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“Angeli del Bello”,
la loro missione diventa
un censimento delle brutture

ASCOLI - Le sentinelle in pettorina gialla, che operano come volontari dal 2018, hanno selezionato migliaia di foto dei loro interventi per realizzare #AscoliTagFree. Raccolta consegnata al sindaco e destinata anche a prefetto e questore. Un esempio da seguire nell'ambito della candidatura della città a "Capitale italiana della cultura 2024"
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Il primo grande intervento degli “Angeli del Bello” è stato il portone della chiesa di San Tommaso: eccolo prima e dopo il restyling

 

di Andrea Ferretti

 

Ormai possiamo definirli “i missionari del degrado”. Nella realtà sono gli “Angeli del Bello” di Ascoli, un gruppo di volontari che dal maggio 2018 provvede a individuare e ridare luce e dignità ad angoli della città, soprattutto del centro storico, lasciati nell’incuria e, purtroppo, nelle mani di chi marca il territorio con tag a volte indecifrabili, in preda a raptus pseudo artistici.

Cioè un reato bello e buono, che nella città che vuole diventare “Capitale italiana della cultura 2024” ha prodotto in tanti anni una sola persona beccata e denunciata. Tutto questo nonostante il centro di Ascoli pulluli di sistemi di videocamere, forse funzionanti, le cui immagini non sono state e non vengono mai prese in considerazione. Nessuno, insomma, che le controlli per risalire ai responsabili degli scempi che avvengono quasi tutti dopo il tramonto.

Alcuni “Angeli del Bello” alla presentazione del volume. Seduti il vice presidente Vincenzo Zaffarano e il presidente Luciano Vizioli

Gli “Angeli del Bello” hanno iniziato in sordina ma oggi, dopo tre anni di incessante attività ripagata da numerosi grazie e qualche pacca sulla spalla, hanno presentato il risultato del loro lavoro. Un meticoloso inventario, un vero e proprio censimento delle scritte – alcune rimosse, la maggior parte da rimuovere – in una città che, all’interno delle antiche mura, hanno diviso in nove zone.

Su queste si è sguinzagliata, a rotazione, una ventina dei 140 iscritti all’associazione. Armati di attrezzature ad hoc (compresi due macchinari per la pulitura delle pietre più rognose), amore per la propria città e del sempre più introvabile olio di gomito. Tutti gli interventi, in maniera tanto maniacale quanto indispensabile, sono e saranno corredati da foto del pre e del post intervento.

Alla fine le foto sono migliaia. Circa 2.400 quelle censite, ben 2.082 quelle inserite in una pennetta usb che hanno già provveduto a recapitare al sindaco Marco Fioravanti accompagnata da una elegante pubblicazione cartacea dal titolo #AscoliTagFree. Un nome, un programma. Nei prossimi giorni sarà anche sui tavoli del prefetto Carlo De Rogatis e del questore Alessio Cesareo.

Segnalazione, intervento e schedatura. Ecco i tre step degli interventi degli “Angeli del Bello” che si ispirarono agli “Angeli del Bello” di Firenze, superati poi di gran lunga nel giro di tre anni. Sono molto attivi anche gli “Angeli” di Verona e in Italia ad operare in questo senso sono in tutto una quindicina di gruppi.

E’ una missione e non una guerra, anche perchè quest’ultima sarebbe persa in partenza. Cosa fare allora per arginare il fenomeno? Provare a parlare con qualche imbrattatore? Hanno fatto anche questo. Unico risultato, alcuni mesi fa, uno degli imbrattatori (forse l’unico scoperto a dover fare i conti con la giustizia), un trentenne ascolano, venne accompagnato dai Carabinieri per aggregarsi ai volontari con la pettorina gialla, trasformandosi per qualche ora da demone in angelo. Cancellare i propri tag e quelli di altri pseudo colleghi è stata forse la condanna peggiore che gli si potesse affibbiare.

Ma chi sono questi personaggi? Ragazzini senza testa? Qualcuno forse sì, ma solo per puro spirito di emulazione. I big con i tag nel cervello più famosi – non li citiamo perchè non aspetterebbero altro – sono un ascolano, un sambenedettese che ama operare anche in trasferta e una donna di Acquasanta. Tutti hanno superato i trent’anni. Alè.

Gli “Angeli del Bello” ci aiutano, ma chi aiuta gli “Angeli del Bello”? In alcuni casi (vedi Rua del Macello, l’ex stradina-scempio di Piazza del Popolo) è stato fondamentale l’intervento di imprenditori (in questo caso la ditta edile Panichi) che hanno messo a disposizione uomini e macchinari. In genere sono alcuni “amici” a contribuire all’acquisto dei materiali per la rimozione delle zozzerie più disparate.

Preziosa anche la collaborazione offerta in questi tre anni dai Sestieri della Quintana che nelle loro zone hanno spesso il polso della situazione. E’ accaduto con Porta Romana (il restyling dei portoni della chiesa di San Tommaso, nell’omonima piazza, fu il primo intervento degli “Angeli”), con Sant’Emidio (piazza San Gregorio), con Porta Maggiore (esterno del campo Squarcia), con Porta Solestà (zona del lavatoio) e con la Piazzarola (San Domenico). All’appello manca solo Porta Tufilla.

Gli “Angeli del Bello” di Ascoli sono un gruppo di amici, ma anche un’associazione che ha un presidente (Luciano Vizioli), due vice (Fabio Tardini e Vincenzo Zaffarano), tanti collaboratori e amici. Come l’artista Giuseppe Solimando che ha omaggiato la pubblicazione con un suo disegno. Come Alberto Farina, che purtroppo non c’è più, il quale dedicò una poesia in dialetto ascolano – riportata nel volume – ai suoi amici che combattono il degrado. Titolo “Lu culòre n’ nè isse…”.

L’ultimo intervento degli “Angeli”? Poche ore fa, sabato scorso, in via Nicolò IV. I prossimi? La statua del Cristo Redentore sulla collina del Sacro Cuore (di cui occuperà l’impresa Sparti), in stato di abbandono come tutto ciò che la circonda. Poi il ponte Fiorano sul torrente Chiaro, un pezzo unico che ci ha lasciato il Medioevo ma che pochi conoscono e tutti hanno abbandonato.

Ascoli capitale italiana della cultura 2024? Gli “Angeli del Bello”, intanto, si sono portati avanti con il lavoro. E promettono che nel giro di due anni avranno finito di ripulire tutta la città. Non ci sembra proprio una minaccia.


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