facebook rss

Previsioni Istat:
nel 2030 Ascoli perderà
quasi 3.000 residenti,
San Benedetto meno di 300

DATI - Lo studio (rispetto al 2021), volto a tracciare il probabile futuro di una popolazione, viene utilizzato per la programmazione regionale, da quella sanitaria e urbanistica, fino alla rete dei trasporti. Nelle Marche, dove si prospetta una perdita di quasi 40.000 abitanti in totale, Pesaro e Civitanova sono in controtendenza   
...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Maria Nerina Galiè

 

Non è confortante il quadro che, di Ascoli, dipinge l‘Istat in fatto di previsioni demografiche. Dallo studio che l’istituto ha fatto per il 2030, volto a tracciare il probabile futuro di una popolazione, il capoluogo piceno perderebbe poco meno di 3.000 residenti. Contro San Benedetto, per il quale invece si ipotizzano nemmeno 300 cittadini in meno. Dato comune a entrambi i centri piceni: le donne sono e resteranno in numero nettamente superiore.

Nel dettaglio, dalla rilevazione al 1° gennaio 2021 Ascoli conta 46.808 residenti (di cui 24.250 femmine e 22.558 maschi). Nel 2030, secondo l’Istat il numero potrebbe scendere a 43.100 (di cui 22.275 femmine e 20.825 maschi). San Benedetto si attesta, sempre al 1° gennaio 2021, su 47.439 residenti (di cui 25.034 femmine e 22.405 maschi). Nel 2030 le previsioni danno 47.161 residenti (di cui 24.246 femmine e 22.415 maschi).

Negli altri capoluoghi di provincia delle Marche o centri con più di 30.000 abitanti, sono in controtendenza Pesaro (96.238 residenti nel 2021 e 97.133 nel 2030) e Civitanova (41.989 nel 2021 e 42,230 nel 2030), con numeri a salire.

In discesa, nelle previsioni al 2030, rispetto ad oggi, tutti gli altri: Ancona (da 99.108 a 97.133), Fano (da 60.105 a 59.628 ), Senigallia (da 44.183 a 43.230), Macerata (da 40.762 a 39.108), Jesi (da 39.302 a 38.850), Fermo (da 36.386 a 35.443), Osimo (da 34.721 a 34.732), Fabriano (da 29.882 a 27.800).

Nel totale, i marchigiani potrebbero passare da 1.501.406 di oggi a 1.462.968 nel 2030.

Si tratta di previsioni, non rappresentano una certezza, però vengono utilizzate in diversi ambiti, soprattutto ai fini della programmazione sanitaria e previdenziale ma anche del fabbisogno urbanistico ed energetico-ambientale e dell’organizzazione delle strutture scolastiche fino alla rete dei trasporti.

Non sono quindi da sottovalutare, anche in un quadro nazionale che parla di “crisi demografica”: «Le previsioni sul futuro demografico in Italia restituiscono un potenziale quadro di crisi.  La popolazione residente – riporta l’Istat – è in decrescita: da 59,6 milioni al 1° gennaio 2020 a 58 milioni nel 2030, a 54,1 milioni nel 2050 e a 47,6 milioni nel 2070.

Il rapporto tra giovani e anziani sarà di 1 a 3 nel 2050 mentre la popolazione in età lavorativa scenderà in 30 anni dal 63,8% al 53,3% del totale.

La crisi demografica sul territorio: entro 10 anni l’81% dei Comuni avrà subito un calo di popolazione, l’87% nel caso di Comuni di zone rurali.

Previsto in crescita il numero di famiglie ma con un numero medio di componenti sempre più piccolo. Meno coppie con figli, più coppie senza: entro il 2040 una famiglia su quattro sarà composta da una coppia con figli, più di una su cinque non avrà figli».

Lo studio ha tenuto conto di 7.903 comuni esistenti al 1° gennaio 2020 e con popolazione superiore ai 30.000 residenti.

 


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page


Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati




X