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I grandi – Francesco Sciocchetti

QUINTA puntata della rubrica di Cronache Picene "Ascoli e Sambenedettese, un secolo di rivalità". Storie di sport, ma non solo
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Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto. Oltre alla rivalità sportiva, talvolta becera, c’è di più. Ci sono realtà figlie di passati gloriosi, che ai due centri hanno conferito prestigio. Ci sono state persone, popoli, storie e culture diverse, di pari dignità, separate solo da una manciata di chilometri, da conoscere, raccontare e tramandare. Accomunate, tutte, da un “eroismo” straordinario, che nessun astio, fazioso e municipalistico, può e deve cancellare. Di cui andare, tutti insieme, indistintamente, orgogliosi. L’amore cieco e sordo per il proprio campanile, il fanatismo che, in ogni campo, tutto avvelena, rischiano di farci ignorare, sia sotto il Torrione che in Piazza del Popolo, il meglio che, su entrambe le sponde, nei più diversi campi, con valore, sacrificio e abnegazione, durante lo scorrere degli ultimi secoli le nostre genti sono riuscite a costruire. A puntate, su Cronache Picene, racconteremo senza presunzione la Storia dei due centri. Sportiva e non. Scritta dai grandi personaggi del passato, soprattutto quelli meno celebri, da tramandare ai più giovani, e ai posteri, spesso ignari. Attraverso le glorie e le infamie, i fasti e le tragedie. Le pagine più esaltanti e i giorni più neri. Senza partigianerie e autoincensamenti di sorta. Senza sconti, che la Storia non può concedere a nessuno. Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto. Non più cugine invidiose e malevoli. Ma sorelle unite. E regine, entrambe, del Piceno e delle Marche. Non solo sui campi di calcio.

 

PUNTATA n. 5

 

Un prete di paese, un curato di campagna, inizialmente parroco della Petrella, destinato ad entrare nella storia della città, e della sua marineria, nasce a Ripatransone il 15 settembre 1863. E’ Francesco Sciocchetti. Un uomo di straordinarie capacità che, cercando, principalmente, di migliorare le condizioni di vita dei suoi fedeli, in larga parte pescatori e contadini, le classi più umili e diseredate, darà anche una spinta determinante al progresso economico della città intera. Don Francesco Sciocchetti è stato parroco di San Benedetto per circa trent’anni, dal 1887 al 1919 avendo a cura le anime, ma anche, soprattutto, la qualità della vita, del suo gregge.

Una delle rare immagini di Don Francesco Sciocchetti

Il Bene Comune, in due parole, cadute, poi, completamente in disuso ai giorni nostri. Nel 1893 fonda una Società di mutuo soccorso, la “San Giuseppe”, poi “Società Operaia”, con, cinque anni dopo, l’omonima tipografia. Nel 1897, dopo una grande alluvione che colpisce la città, istituisce una cucina popolare destinata ai più poveri, e, l’anno dopo, una Cooperativa di consumo. Il prete non si accontenta. Nel 1902 è fra i fondatori della Cassa Rurale, quindi della Società per la pesca, e della Società femminile di primo soccorso. Fonderà anche un giornale periodico “L’operaio”. Ma vuole fare di più per I tantissimi pescatori, dei quali conosce le durissime condizioni di vita. In mare, e sulla terraferma. Le loro grandissime, a volte inumane, fatiche che vuole alleviare.

Il varo del “San Marco” nel 1917, primo motopeschereccio italiano

Nel 1912, Don Sciocchetti, diavolo di un prete, diventa anche pioniere della pesca a motore. Una svolta epocale. Il 7 maggio di quell’anno a San Benedetto c’è il varo del primo peschereccio a motore, il “San Marco”, al cui progetto ha lavorato personalmente. E’ il primo in tutta Italia. Il Ministero dei Lavori Pubblici gli conferirà una medaglia per questo motivo. Nei locali della parrocchia fa tenere i primi corsi specialistici per motoristi da poter imbarcare poi con gli equipaggi sui primi, rivoluzionari motopesca. Durante la Grande Guerra Don Francesco apre mense destinate ai poveri, laboratori artigiani per i più giovani, e persino una palestra. Una persona davvero straordinaria. Nel 1922, (sarà un caso ?), anno della marcia fascista su Roma, decide di raggiungere in America il fratello Luigi, sacerdote anche lui oltre oceano. Morirà a San Francisco il 3 maggio 1946. San Benedetto deve moltissimo alla sua generosità di religioso, e, soprattutto, al suo intraprendente e straordinario genio intuitivo, di moderno innovatore.

(continua)


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