di Federico Ameli
Tra i progetti dedicati alla nuova vita del quartiere Casette, la disponibilità dei fondi del Pnrr e l’opportunità di dare un nuovo volto a Via Scirola e al comparto urbanistico che ad oggi rappresenta il cuore pulsante della parte bassa del paese, da qualche settimana a questa parte a Castel di Lama la riqualificazione urbana è diventato il tema principale del dibattito politico locale.
Con la comunità chiamata a esprimersi sul futuro di una delle aree più frequentate del paese – se ne discuterà approfonditamente nel corso di un incontro pubblico in programma la prossima settimana – il professor Giuseppe Marucci, esperto e cultore di storia locale, coglie l’occasione per ripercorrere le vicende che hanno caratterizzato via Scirola e Piazza Gramsci, due elementi cardine nel tessuto urbanistico e sociale lamense al centro di una significativa e interessante evoluzione storica.
Facendo luce sulla storia più o meno recente del cuore pulsante di Villa Sant’Antonio, la ricostruzione del professor Marucci si propone di fornire spunti di riflessione utili in vista di un futuro intervento di riqualificazione urbana dedicato a quella stessa area del paese.
«Partiamo da lontano – esordisce Marucci – da un bellissimo catasto del 1782, meno noto del Catasto Gregoriano dei primi dell’800. Tra le contrade denominate compare la contrada Scirola, a volte detta Sirola, esattamente posizionata nell’area in cui sorge l’attuale via Scirola.
Un toponimo antico, da preservare prendendo in considerazione l’ipotesi di aggiungere la dicitura “antica contrada fin dal XVIII secolo” sulla nuova targa apposta al termine dei lavori. Sul significato del nome Scirola, invece, al momento non sono emersi elementi sufficienti, ma la sfida della ricerca è aperta a tutti».
Bisognerà però attendere ancora qualche secolo per l’entrata in scena del “giallo urbanistico” che segna il destino di via Scirola e piazza Gramsci.
«Siamo negli anni ’60 – prosegue il professor Marucci – quando ormai diversi giovani lamensi studiavano nelle università delle città italiane e si ritrovavano in paese come gli amici. In quell’epoca le piazze in cui studiavano erano calde e piene di fermento, mentre Castel di Lama appariva impermeabile a tutto questo».
Si avvertiva, insomma, l’esigenza di una piazza in grado di ospitare e dar voce alle nuove istanze della cittadinanza.
«Una piazza in cui ritrovarsi, incontrarsi, discutere, manifestare, divertirsi. I libri di storia di Castel di Lama non erano stati ancora pubblicati, il Comune non aveva ancora uno stemma proprio. La mancanza di identità civica sembrava permeare la vita dei suoi cittadini quasi ineluttabilmente.
Fu così che si cominciò a riflettere sul fatto che “creare urbanisticamente una piazza” avesse potuto aiutare a risolvere il problema. Si pensò allora all’area detta anticamente Scirola e tutta la piazza avrebbe dovuto essere chiamata, da uno degli amici studenti diventato poi sindaco, Piazza Gramsci, una sorta di piazza della cultura.
Ma per una oscura trama del destino lamense, votato alla “divisione tra le frazioni e le fazioni”, la nuova piazza Gramsci con accanto via Scirola si trasformò in un tessuto di aiuole parallele – continua Marucci – che invitavano a transitare più che a fermarsi, passeggiare e dar vita a crocicchi di persone, famiglie, bambini, che ben presto vennero sostituite da macchine parcheggiate.
Per questo motivo, eliminare qualche aiuola parallela di troppo, anche se tardivamente, potrebbe risultare salutare».
In attesa di prendere una decisione, piazza Gramsci non sta certo vivendo i suoi anni migliori.
«La grande piazza diventata ormai parcheggio cominciò a perdere anche la sua denominazione nell’assegnazione dei numeri civici ai proprietari di appartamenti ed esercizi commerciali – afferma Marucci – confluendo in una sorta di via Scirola “allargata”. Oggi sembra non esserci nemmeno una targa e non è semplice rintracciarla su Google Maps.
In conclusione, sarebbe opportuno che d’ora in poi si parlasse di sistemazione di Via Scirola e dell’adiacente Piazza Gramsci, pur ridimensionata, e che venisse posto un argine in generale ai parcheggi di auto nei luoghi destinati ad essere piazza, dotandoli magari di una bella fontana al centro con dei sedili intorno».
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