facebook rss

Ascoli abbraccia il suo nuovo vescovo
Monsignor Palmieri:
«Inizia il nostro cammino insieme,
Dio è più forte della paura»

ASCOLI - Al duomo va in scena una cerimonia di insediamento particolarmente sentita. Il nuovo capo della Diocesi si presenta alla città con la benedizione del predecessore Pompili: «Troverai un popolo collaborativo e fresco, una comunità coesa»
...

 

di Federico Ameli

 

Dopo un anno di amministrazione apostolica da parte di monsignor Domenico Pompili, Ascoli può finalmente celebrare l’arrivo sotto le cento torri di un nuovo vescovo.

Si tratta di Gianpiero Palmieri, 55enne già arcivescovo gerente a Roma individuato da Papa Francesco in persona come la figura ideale per dirigere la Diocesi di Ascoli, a cui il nuovo vescovo è particolarmente legato fin dagli anni della gioventù.

Il nuovo vescovo Gianpiero Palmieri

Ad Ascoli ancora oggi vivono alcuni parenti di monsignor Palmieri, che in occasione del saluto ai fedeli in piazza Arringo ha voluto ricordare il suo attaccamento alle tradizioni ascolane, come quella della Quintana, rappresentata per l’occasione da una delegazione dei sei sestieri cittadini.

«Mi hanno già chiesto più volte – ricorda Palmieri sorridendo – per quale facessi il tifo, ma non lo rivelerò mai».

È dal sorriso del nuovo vescovo che, come ricordato dal suo predecessore Pompili in occasione del tradizionale discorso inaugurale della cerimonia di insediamento, Ascoli e la sua diocesi sono ora chiamate a ripartire.

«In molti – conferma Pompili – sono rimasti colpiti dal tuo sorriso e dal tuo incedere giovanile. Qui troverai un popolo collaborativo e fresco, una comunità coesa nell’affrontare questioni decisive. Da oggi sarai tu ad accompagnarla, con gli altri predecessori ad assisterti dall’alto. Ora che il testimone passa a te ci si rende conto che sei tu stesso il testimone».

L’abbraccio tra i due vescovi inaugura di fatto una celebrazione particolarmente partecipata, con il tutto esaurito – tenendo conto delle limitazioni legate all’emergenza sanitaria – tra i banchi e una platea particolarmente nutrita anche tra le fila dei concelebranti. Nel rispetto delle norme vigenti, alla prima messa del vescovo Palmieri in cattedrale hanno preso parte 10 fedeli per ogni parrocchia, mentre ad accompagnare il nuovo leader della Diocesi in questo suo debutto sull’altare del duomo erano presenti ben 23 vescovi e cardinali, oltre a tutto il presbiterio diocesano.

Monsignor Lino Arcangeli, cancelliere vescovile, legge ad alta voce la Bolla di nomina sottoscritta da Papa Francesco, con il vescovo Palmieri a benedire poi l’assemblea con l’evangeliario consegnatogli dal diacono.

Mentre il resto dei fedeli tiene d’occhio lo svolgersi della cerimonia dal maxischermo installato in piazza del Popolo, all’interno della chiesa le musiche del coro scandiscono i diversi passaggi della celebrazione. Con voce estremamente rassicurante, che ha già assicurato al nuovo vescovo diversi consensi tra i banchi del duomo e non solo, per monsignor Palmieri arriva il tanto atteso momento dell’omelia.

«Carissima Chiesa di Ascoli – esordisce – oggi comincia il nostro cammino insieme. Mi viene in mente quando, tanti secoli fa, un Papa scelse uno dei vescovi di Roma per mandarlo tra i Piceni. Si chiamava Emidio, e questo luogo lo ricorda. Emidio è giunto qui, dove il Vangelo non era ancora arrivato, e ha trovato un popolo ben disposto, che di generazione in generazione, da Emidio in poi, ha conservato la propria fede.

Iniziamo questo cammino nel tempo d’Avvento, che ci dice che non conosciamo tutto. Abbiamo bisogno di ascoltare, attendiamo che Dio ci parli. Lui ci verrà incontro».

Non poteva mancare poi un riferimento diretto alle problematiche del territorio, con la crisi economica e le drammatiche conseguenze del sisma costantemente sullo sfondo dei riferimenti di monsignor Palmieri.

«Oggi – prosegue – nel mondo la Chiesa è più perseguitata di ieri. Quando tutto sembra crollare è l’angoscia a prevalere, ma non è la fine. Noi stessi abbiamo provato una grande paura in occasione della crisi del 2008, del terremoto e della pandemia. È stato faticoso, ma è proprio in quei momenti che Gesù dice che bisogna alzare il capo, come lo stesso Gesù di fronte al sommo sacerdote.

Dio è più forte della morte, è più forte della paura degli uomini. Noi stessi lo stiamo sperimentando, possiamo affrontare la paura senza farci schiacciare».

Il rito della comunione in cattedrale e in Piazza Arringo fa calare il sipario su una giornata intensa e toccante. La prima con Gianpiero Palmieri a capo di una Diocesi che, dopo il comprensibile smarrimento dello scorso anno, non vede l’ora di riprendere il cammino verso una ritrovata stabilità. I presupposti per arrivare all’obiettivo ci sono tutti: d’altra parte, il nuovo pastore sembra conoscere la giusta via.

 

LA GIORNATA

 

E’ cominciata alle 9 quando ad Arquata del Tronto è stato accolto dall’amministratore parrocchiale don Emmanuel Chemo e dalla comunità arquatana a cui si sono uniti rappresentanti delle parrocchie della zona del Montegallese, del Fluvione e dell’Acquasantano. Poi si è diretto a Villa Pigna dove è stato accolto dal parroco don Francesco Fulvi e da rappresentanti di tutte le parrocchie della Vicaria del Marino. Quindi tappa a Pagliare del Tronto per un incontro con le comunità della Vallata del Tronto e di Offida, salutato dal parroco don Basilio Marchei.

Nel primo pomeriggio nella Sala della Vittoria della Pinacoteca, a Palazzo Arengo, incontro con tutte le autorità civili e militari di Ascoli e del territorio. Quindi a Piazza Arringo il saluto ufficiale del sindaco di Ascoli Marco Fioravanti e un omaggio della Quintana, presente con una rappresentanza di tutti i Sestieri.

Alla fine l’ingresso in Cattedrale, accolto dal parroco don Luigi Nardi, per una cerimonia segnata da una grande partecipazione di vescovi e cardinali, ben 23, oltre a tutto il Presbiterio Diocesano.

C’erano i cardinali Giuseppe Petrocchi, ascolano e arcivescovo di L’Aquila, e Enrico Feroci creato cardinale nel Concistoro del 28 novembre 2020 e parroco Santa Maria del Divino Amore a Castel di Leva.

Hanno concelebrato monsignor Domenico Pompili, vescovo di Rieti e finora amministratore apostolico di Ascoli, e monsignor Rocco Pennacchio arcivescovo metropolita di Fermo. Presente anche l’ascolano monsignor Stefano Russo segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana (Cei).

Da Roma sono giunti ad Ascoli i vescovi ausiliari della Diocesi capitolina: Daniele Libanori (settore Centro), Guerino Di Tora (Nord) e Dario Gervasi (Sud), più Paolo Ricciardi (delegato per la Pastorale Sanitaria), Ambarus Benoni (delegato per la Carità e i migranti).

Presenti molti vescovi marchigiani: l’ascolano Piero Coccia (Pesaro), Angelo Spina (Ancona-Osimo), Fabio Dal Cin (Loreto), Nazzareno Marconi (Macerata), Francesco Manenti (Senigallia), Giovanni Tani (Urbino), Armando Trasarti (Fano), Carlo Bresciani (San Benedetto) e i vescovi emeriti Giancarlo Vecerrica (Fabriano) e Giuseppe Orlandoni (Senigallia). Più monsignor Antonello Mennini della Segreteria di Stato, monsignor Claudio Maria Celli (presidente emerito del Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali) e Giovanni Checchinato vescovo di San Severo.

 







 

Il vescovo Pompili saluta la città: «Grande accoglienza degli ascolani, lascio una Chiesa vivace e promettente»


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page


Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati




X