di Luca Capponi
Elezione del nuovo presidente della Provincia e dei consiglieri, come si vota?
Risposta che forse sembra scontata, ma che invece nasconde alcuni interessanti ed inediti spunti.
In primis, per sgomberare subito il campo dagli equivoci, occorre dire che per rinnovare i vertici politici di Palazzo San Filippo non saranno chiamati in causa i cittadini del Piceno, come accaduto fino al 2014, anno da cui c’è una sorta di suffragio ristretto che chiama in causa solo consiglieri comunali e sindaci dei 33 Comuni dell’Ascolano.
Dunque, il corpo elettorale per la sessione di sabato 18 dicembre (dalle 8 alle 20) sarà composto da 431 amministratori locali che si esprimeranno in due distinte tornate.
Per la carica di presidente della Provincia sono eleggibili solo i sindaci, uno dei quali succederà al fresco ex Sergio Fabiani. I nomi dei candidati saranno noti a giorni. Il termine ultimo per la presentazione delle liste è fissato infatti a domenica 28 dicembre alle ore 12. Dopodiché la commissione elettorale dovrà vagliarle e renderle ufficiali.
Per quanto riguarda il meccanismo di elezione, però, c’è da tenere conto del voto ponderato. In parole povere, vale di più il voto degli amministratori dei comuni più popolosi. Il conto viene fatto seguendo una distinzione per fasce demografiche. La fascia A (che arriva fino a 3.000 abitanti) conta 196 elettori; la fascia B (da 3.001 a 5.000 abitanti) conta 78 elettori; la fascia C (da 5.001 a 10.000 abitanti) ne conta 65, mentre la D (da 10.001 a 30.000 abitanti) conta 34 elettori. Infine c’è la fascia E (da 30.001 a 100.000 abitanti), in cui rientrano solo Ascoli e San Benedetto, che conta 58 elettori.
Da questo si ricava l’indice di ponderazione del voto di ciascun amministratore. Ad esempio, per Ascoli e San Benedetto è di 603 mentre per un Comune di fascia A come ad esempio Appignano, l’indice di ponderazione è 80. Offida, invece, è in fascia C con indice di ponderazione 312, e così via, come da tabella pubblicata sull’albo pretorio, dove sono già presenti l’elenco degli elettori divisi per fascia demografica di appartenenza nonché l’esito del calcolo dell’indice di ponderazione del voto di ciascuno.
Ultima annotazione: in base alla legge vigente il presidente resta in carica 4 anni, mentre il Consiglio per 2 anni. Il paradosso è che tra due anni il presidente potrebbe trovarsi a capo di una assise diversa da quello che verrà eletta il 18 dicembre. Con tutte le possibili conseguenze del caso.
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