di Andrea Ferretti
Uno resta in carcere. L’altro, che sta ai domiciliari, chiederà che al termine della detenzione non scatti il divieto di dimora ad Ascoli. Sono il dottor Giuseppe Rossi di 67 anni e l’impiegato ascolano di 59, i due arrestati il 4 gennaio dai Carabinieri nell’ambito dell’Operazione Green Pack.
Rigettata dal Tribunale della Libertà la richiesta di scarcerazione presentata dai legali di Rossi, che resta nel carcere anconetano di Montacuto. L’avevano avanzata gli avvocati Umberto Gramenzi (presente accanto a lui nel carcere di Montacuto durante la video-udienza) e Lavinia Tarli.
Nell’ordinanza di arresto, firmata dal gip Annalisa Giusti del Tribunale di Ascoli, erano stati stabiliti quaranta giorni di detenzione per pericolo di inquinamento prove. Gli avvocati hanno chiesto i domiciliari una ventina di giorni prima della scadenza di quel termine, anche se non è escluso che la detenzione in carcere possa durare oltre.
Rossi, nel frattempo sospeso dall’Ordine dei Medici, è accusato dalla Procura di Ascoli di falso ideologico commesso da pubblico ufficiale, peculato e tentata truffa. La storia, sempre secondo l’accusa, è quella dei vaccini mai fatti a persone che erano però entrate in possesso del green pass.
Le persone indagate sono 73. Tra queste c’è l’impiegato ascolano di 59 anni, posto ai domiciliari per un periodo di quaranta giorni dopo di che, come scritto nell’ordinanza del gip, nei suoi confronti scatta il divieto di dimora ad Ascoli. Ma l’avvocato Stefano Pierantozzi è pronto a presentare istanza contro la decisione presa nei confronti del suo assistito di non poter dimorare in città.
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