Vaccini bluff, l’infermiere confessa: «Sono pentito, ho ricevuto pressioni, gli organizzatori sono altri»

MAXI INCHIESTA - Emanuele Luchetti nel corso dell'interrogatorio di garanzia ha detto di essere solo un anello della catena. Il legale: «E' stato coinvolto in un meccanismo che ha stravolto la sua personalità». A fingere la somministrazione delle dosi dietro a pagamento sarebbe stato spinto da problemi economici. Sentita anche una delle quattro persone finite ai domiciliari, che si è però avvalsa della facoltà di non rispondere. L'indagine prosegue: in corso di dientificazione altre venti persone
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Un video realizzato dalla Polizia nel corso dell’indagine su una delle presunte finte somministrazioni di vaccino

«Sono pentito, mi rendo conto dei miei errori. Ma sono solo un anello della catena, non certo l’organizzatore». E’, in sintesi, quanto detto nell’interrogatorio di garanzia da Emanuele Luchetti, l’infermiere 50enne arrestato dalla Squadra Mobile nella maxi inchiesta sui vaccini bluff esplosa ad Ancona.

Le accuse: falso, peculato e corruzione. Almeno una sessantina, dicono gli inquirenti, le dosi non inoculate e gettate nel cestino dei rifiuti, all’hub “Paolinelli” di Ancona, nelle prime tre settimane di dicembre, periodo monitorato dagli investigatori. L’interrogatorio si è tenuto questa mattina nel carcere di Montacuto, dove l’operatore sanitario si trova dallo scorso lunedì. E’ durato poco più di un’ora. Luchetti, difeso dall’avvocato Marta Balestra, non si è sottratto alle domande del giudice Carlo Masini, firmatario dell’ordinanza che comprende ben cinquanta indagati.

 

L’infermiere ha riferito di «aver ceduto alle pressioni ricevute da coloro i quali hanno messo in piedi questo meccanismo», spinto anche da problemi economici.

«Un meccanismo nel quale si è trovato così tanto coinvolto da stravolgere quella che in realtà è la sua personalità» ha detto l’avvocato Marta Balestra che ancora non ha chiesto alcuna modifica alla massima misura cautelare, essendo ancora in corso le indagini della Squadra Mobile. Ci sarebbe stato un «blackout» nella mente di Luchetti. Ed ha aggiunto: «E’ dimostrato che quando poi un medico si è reso fintamente disponibile, gli episodi hanno subìto un incremento, in quanto Luchetti si è sentito appoggiato».

E’ stato proprio il medico, che poi si è finto suo complice, a denunciare Luchetti non appena accortosi di quanto accadeva.

Sempre oggi è stato interrogato, in videoconferenza, anche uno dei quattro presunti intermediari finiti tutti ai domiciliari. Si è avvalso della facoltà di non rispondere. La prossima settimana si svolgeranno gli interrogatori degli altri tre.

Le indagini proseguono. Gli inquirenti avrebbero posto attenzione sulla posizione di altre venti persone che sono in corso di identificazione e che potrebbero andare ad allungare la lunga lista degli indagati.


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