di Andrea Ferretti
Falso ideologico commesso da pubblico ufficiale, peculato, tentata truffa. Sono i tre reati di cui deve rispondere il dottor Giuseppe Rossi, il 67enne medico ascolano arrestato martedì scorso 4 gennaio dai Carabinieri nell’ambito dell’operazione “Green Pack” che ha portato alla luce la vicenda dei green pass falsi rilasciati dopo dosi di vaccino mai fatte dai possessori della certificazione verde. Numeri che, secondo le accuse, raccontano di 150 vaccinazioni falsamente attestate e di 73 green pass rilasciati dal Ministero della Salute.
Per il reato di falso ideologico commesso da pubblico ufficiale si rischia una condanna che va da 3 a 10 anni. Per quello di peculato da 4 a 10 anni e mezzo. Per quello di tentata truffa da 1 a 5 anni. Il dottor Rossi è difeso dagli avvocati Lavinia Tarli (che sarà presente all’interrogatorio) e Umberto Gramenzi.
Falso ideologico commesso da privato è invece il reato di cui deve rispondere alla giustizia l’impiegato ascolano di 59 anni che è stato posto agli arresti domiciliari, mentre il medico si trova nel carcere anconetano di Montacuto. Un reato per cui si rischia una condanna da 1 a 6 anni. L’uomo è difeso dall’avvocato Stefano Pierantozzi.
Per entrambi domani mattina, venerdì 7 gennaio, è previsto l’interrogatorio di garanzia da parte del giudice per le indagini preliminari (gip) del Tribunale di Ascoli, Annalisa Giusti. Cioè il giudice che ha accolto le richieste della Procura della Repubblica, nella persona del procuratore capo Umberto Monti, il quale ha raccolto gli elementi che ha ritenuto sufficienti a far scattare il blitz messo in atto dai Carabinieri all’alba di martedì.
Alle 10,45 verrà sentito in Tribunale l’ascolano che si trova ai domiciliari. Poi, alle 11,45, in videoconferenza, il dottor Rossi che è rinchiuso nel carcere anconetano di Montacuto.
Entrambi, comunque, non resteranno agli arresti per pochi giorni, visto che l’ordinanza è valida quaranta giorni per il pericolo di inquinamento delle prove.
Queste sono ore febbrili non solo per le due persone raggiunte dall’ordinanza di custodia cautelare, ma anche per le altre 72 persone entrate (e trovate) in possesso di falsi green pass. Sono tutte indagate, e a 15 di loro i Carabinieri hanno anche sequestrato il telefono cellulare.
Giorni di gran lavoro dunque per diversi avvocati di Ascoli e del circondario, ai quali si sono ovviamente rivolti tutti gli indagati. Alcuni dei quali, oltre a correre rischi di natura penale, se sono dipendenti dovranno fare i conti anche con i titolari dei luoghi di lavoro dove si sono presentati esibendo certificazioni verdi taroccate.
Pedinamenti, appostamenti, riprese video, fotografie e intercettazioni sono alcune delle attività svolte dai Carabinieri del Comando provinciale di Ascoli dal mese di settembre. La caccia di riscontri e prove, consegnati poi in Procura, da parte dei militari sono andati avanti per quattro mesi. Tra questi anche il ritrovamento di alcune siringhe, vuote, gettate nei cassonetti dei rifiuti.
A proposito delle dosi di vaccino che risultavano inoculate, per la maggior parte si trattata di prime e seconde dosi, ma in quattro casi anche di terze dosi. Dosi che, una volta prelevate, dovevano essere inoculate entro sei ore. Ma secondo l’ipotesi accusatoria questo non avveniva.
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