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Riapertura Pneumo Covid:
«Raddoppio dei turni ma senza
indennità per il personale»

ASCOLI - Lo affermano in una nota congiunta i sindacalisti della funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil: «L’ennesima scelta ispirata solo dalla necessità di razionalizzare al massimo le risorse umane e finanziarie a discapito dei malcapitati utenti e degli esasperati operatori sanitari. Continueranno le iniziative di protesta»
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Il retro della palazzina che ospiterà il reparto Pneumo Covid

Riapre la Pneumo Covid al “Mazzoni” di Ascoli, lunedì 27 dicembre, come era nel piano pandemico e confermato dal direttore di Area Vasta 5 Cesare Milani.

Il coordinamento sindacale funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil lo aveva chiesto a gran voce, ma non nasconde perplessità e criticità. Ecco cosa scrivono in una nota congiunta Viola Rossi, Giorgio Cipollini e Paolo Sabatini che, dopo le manifestazioni organizzate ad Ascoli e San Benedetto, rinnovano l’intenzione «di continuare con la programmazione di iniziative sempre più incisive finalizzate a richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sul declino della Sanità marchigiana».

«Smantellata l’Unità Operativa di Pneumologia con i suoi 20 posti letto, di cui 14 ordinari, 4 di terapia semintensiva e 2 a pressione negativa con contestuale trasferimento d’imperio dei 12 infermieri e 6 oss alla palazzina B per l’apertura di un reparto Covid il quale, a regime, dovrebbe contenere 18 posti letto.

Trasferiti altresì dalle hub vaccinali ulteriori 4 infermieri per conseguire l’obiettivo. I degenti della Pneumologia trasferiti all’ospedale di San Benedetto, alla Rsa Luciani, al Santo Stefano, al San Giuseppe, alla Rsa di Ripatransone ed in diverse unità operative della struttura ospedaliera.

Tale organizzazione del servizio, che impone il raddoppio dei turni di lavoro, comporterà un maggior utilizzo del salario accessorio per indennità di turno, festivi, notturni, festivi notturni, il cui fondo, da metà novembre, risulta esaurito.

Ci chiediamo come sia possibile che in un Paese civile si debba far fronte a situazioni, oramai non più straordinarie, attraverso la chiusura di reparti ordinari con le conseguenti gravi ripercussioni sulla collettività senza, invece, procedere al potenziamento di dotazioni organiche.

In merito, va respinta l’osservazione dell’Asur Marche consistente nella difficoltà di reperire risorse umane a tempo determinato nel momento in cui i contratti dei citati operatori vengono prorogati solo per trenta giorni.

L’ennesima scelta ispirata solo dalla necessità di razionalizzare al massimo le risorse umane e finanziarie a discapito dei malcapitati utenti e degli esasperati operatori sanitari a cui, da anni, non vengono riconosciuti alcuni fondamentali diritti sanciti dagli stessi contratti nazionali di lavoro».

 



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