Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto. Oltre alla rivalità sportiva, talvolta becera, c’è di più. Ci sono realtà figlie di passati gloriosi, che ai due centri hanno conferito prestigio. Ci sono state persone, popoli, storie e culture diverse, di pari dignità, separate solo da una manciata di chilometri, da conoscere, raccontare e tramandare. Accomunate, tutte, da un “eroismo” straordinario, che nessun astio, fazioso e municipalistico, può e deve cancellare. Di cui andare, tutti insieme, indistintamente, orgogliosi. L’amore cieco e sordo per il proprio campanile, il fanatismo che, in ogni campo, tutto avvelena, rischiano di farci ignorare, sia sotto il Torrione che in Piazza del Popolo, il meglio che, su entrambe le sponde, nei più diversi campi, con valore, sacrificio e abnegazione, durante lo scorrere degli ultimi secoli le nostre genti sono riuscite a costruire. A puntate, su Cronache Picene, racconteremo senza presunzione la Storia dei due centri. Sportiva e non. Scritta dai grandi personaggi del passato, soprattutto quelli meno celebri, da tramandare ai più giovani, e ai posteri, spesso ignari. Attraverso le glorie e le infamie, i fasti e le tragedie. Le pagine più esaltanti e i giorni più neri. Senza partigianerie e autoincensamenti di sorta. Senza sconti, che la Storia non può concedere a nessuno. Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto. Non più cugine invidiose e malevoli. Ma sorelle unite. E regine, entrambe, del Piceno e delle Marche. Non solo sui campi di calcio.
PUNTATA n. 23
Giuliano Bertarelli, ferrarese di Lagosanto, ha vestito la maglia dell’Ascoli solo per tre stagioni, lasciando però una impronta profonda: ha segnato 34 gol in 98 partite. Fra i protagonisti della prima promozione in serie B, è rimasto per sempre nel cuore dei tifosi ascolani per una doppietta davvero memorabile messa a segno proprio in quella esaltante stagione. 26 marzo 1972, ottava di ritorno. L’Ascoli è saldamente al comando della classifica, lanciatissimo verso la sua prima, storica, promozione in serie B, quando al “Del Duca” arriva la Sambenedettese.
Una delle tante esultanze dopo un gol di Bertarelli con l’Ascoli
«Il derby lo sentivamo noi, ma lo sentiva molto di più la gente intorno a noi giocatori – ricorda Giuliano, che oggi vive a Jesi, vicino al figlio Mauro, ex calciatore professionista anche lui – quella carica particolare nei giorni che precedevano quella partita te la trasmettevano i tifosi, perchè io, con San Benedetto non è che avessi tanto da spartire. Per me poteva essere un avversario come un altro. Per gli ascolani no. Capivo che non amavano per niente i sambenedettesi, e i sambenedettesi non amavano per niente loro. Anche l’allenatore, Mazzone, che conosceva molto bene l’ambiente, ed il clima di quel derby, per averne vissuti tanti di persona da giocatore e capitano, non era certo tenero nel preparare quella partita. La pressione saliva così in quella settimana, fino a non farti neanche dormire bene la notte, man mano che ci si avvicinava alla domenica».
L’insonnia di quella vigilia, trascorsa in ritiro all’Hotel “Paradiso” di Colle San Marco, dove Mazzone ha portato la squadra in cerca di quiete montana, gli gioverà parecchio come vedremo. Fra i pali della porta avversaria Isetto non subisce gol da 470 minuti. Piero Persico, il mister della Sambenedettese, ha portato la sua squadra in ritiro ad Acquaviva, e ha smorzato in settimana, avendo vestito entrambe le maglie in passato, i toni accesi del derby. Al “Del Duca” quel giorno manda in campo Isetto, Catto, Pilone, Bovari, Anzuini, Beni, Ripa (poi Piccoli), Valà, Agostini, Antonioli, Carnevali. Carletto Mazzone rispone con Masoni, Vezzoso, Marcucci (poi Musiello), Pagani, Schicchi, Minigutti, Colombini, Vivani, Bertarelli, Gola Campanini. Arbitra Trono di Torino in uno stadio con posti esauriti, in ogni settore, da tredicimila spettatori.
Un altro dei tanti gol, questo in acrobazia, di Bertarelli con l’Ascoli
Giuliano Bertarelli mostra subito di essere in giornata di grazia, e continuerà ad essere, insieme a Gola, una autentica spina nel fianco della difesa rossoblù fino alla fine. Dopo pochissimi minuti di gioco va già in gol, su azione seguente a calcio d’angolo. L’assist di testa è dell’avanzato Pagani, la sua perentoria mezza girata non lascia scampo a Isetto, e alla sua imbattibilità, che si ferma così a 479 minuti. Un pomeriggio molto impegnativo aspetta l’estremo difensore rossoblù, che verrà spesso chiamato agli straordinari per sventare il bombardamento incessante a cui è sottoposto. L’Ascoli non si sbilancia ovviamente, ma con fiammate di gioco improvvise si presenta pericolosamente, più volte, alla conclusione. Poco prima della mezzora l’arbitro annulla un eurogol di Steno Gola per fuori gioco di posizione dello stesso Bertarelli. La Samb prova ad alleggerire la pressione nella sua metà campo, e si fa vedere in avanti dopo la mezzora, quando un insidioso colpo di testa di Carnevali viene neutralizzato da Masoni. Si tratta solo di un episodio, perchè l’Ascoli è completamente padrona del campo, e i suoi sostenitori si spellano le mani ad applaudire ogni bella azione offensiva. Stessa musica nella ripresa. Isetto salva ancora da campione su conclusioni di Vezzoso, Campanini ed ancora dello scatenato Bertarelli, mentre sull’altro fronte Masoni si guadagna anche lui gli applausi sventando un bel colpo di testa di Piccoli.
Cecchì Tempera con i figli allo stadio negli anni 70
La schiacciante superiorità bianconera si concretizza, definitivamente, nel finale. Giuliano Bertarelli mette la cornice alla giornata, alla partita, la più bella, forse, della sua carriera con la maglia dell’Ascoli, e al derby del Piceno numero 22 del dopoguerra, a tre minuti dalla fine. Un’altra bomba di Steno Gola dal limite, Isetto è ancora bravo ad opporsi, ma non può trattenere tutta la potenza della conclusione. Sul pallone si avventa Bertarelli, che ribadisce prepotentemente in gol. Lo stadio sembra esplodere di entusiasmo. La lunga corsa del giocatore, a raccogliere l’interminabile ovazione che il pubblico gli tributa, è liberatrice. Le braccia levate al cielo hanno il sapore di una esultanza mistica, di una apoteosi attesa troppo a lungo dal popolo bianconero nel suo stadio, che, gremitissimo in tutti i settori, ribolle letteralmente di entusiasmo. I tifosi lo osannano. Almeno per quel giorno Giuliano Bertarelli ruba la scena al suo compagno di attacco, il capitano, il più grande e celebrato realizzatore, ancora oggi, nella storia del club ascolano.
Renato Campanini compagno di attacco nell’Ascoli di quegli anni
Il goleador per antonomasia, Renato Campanini. Faccia da gol. Che in maglia bianconera giocherà 184 partite segnando 74 gol. Un autentico mito per gli sportivi ascolani, nonostante i suoi trascorsi in maglia rossoblù. «Io Renato l’ho sempre invidiato – confessa Giuliano – era talmente furbo in campo, che i tifosi lo chiamavano la faina. Io mi spolmonavo a correre per costruire e lui, molto spesso, raccoglieva i frutti finalizzando. E’ un talento anche quello. Lo riconosco. Farsi trovare al punto giusto nel momento giusto, saper sfruttare ogni più piccola indecisione del portiere o dei difensori. Lui era sempre in agguato, con un fiuto invidiabile per come si sarebbe potuta sviluppare ogni azione di gioco».
La vittoria nel derby e il concomitante pareggio del Parma a Imola, permettono all’Ascoli di portare a quattro punti di distacco sugli emiliani. La Samb resta quarta in classifica, nove punti più sotto. I bianconeri, che viaggiano col vento in poppa, sono ormai irraggiungibili per tutti. E’ una giornata da ricordare. A poche decine di metri dalla casa di Bertarelli, a Castagneti, prima periferia industrializzata di Ascoli, a fianco del bar-alimentari Brugni, abituale ritrovo dei tifosi della zona, abita anche Emidio, Mimì, Tempera. Con il fratello Francesco, Cecchì, lavora nell’azienda di famiglia le rinomate olive verdi ascolane. Mimì, come il fratello, è un tifoso sfegatato dell’Ascoli, che ha seguito spesso, anche in trasferta, nonostante le soddisfazioni raccolte, nei tanti anni precedenti, fossero state davvero ben poche. E le umiliazioni patite, alle forche caudine sambenedettesi, sulla strada statale Adriatica, al ritorno, tante. E’ per questo motivo che ora, in un anno veramente d’oro per l’Ascoli, a Mimì quella vittoria sulla Samb regala una gioia ancora più grande.
L’esultanza di Giuliano Bertarelli dopo il suo secondo gol nel derby contro la Sambenedettese
Il lunedì, dopo quel derby, di prima mattina, con un gran bel fusto di vetro pieno delle sue olive verdi più belle in mano, Mimì Tempera suona alla porta di Bertarelli. Vuole fargli personalmente un regalo per quella sua doppietta, che è valsa la grandissima soddisfazione di battere la Samb nel derby. Dopo decenni, come detto, di delusioni, ed umiliante inferiorità, patite. Giuliano accetta volentieri, e vorrebbe ricambiare la gentilezza, ma in casa non ha una maglia da regalargli. Certi usi, e il merchandising sportivo, che speculerà sulla passione dei tifosi, sono ancora di là da venire. Rovistando febbrilmente nel suo borsone trova solo un calzettone da gioco. Uno di quelli della muta da gioco ufficiale, bianco, con tre righe nere sul risvolto sotto il ginocchio. Lo autografa con un pennarello e lo regala a Mimì.
Quel calzettone autografato da Bertarelli è rimasto per più di dieci anni appeso disteso, fissato con due chiodini al muro del laboratorio Olive Tempera di Mimì e Cecchì a Castagneti. Come una reliquia sacra, una sorta di ex voto per grazia ricevuta. Un feticcio oggetto di mistica devozione per tutti i tifosi che entravano lì dentro solo per venerarlo. Il bar Brugni, lì accanto, con i super tifosi Luigi e Maria Adele, Pupa, Brugni, i figli dei titolari Annibale e Silene, è infatti ritrovo, come detto, abituale per i tifosi della zona e tanti altri che lavorano nella vicina prima zona industriale cittadina. Un bar, e un club, quello dei Fedelissimi Castagneti, che sarà sempre in prima fila, negli anni successivi, nell’organizzazione di pullman per seguire la squadra in trasferta. Chi c’è ancora, fra quei vecchi tifosi di allora, dopo mezzo secolo, se lo ricorda ancora quel calzettone appeso nel laboratorio da Tempera. Si ricorda bene quel derby. E quella entusiasmante doppietta segnata alla Sambenedettese da Giuliano Bertarelli.
Giuliano Bertarelli al “Del Duca”
La sonora vittoria in quel derby chiude i conti con la Sambenedettese, che sarà comunque terza a fine campionato. Tre mesi dopo, domenica 28 maggio 1972, l’Ascoli li chiuderà anche con il Parma. Nella gara di ritorno, laverà abbondantemente l’onta della sconfitta patita all’andata, rifilando ai biancoscudati un sonoro 4-0. Una vittoria storica, che varrà ai marchigiani la certezza matematica della loro prima promozione in serie B con tre giornate di anticipo. Un traguardo già tagliato dalla grande Sambenedettese di Domenico Roncarolo sedici anni prima. Il Piceno ritorna nella serie cadetta dopo nove anni. Tanti ne sono passati infatti dalla retrocessione della Samb, giunta alla fine della stagione 62/63. Un cambio della leadership calcistica provinciale, e regionale, che non conoscerà più alternanze.
(continua)
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