Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto. Oltre alla rivalità sportiva, talvolta becera, c’è di più. Ci sono realtà figlie di passati gloriosi, che ai due centri hanno conferito prestigio. Ci sono state persone, popoli, storie e culture diverse, di pari dignità, separate solo da una manciata di chilometri, da conoscere, raccontare e tramandare. Accomunate, tutte, da un “eroismo” straordinario, che nessun astio, fazioso e municipalistico, può e deve cancellare. Di cui andare, tutti insieme, indistintamente, orgogliosi. L’amore cieco e sordo per il proprio campanile, il fanatismo che, in ogni campo, tutto avvelena, rischiano di farci ignorare, sia sotto il Torrione che in Piazza del Popolo, il meglio che, su entrambe le sponde, nei più diversi campi, con valore, sacrificio e abnegazione, durante lo scorrere degli ultimi secoli le nostre genti sono riuscite a costruire. A puntate, su Cronache Picene, racconteremo senza presunzione la Storia dei due centri. Sportiva e non. Scritta dai grandi personaggi del passato, soprattutto quelli meno celebri, da tramandare ai più giovani, e ai posteri, spesso ignari. Attraverso le glorie e le infamie, i fasti e le tragedie. Le pagine più esaltanti e i giorni più neri. Senza partigianerie e autoincensamenti di sorta. Senza sconti, che la Storia non può concedere a nessuno. Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto. Non più cugine invidiose e malevoli. Ma sorelle unite. E regine, entrambe, del Piceno e delle Marche. Non solo sui campi di calcio.
PUNTATA n. 20
La vigilia
Domenica 2 gennaio 1972. Cinquant’anni fa esatti, che cadono proprio oggi. E anche oggi è domenica, come allora. Quart’ultima di andata del campionato di serie C girone B. E’ il giorno dello scontro al vertice. I biancoscudati del Parma di Angeleri sono secondi a due punti di distanza dalla capolista Ascoli. Con la vittoria li raggiungerebbero, a quota 24 punti, al vertice della classifica. Gli emiliani sono in serie positiva da dieci turni, dopo la scoppola rimediata a Ferrara (1-4) patita proprio nel derby contro i “cugini” della Spal. L’Ascoli ha perso, fino a quel giorno, solo una volta, sul campo della Massese. Un piccolo incidente di percorso in una stagione trionfale, nel corso della quale ha messo a segno, fino a quel giorno, una media di due gol a partita. Ben trenta in quindici gare. L’ultimo le è valso, prima della lunga sosta natalizia, la vittoria (1-0) sul Prato.
I due soli canali della Tv di stato, in quegli ultimi giorni del 1971, celebrano il medico bolognese Massimo Inardi, che sbanca il popolarissimo telequiz di Mike Bongiorno “Rischiatutto”, e il neo eletto Presidente della Repubblica Giovanni Leone, uno dei meno brillanti e amati di sempre, che succede a Giuseppe Saragat. Ma l’attenzione degli sportivi ascolani è tutta concentrata sul big match di Parma, lungamente atteso durante tutte le feste di Natale, in occasione delle quali il campionato ha osservato una lunga sosta fino a Capodanno. Al “Tardini” è previsto il tutto esaurito con oltre diecimila spettatori ai quali si aggiungeranno i circa milleduecento tifosi ascolani che raggiungeranno l’Emilia anche con autobus e autovetture, oltre al treno speciale appositamente allestito dalle Ferrovie per l’occasione.
Si bissa infatti l’iniziativa di domenica 12 dicembre 1971, quando cinquecento tifosi ascolani avevano raggiunto Imola con un treno speciale, insieme ad almeno altri trecento a bordo di pullman e auto private. Quel giorno era finita 3-0 per l’Ascoli. Una festa. Una delle tante di quel campionato. Una festa che si confida di ripetere a Parma. La partenza Il convoglio ferroviario speciale, allestito per l’occasione dalle Ferrovie dello Stato, parte da Ascoli alle 5,30 di domenica 2 gennaio 1972. A bordo poco più di mille tifosi ascolani di ogni età fra cui anche molte famiglie con donne e bambini. L’aria è di gran festa. “Tassì, tassì, la Del Duca va in serie B!” cantano i tifosi bianconeri, variando la facile rima alla canzone “Taxi” che il cantante francese Antoine, in coppia con Anna Identici, ha presentato al Festival di Sanremo l’anno prima. Il francese, ironia della sorte, è lo stesso co-interprete, con Gian Pieretti, di “Pietre”, il tormentone del 1967, il cui ritornello, che tutti sanno canticchiare a memoria, recita: “Se sei bello ti tirano le pietre… se sei brutto ti tirano le pietre…”.
Un presagio
Il primato inorgoglisce il popolo bianconero in marcia su Parma per il big match della sedicesima giornata di andata, che vede affrontarsi la prima contro la seconda in classifica. Poco dopo le sei di quella domenica mattina il treno ferma alla stazione di San Benedetto per sostituire la motrice al convoglio. Pochi minuti di sosta in una stazione deserta a quell’ora, ma sufficienti a tanti tifosi euforici di scendere dal treno e scattare foto ricordo che resteranno nella storia. Bandiere bianconere in mano sotto i cartelli indicatori della stazione “San Benedetto del Tronto”. Per la prima volta l’Ascoli è in testa alla classifica di serie C. Per la prima volta i “cugini” rossoblù sono dietro. Ad inseguire. A subire. Finalmente. La supremazia calcistica bianconera, così prepotentemente acquisita in quell’esaltante avvio di stagione, mette una ebrezza mai assaporata prima ai propri sostenitori. Il loro vociare festoso verrà riferito dai pochissimi presenti, ed interpretato dai tifosi rossoblù più accesi, come una grave provocazione, come un affronto intollerabile da vendicare. Quella sera stessa. Proprio su quella stessa banchina ferroviaria violata.
L’arrivo a Parma
Il treno arriva alla stazione di Parma in netto ritardo sull’orario previsto. Strada facendo si sono accumulate quasi due ore rispetto all’orario di arrivo inizialmente previsto per le 11,30. Si scende in fretta dai vagoni. Tutti insieme, a piedi, in un unico gruppo guidato da un provvidenziale vigile urbano già in attesa nel piazzale, si attraversano a passo veloce le vie del centro in direzione del vecchio stadio “Tardini”. I passanti si fermano incuriositi, quasi increduli, e anche un pò divertiti, sui marciapiede ad osservare questa folla rumorosa, vociante, eccitata, esaltata. “Largo, pista, arriva la capolista! Ascoli! Ascoli!”. Gridano tutti insieme, a squarciagola. Tifosi con le bandiere bianconere al vento, di ogni età, sesso e ceto sociale, saliti nella opulenta Emilia da una remota e anonima provincia, ancora, allora, veramente semisconosciuta. Inorgoglita dai primi, grandi successi calcistici della propria squadra, avviata a compiere quello che resterà scolpito a lettere d’oro nella storia del calcio italiano come il Miracolo Ascoli. Si arriva nello stadio, già pieno come un uovo, appena in tempo. Il vecchio stadio “Tardini” è immerso dentro un bel parco. Lì intorno, sull’erba sotto i grandi alberi, stanno ultimando il riscaldamento i giocatori delle due squadre. I tifosi ascolani sfilano velocemente, impazienti di raggiungere le gradinate, proprio accanto ai loro beniamini, e possono incitarli, ancora, a gran voce, da pochi passi. Surreale.
La partita
Stefano Angeleri, al suo terzo, e ultimo, anno sulla panchina del Parma, manda in campo nello scontro al vertice contro l’Ascoli: Di Carlo, Donzelli, Piaser, Gioia, Colzato, Riva, Ciacci, Rancati, Bonci, Colonnelli, Sega. In panchina Barducci e Regali. Mazzone schiera l’Ascoli in formazione tipo: Masoni, Vezzoso, Schicchi, Pagani, Castoldi, Minigutti, Colombini, Vivani, Bertarelli, Gola, Campanini. In panchina ci sono il secondo portiere Arrigucci e Musiello. Arbitra Turiano di Reggio Calabria, che non brillerà per le sue decisioni. Davanti a 15.000 spettatori, praticamente quanti ne può contenere il vecchio stadio “Tardini”, per l’Ascoli si mette subito bene. Parte a mille, e al 3° minuto si porta subito in vantaggio. Mauro Colombini pennella dalla bandierina e il capitano Abramo Pagani incorna di testa in gol. Il Parma accusa il colpo e sbanda. L’Ascoli non sa approfittarne per chiudere la gara, e sciupa diverse palle gol con Bertarelli, Campanini, Gola e Vezzoso fra i cui piedi capitano le occasioni più favorevoli. Il calcio quasi mai perdona certi sprechi.
Nella ripresa infatti la musica cambia radicalmente, e nel giro di pochi minuti i padroni di casa ribaltano il punteggio. Piove sul bagnato poi quando il direttore di gara ci mette anche del suo per rovinare la giornata alla capolista. Prima ignorando una vistosa carica sul portiere Masoni in occasione del pareggio parmense, siglato da Gioia al 9° minuto, e poi sorvolando su un netto fuorigioco in occasione del gol-partita siglato da Bonci solo dodici minuti dopo, quando il “Tardini” è ormai una bolgia ribollente di tifo. Nel frattempo il Parma, con Riva, colpisce anche una traversa, mentre Pagani e Masoni continuano a litigare, e a mandarsi, vistosamente, e reciprocamente, a quel paese. E’ stato un loro clamoroso malinteso infatti a favorire i parmensi in occasione del secondo gol, pure viziato da un vistoso fuori gioco dell’autore. L’Ascoli, in costante affanno sui palloni alti che piovono nella sua area, perde così, con la bussola nella ripresa, dopo un primo tempo perfetto, anche l’atteso big-match, insieme, ma solo per una settimana, al primato solitario in testa alla classifica.
Sette giorni dopo, un rotondo 3-0 sullo Spezia al “Del Duca” e il concomitante pareggio esterno dei parmensi la riporteranno solitaria capolista. Fino alla fine del campionato. In quella stessa domenica del 2 gennaio 1972 la Samb ha giocato in casa contro l’Empoli. Faccenda ha schierato Violo, Pilone, Catto, Bovari, Beni, Anzuini, Ripa, Piccoli, Agostini, Antonioli, Carnevali. Ha stentato, ma ha vinto alla fine, sia pure di stretta misura (2-1) con reti di Piccoli nel primo tempo, chiusosi sull’ 1-1, e Antonioli, che ha deciso la gara nella ripresa. Due punti pesanti che la consacrano quella domenica terza forza del campionato e la spingono verso le zone alte della classifica. Ora, dalla coppia di squadre che la guida, la separano solo tre punti. Dietro alla Samb, la Spal, che non va oltre il pari a La Spezia, resta quarta, a due lunghezze.
I tifosi, che alla loro squadra chiedono di più, almeno per il momento vengono accontentati. La festa per la vittoria è resa ancora più grande, soprattutto, dalla notizia della concomitante sconfitta dell’Ascoli nel match clou di Parma. L’euforia per la momentanea rimonta in classifica impone adesso, subito, almeno fra le frange più calde del tifo rossoblù, il lavaggio della insopportabile onta, patita all’alba di quel giorno in stazione. Una vendetta immediata per il presunto oltraggio costituito dal festoso, e obbligato, passaggio degli ascolani nella loro stazione ferroviaria. E’ per questo motivo che proprio lì, a centinaia, si danno appuntamento per quella stessa sera.
L’Ascoli 71-72 che gioca il derby “Del Duca”: gli stessi undici scendono in campo anche nel derby del “Ballarin”(continua)
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