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«Non c’è più niente da fare»,
intervento chirurgico
al “Madonna del Soccorso”
ribalta la terribile sentenza

SANITA'  - Ad eseguirlo qualche settimana fa l'equipe guidata dal professor Salomone Di Saverio su una 74enne di Mogliano (Macerata). A raccontare come è andata, la figlia Arianna Malatesta: «Quando l'ho contattato era a Varese. Subito disponibile, mi detto che stava per diventare primario all'ospedale di San Benedetto. Mia madre è stata la sua prima paziente»
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Arianna Malatesta e la mamma Rossana, il professor Di Saverio

 

di Maria Nerina Galiè

 

«Non c’è più niente da fare»: una sentenza che sembrava inappellabile e terribile da accettare, ribaltata completamente grazie ad un lungo e delicato intervento, eseguito qualche settimana fa al “Madonna del Soccorso” dal professor Salomone Di Saverio, primario di Chirurgia Generale dell’Area Vasta 5 del presidio sambenedettese.
Protagonista di questa vicenda, che si è conclusa nel migliore dei modi, è la signora Rossana, una donna di 74 anni, di Mogliano (Macerata).

E’ la figlia, Arianna Malatesta, a raccontare gli eventi, partendo delle prime due operazioni a cui la mamma era stata sottoposta, l’ultima a giugno scorso, in un altro ospedale, dopo che le era stato diagnosticato un “leiomiosarcoma gastrico” recidivo che infiltrava diversi organi tra cui fegato e pancreas.
«Non ci avevano dato speranza e l’aspettativa di vita era stata prospettata “breve e brutta”», racconta Arianna. Quando tutto sembrava perduto, la svolta, «arrivata da un articolo apparso su Cronache Maceratesi (leggi qui, ndr), dove si parlava di un uomo di Visso “salvato” da un bravissimo chirurgo di Varese, ma di origini marchigiane.

Era il professor Di Saverio. Non ho esitato a contattarlo via mail: mi ha risposto subito, ha voluto analizzare tutti i referti e mi ha annunciato che mia madre sarebbe stata la prima paziente che avrebbe visitato nel suo nuovo incarico, assunto l’1 agosto, come primario del reparto di Chirurgia dell’ospedale di San Benedetto».

Un altro “segno”, questo, che ha fatto capire alla signora Arianna di come le si stava aprendo la porta della speranza: «Non sapevo come avrei fatto a convincere mia madre ad andare fino a Varese. Invece non è stato necessario».

Alla prima visita, con il primario c’era anche uno dei suoi aiuti, il dottor Davide Pellegrini.
Dopo un attento esame diagnostico e delle cartelle cliniche è arrivato il “sì” all’intervento da parte del professor Di Saverio. E sono stati stabiliti i tempi, ovviamente dopo aver lasciato che la signora Rossana si riprendesse dall’ultimo intervento e dalle cure chemioterapiche.

Ecco arrivato il grande giorno: «Mamma – è ancora Arianna a parlare – è stata portata in sala operatoria alle 8, alle 21 è uscita per essere trasferita in Rianimazione.

Il “Madonna del Soccorso” di San Benedetto

Ho visto il professore esausto, dopo tante ore di intervento. Ma soddisfatto. Posso solo immaginare quanto sia stato difficile. Mi ha spiegato di aver tolto “il 95% dello stomaco, due segmenti del fegato, corpo e coda del pancreas, ma preservando la milza, per permettere l’afflusso del sangue al 5% dello stomaco residuo, il colon trasverso ed un segmento di intestino tenue, infiltrati dal sarcoma recidivo, oltre a molteplici linfonodi vicini all’aorta”.
Mi ha detto: “L’intervento è andato bene ed il tumore rimosso del tutto”».

Il professor Di Saverio è stato assistito, in sala operatoria, da un’equipe molto giovane composta dalle dottoresse Elisa Sebastiani, Irene Marziali e la specializzanda Serena Celani.

La diagnosi del “fuori pericolo” non è arrivata subito.
Per ridurre il rischio di fistole e sanguinamento è stato utilizzato un dispositivo moderno di coagulazione avanzata, appositamente ordinato per questo intervento. La paziente è stata curata con la massima attenzione, sia nella Rianimazione, sotto la supervisione dell’equipe guidata dalla dottoressa Tiziana Principi, sia in reparto.

«Infatti il decorso post operatorio è andato benissimo», commenta Arianna.
Certo non è stato facile per la signora Rossana, da sola per via delle restrizioni anti Covid, e per la sua famiglia.
«E’ stato doloroso non poterle essere accanto – riferisce la figlia Arianna – ma il professor Di Saverio mi teneva costantemente aggiornata sulle sue condizioni e sui progressi. Non ci siamo mai sentiti abbandonati, in buone mani sia dal punto di vista professionale che umano».

Ora che è a casa e sta bene la signora Rossana sorride al futuro che finalmente può ricominciare a guardare con fiducia.

 


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