di Maria Nerina Galiè
Fermo da 10 anni, riparte il progetto “Parco Marino del Piceno”. Il 16 dicembre, al Kursaal di Grottammare, un convegno per programmare le iniziative volte a dettare nuove regole per l’utilizzo dei 26 chilometri di costa, da Marina di Altidona alla foce del fiume Tronto.
«Uno straordinario progetto – si legge nel sito dei promotori del Parco – ecosostenibile, realizzato insieme dagli enti locali (7 i Comuni coinvolti e sono San Benedetto, Grottammare, Cupra Marittima, Massignano, Campofilone, Pedaso, Altidona, ndr), le categorie economiche, le associazioni, le cittadine e i cittadini per una gestione della fascia costiera in grado di offrire nuove importanti opportunità di prosperità e progresso».
E’ soprattutto sull’aspetto del coinvolgimento di “associazioni e categorie economiche” che ha da obiettare Gerardo Fragoletti, presidente del Consorzio vongolari piceno (Covopi): «Come è possibile affrontare un simile argomento senza coinvolgere chi opera e lavora in quel tratto di mare? Eppure più volte ho chiesto un incontro pubblico con tutti gli attori coinvolti nella fase di progettazione. Ma non ho avuto riscontro in tal senso.
Poi sentiamo parlare del convengo del 16 dicembre. Noi, così come i concessionari di spiaggia, ne ho sentiti diversi e mi hanno detto la stessa cosa, non siamo stati sentiti, né invitati, né consultati per intavolare un piano di lavoro e valutare rischi e benefici, nell’interesse di tutti».
Fragoletti rappresenta 57 iscritti che si dividono la costa picena e non condivide, intanto, la logica ambientale alla base del progetto: «La “loro” logica ambientate, secondo la quale noi “roviniamo” la costa va in contrasto con il fatto che togliendoci un tratto di mare, ci assembrerebbero in un altro, con il rischio, stavolta, di provocare conseguenze».
Ed ancora il presidente Covopi: «Siamo noi i più attenti all’ambiente e all’aspetto commerciale.
Lo dimostra il fatto che abbiamo ridotto le quantità di pescato da 600 chili giornalieri a 400, su 4 giorni la settimana, invece che 5. Tra soste per motivi commerciali o di comparto, non facciamo più di 100, 110 pescate l’anno.
Ai due mesi di fermo obbligatorio, da scegliere tra aprile e ottobre e quest’anno uniti per far riposare di più il terreno e permettere una maggior crescita del prodotto, ne abbiamo aggiunto un altro, proprio per una maggior tutela del comparto.
Vogliamo parlare del lato commerciale? Non vediamo alcun beneficio nel limitare la pesca in alcune zone, dove i molluschi nascono, crescono poi muoiono».
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