovascolare, sovrappeso corporeo, insufficienza renale cronica, epatopatia cronica, emoglobinopatie, patologie del neurosviluppo e patologie neurodegenerative) ed in tutti i pazienti con età maggiore di 65 anni, con sintomi di grado lieve-moderato».
«Per essere maggiormente efficaci devono essere somministrati precocemente dopo il riscontro della positività al tampone molecolare o antigenico strumentale, non oltre i 10 giorni dall’esordio dei sintomi –è la conclusione-. Nell’ospedale “Mazzoni” ad oggi sono stati trattati 110 pazienti grazie all’intensa collaborazione esistente tra medici di Medicina Generale, USCA e referenti ospedalieri, è stato predisposto un ambulatorio dedicato dove quotidianamente dal lunedì al venerdì vengono trattati i pazienti a rischio e l’attività è stata notevolmente intensificata nell’ultimo mese in risposta al crescente numero di pazienti positivi».
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