di Claudio Felicetti
Acque agitate nel Piceno. Alcuni torrenti diventati torbidi e puzzolenti, un depuratore che emana miasmi stomachevoli, un secondo malfunzionante, gestori e proprietari degli impianti che finiscono davanti ai giudici: questo il quadro desolante dei sistemi di depurazione nel nostro territorio. Senza dimenticare i rischi per l’equilibrio dell’ecosistema locale e per la salute dei residenti. E nello stesso giorno in cui, forse per la prima volta, il Ministero della Transizione ecologica invia addirittura uno suo alto rappresentante in Prefettura per capire perché finora nessuno abbia mosso un dito per salvare il Tesino, Ciip e Consind continuano il plateale braccio di ferro sul famigerato depuratore consortile di Campolungo, quello delle puzze insopportabili.
Ma siccome i problemi prima o poi vengono a galla, proprio stamane al Tribunale di Ascoli si è tenuta la prima udienza del processo a carico di Ciip e Picena Depur, proprietario e gestore dell’impianto, a seguito degli esposti dei tre consiglieri comunali della lista “Obiettivi comuni per Offida” relativi alla presunta irregolarità degli scarichi provenienti dal depuratore di Santa Maria Goretti. Il processo è stato rinviato al 15 luglio prossimo per legittimo impedimento di un imputato. Rinviato al 29 marzo prossimo, per il medesimo motivo, anche quello sui miasmi del depuratore di Campolungo, la cui prima udienza si è svolta il 15 febbraio scorso.
Insomma, una situazione generale preoccupante, con risvolti incredibili e paradossali, che chiama in causa tutti i soggetti implicati, pubblici e privati, controllori e controllati, e li mette di fronte alle proprie responsabilità.
L’allarmante e perdurante caso dell’intorbidamento delle acque del torrente Tesino a valle del depuratore, probabilmente sottovalutato da troppo tempo, è finito all’attenzione anche del sottosegretario del Ministero della Transizione ecologica, l’onorevole Ilaria Fontana, che dopo aver esaminato attentamente la corposa documentazione inviata dai tre consiglieri comunali offidani Eliano D’Angelo, Piergiorgio Piccinini e Isabella Stracci, ha deciso di approfondire la faccenda inviando in città nientemeno che l’ammiraglio Aurelio Caligiore, capo del Reparto ambientale marino.
Alla riunione di ieri in Prefettura con il rappresentante del Ministero erano presenti i referenti di Provincia, Ato acque, Ciip e Comune di Offida. Atteso nelle prossime ore un provvedimento che certamente metterà un punto fermo sulla questione, dopo anni di colpevole inerzia.
Numerose, e ripetute nel tempo, sono state le segnalazioni di D’Angelo, a Carabinieri ed Enti di controllo preposti alla tutela del torrente, sullo stranissimo fenomeno della colorazione nerastra e puzzolente dell’acqua a valle del depuratore.
«Sversamenti che vanno avanti dal 2012 – dichiarava ai Carabinieri D’Angelo nel novembre scorso – come documentato dai risultati delle analisi dell’Arpam, con ben 34 sanzioni (diverse già contestate) a carico di Piceno Consind, Ciip e Picena Depur comminate da Arpam, Carabinieri Forestali e Capitaneria di Porto nel periodo che va dal 2012 fino al giugno 2021».
«Tutti conoscevano da anni questa situazione – il commento amaro di D’Angelo – ma nessuno ha mosso un dito, e questo è molto grave. Ma noi andremo avanti con un’altra denuncia e se si arriverà a un nuovo processo, ci costituiremo parte civile».
Nell’ultimo esposto alla Procura della Repubblica, i tre consiglieri comunali avevano presentato un dettagliato dossier chiedendo infine di accertare «se il depuratore, in base al progetto approvato, sia idoneo a trattare adeguatamente la quantità e la qualità dei reflui previsti in entrata al medesimo depuratore, ovvero se lo stesso sia sottodimensionato e/o inidoneo a garantire che i reflui in uscita siano conformi ai parametri richiesti dalla legge e dall’autorizzazione; se l’attività di gestione e manutenzione dell’impianto sia stata svolta, negli anni, in conformità a quanto richiesto dalla predetta autorizzazione e dagli obblighi convenzionali; quali misure tecniche, gestionali e amministrative siano state adottate dall’Autorità d’Ambito, dalla Ciip, dalla Picena Depur e dalla Provincia di Ascoli a fronte dei reiterati superamenti dei valori-limite previsti per lo scarico nel fiume Tesino e se le stesse siano state tempestive ed adeguate ovvero, in caso contrario, quali misure debbano essere ancora oggi adottate».
Intanto, sempre ieri, al depuratore di Campolungo, la cui proprietà secondo la Ciip dal prossimo primo aprile dovrebbe passare di mano, sono dovuti intervenire i Carabinieri di Castel di Lama per calmare gli animi. A quanto pare, i tecnici della Ciip, che erano andati per un colloquio con i dipendenti di Picena Depur, sono stati stoppati all’ingresso dell’impianto da due addetti alla sicurezza. Stesso copione oggi, con i dirigenti Consind molto irritati.
Episodi che la dicono lunga sui rapporti conflittuali tra Ciip e Consorzio (che hanno gli stessi Comuni come soci), alle prese con un lungo braccio di ferro sul trasferimento dell’impianto. Da mesi è avviata una trattativa per il passaggio del depuratore alla Ciip, anche se Piceno Consind preferirebbe tenerlo ancora, in modo da non privare il già critico bilancio di una entrata determinante. In cambio proporrebbe servizi aggiuntivi.
Visti i debiti accumulati in passato, che pesano ancora sull’ente nonostante l’enorme sforzo per ridurli da parte delle due ultime gestioni, una eventuale cessione potrebbe infatti portare alla liquidazione dell’ente presieduto da Domenico Procaccini, con gravi ripercussioni sui bilanci dei Comuni-soci, costretti a coprire i debiti in quota parte. Insomma, gli stessi Comuni, soci di entrambi, potrebbero valutare i pro e i contro di tale operazione e arrivare a una sorta di accordo soddisfacente per tutti. In caso contrario, non è da escludere una sanguinosa guerra legale. Nel frattempo, a giugno, scadono i vertici di Ato acque e Ciip, per cui è possibile anche ipotizzare una tregua in attesa dei nuovi CdA.
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